FYI.

This story is over 5 years old.

Macro

Ecco perché le compagnie aeree sono così sadiche nei nostri confronti

Negli ultimi dieci anni i viaggi in aereo sono diventati sempre più scomodi e alle compagnie aeree sembra non importare nulla del benessere dei passeggeri. Solo che non si tratta di un caso, ma di un modello economico vincente.

Foto via Flickr

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

A meno di non possedere un jet privato, volare non è un'esperienza piacevole. I controlli di sicurezza sono sempre più invasivi, il peso del bagaglio a mano e lo spettro del costosissimo imbarco in stiva generano paranoie, le spiegazioni di sicurezza prima del volo sembrano pensate apposta per incutere terrore, i braccioli sono teatro di lotte senza quartiere e la condivisione forzata degli spazi causa crampi alle gambe ed esaurimenti nervosi. Insomma, viaggiare in aereo è diventata un'esperienza frustrante, irritante e disagevole. Ma perché?

Pubblicità

Alle compagnie aeree sembra non importare nulla del benessere dei loro passeggeri. Negli ultimi decenni, infatti, il livello del servizio si è abbassato in modo abbastanza uniforme e persino le compagnie più votate a mantenere standard qualitativi elevati a un prezzo mediamente accessibile—come la statunitense JetBlue—sono dovute tornare sui loro passi. Oggi, sulle quattro principali compagnie aeree americane, il sedile più spazioso che si può prenotare è più stretto del peggior posto disponibile in classe economica negli anni Novanta.

Per cui non si tratta di una tendenza che interessa solo le compagnie low-cost o i voli interni. Secondo il Wall Street Journal, il restringimento delle dimensioni dei sedili ha toccato tutti i voli, anche quelli a lungo raggio e intercontinentali. Ma non finisce qui: già qualche tempo fa Michael O'Leary—fondatore e CEO di Ryanair—ha proposto di introdurre i posti in piedi; mentre di recente Airbus, gigante europeo tra i costruttori di aeroplani, ha annunciato l'introduzione a partire dal 2017 di un nuovo sedile per ogni fila degli A380 in produzione, restringendo gli spazi e aumentando il numero di passeggeri per aereo.

Airbus intende creare anche un'ulteriore classe di viaggio chiamata "Choice"—una sorta di classe economica con ancora meno servizi e ancora meno costosa. Anche American Airlines ha deciso di chiamare "Your choice" i propri biglietti meno costosi, con l'intenzione di rendere "l'esperienza di viaggio più conveniente, flessibile e personalizzata."

Pubblicità

È proprio questo il cuore di questo modello: il viaggiatore risparmia sul biglietto e paga decine o centinaia di euro qualsiasi altro servizio scelga di utilizzare, che si tratti di un sedile più spazioso, di un pasto durante il volo, dell'imbarco veloce o del bagaglio in stiva. È un modello che funziona, e che in pochi anni ha cambiato completamente il modo di fare soldi di tutte le principali compagnie aeree. Secondo uno studio del 2013 condotto dall'agenzia di consulenze irlandese IdeaWorks, le 59 compagnie aeree (su 114 totali) che hanno pubblicato in dettaglio i propri risultati finanziari hanno guadagnato di più da questi costi aggiuntivi che dalla vendita diretta dei biglietti. Inoltre, tra il 2007 e il 2013, le prime dieci compagnie aeree mondiali hanno decuplicato gli introiti derivanti da queste fonti, passati da due a 20 miliardi di dollari. In totale, le 59 compagnie analizzate incassano ogni anno circa 31 miliardi di dollari in questo modo.

Ma c'è un trucco—ed è un trucco molto semplice. Perché i passeggeri siano spinti ad acquistare questi servizi aggiuntivi, occorre che i servizi di base siano abbastanza scadenti da far sorgere il bisogno di pagare a parte dei generi di conforto una volta compresi nel prezzo del biglietto. Il New Yorker ha definito questa strategia "infelicità calcolata" ed è il motivo per cui le compagnie aeree sembrano così sadiche nei confronti dei loro stessi clienti, creando le condizioni perché i viaggi in classe economica, soprattutto quelli sulle lunghe distanze, diventassero un'esperienza intollerabile.

Pubblicità

Eppure a fare i maggiori profitti sono proprio le compagnie più criticate per la scarsa qualità dei loro servizi, come Ryanair in Europa o Spirit Airlines negli Stati Uniti. Al contrario di compagnie che fanno della qualità del servizio la loro bandiera, come Virgin American o la stessa JetBlue.

Secondo Bloomberg, nell'ultimo quindicennio alcune tra le principali compagnie aeree americane, come Delta, United e American Airlines, hanno avuto margini di profitto tra il 3 e l'8 percento, e in alcuni anni sono state addirittura in perdita. Così, "l'unico modo che hanno per fare più soldi è avere più voli, più posti disponibili e più passeggeri: il risultato è quella spiacevole sensazione da carro bestiame. Ma, al contrario del bestiame, noi abbiamo la nostra fetta di responsabilità: in fondo, la ragione per cui le compagnie aeree ci stipano in sedili minuscoli e ci fanno pagare un sovrapprezzo per qualsiasi cosa è che decidiamo quali voli comprare sulla base di una sola variabile: il prezzo del biglietto. Per avere più clienti, le compagnie aeree devono offrire il prezzo più basso possibile."

Insomma, se volare stipati come bestie, con i crampi alle gambe e lo stomaco vuoto ci infastidisse davvero potremmo semplicemente decidere di spendere un po' di più e premiare quelle compagnie che, ancora oggi, offrono servizi relativamente migliori. Ma non lo facciamo.

Ed è per questo che Christopher Emerson, vicepresidente di Airbus, è convinto che la scelta della compagnia di aggiungere dei posti e una classe di viaggio ancora meno costosa porterà risultati estremamente positivi, e permetterà all'azienda di raddoppiare il suo tasso di crescita nei prossimi 15 anni. Anche perché, a volte, sono sufficienti qualche salatino e qualche vecchio film per distrarre i passeggeri dalla scomodità dei viaggi. "Con cibo e televisione la gente rimane ipnotizzata," ha detto al Wall Street Journal, Tim Clark, presidente di Emirates.

Insomma: siamo noi a scegliere e scegliamo di soffrire. Buon viaggio.

Thumbnail via Wikimedia Commons. Segui Nicolò su Twitter