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Macro

Giocare ai videogiochi per lavoro non è divertente come pensate

Per molti, alzarsi, accendere la console/il computer e attaccarsi a un videogioco sono le tre azioni principali di un sabato perfetto. Per un tester, invece, sono tre azioni di una giornata qualunque.

Foto via Flickr/

Tim O'Bryan

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

Per molti, alzarsi, accendere la console/il computer e attaccarsi a un videogioco costituiscono le tre azioni principali di un sabato perfetto. Per un tester, invece, sono tre azioni di una giornata qualunque. Per capire qualcosa di più su questa professione abbiamo contattato due persone che per lavoro passano intere giornate ad analizzare ogni possibile azione di gioco.

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VICE: Vi guadagnate da vivere passando tutta la giornata a giocare ai videogiochi. Un lavoro perfetto, no?
Link: È impegnativo, ma anche gratificante. A volte hai la sensazione di giocarci per svago, ma subito dopo ti ricordi che è il tuo lavoro. Di norma il nostro compito è analizzare ogni elemento di gioco da tutti i punti di vista possibili per vedere se regge tutto. È una cosa che ti occupa un sacco di tempo e richiede molta pazienza. Mi è capitato di passare anche una giornata e mezza semplicemente a far fare avanti e indietro al mio personaggio in uno spazio minuscolo, su richiesta degli sviluppatori, per far crashare il gioco. In più quando si avvicina l'uscita del gioco capita spesso di fare gli straordinari.
Mario: Dipende dal gioco che sto seguendo, dai miei superiori, dal team e dal cliente. La cosa importante è ricordare che un tester non gioca ai videogiochi, li testa. Ovviamente all'inizio quando ricevi l'ultimo Batman o GTA sei contento. Ma in 18 mesi finisci per annoiarti. Detto ciò, resta comunque un lavoro coi suoi privilegi.

Vi pagano bene?
M: Dipende. Inoltre capita anche di doverci passare intere giornate senza mai staccarsi dallo schermo. Alcuni preferiscono conservare un minimo di vita sociale, ma altri non hanno scelta. Non staccano mai e per due o tre mesi mettono in pausa la loro vita. Nella maggior parte dei casi, comunque, lo stipendio è proporzionato alla fatica fatta.

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Potete descriverci in poche parole il processo attraverso cui un gioco viene testato?
L: Dipende dai bisogni e dalle disponibilità finanziarie del cliente, oltre che dal tipo di gioco. Per i giochi open world, per esempio, funziona più o meno così: giri, provi tutto e cerchi gli eventuali errori, sempre osservando con attenzione le luci e la qualità delle immagini. A volte crei decine di situazioni, combinazioni di armi o veicoli di ogni tipo, e sistematicamente devi selezionare tutti gli elementi a tua disposizione per verificare che funzionino.
M: Ci sono test che durano anche un anno e mezzo, mentre magari altri ti prendono una giornata. Bisogna anche tenere presente che alcuni giochi vengono testati dopo l'uscita, e non sempre da un gruppo numeroso.

Ma non è una professione stressante?
L: A guardare certi colleghi con più esperienza, l'impressione è che siano effettivamente molto stressati. Personalmente però sono sempre entusiasta quando arriva un nuovo progetto.
M: Dopo un po' è normale che uno voglia fare carriera. Ma in questa professione è difficile, perché ci sono un certo numero di team leader e capi progetto a disposizione. Perciò tu devi accettare che di lì a breve non ci saranno promozioni. In più, come dicevo prima, dopo che passi uno o due mesi su uno stesso videogioco inizi a scoraggiarti.

Vi capita mai di giocare anche fuori dall'orario di lavoro, per piacere?
M: Cerco sempre di ritagliarmi un po' di tempo per giocare, è come tornare al mondo reale. Giocare dovrebbe essere un piacere, non un dovere. A volte però sono così stanco che non ci riesco. A forza di guardare lo schermo ti viene male agli occhi, per non parlare delle mani dopo che hai usato il joystick per tutto il giorno.
L: A me piacciono i giochi di strategia, gli sparatutto, i giochi di ruolo, e quelli di avventura. Ma i generi più vecchi spesso non sono adatti ai giochi di oggi. Prendi Deux Ex, è uno sparatutto, un gioco di ruolo e un gioco stealth. Tornando a noi, comunque: dipende. Alcuni smettono di giocare per piacere non appena diventano tester.

Quando giocate per i fatti vostri rimanete comunque in modalità test?
M: Ovviamente abbiamo più facilità a individuare determinate cose. Nei giochi più grossi mi capita spesso di riscontrare degli errori piuttosto imbarazzanti nel salvataggio dei dati, ma alla maggior parte dei giocatori queste cose non interessano. Ad ogni modo, non sono di quelli che si mettono a mandare mail inviperite agli sviluppatori per dire che il loro videogioco fa schifo. Lascio che se la sbrighino da soli.

Com'è una giornata tipo in ufficio?
M: In generale è un ambiente mondo rilassato. Ovviamente quando si avvicinano le scadenze siamo tutti in ansia, ma nessuno viene sfruttato, ecco. Prima organizzavamo anche dei lan party in ufficio, dopo il lavoro, ma li hanno impediti dopo che una mattina hanno trovato una finestra rotta. Scorreva vodka a fiumi. Ora ci accontentiamo di qualche birra dopo l'ufficio, se capita.
L: Di solito ognuno è preso dalle sue cose, ma nei momenti di stallo in cui per esempio stiamo scaricando del materiale ci riuniamo in cucina, mangiamo, parliamo… Nel secondo turno e il venerdì l'ambiente si fa più rilassato, e noi ci lasciamo andare alle conversazioni più assurde.

Qualche caso di bug enormi su videogiochi che avete testato?
L: Una volta abbiamo ricevuto un videogioco co op. Tre giocatori avevano le schede grafiche Nvidia, e il quarto aveva una Radeon su cui i nemici non comparivano proprio. In pratica gli altri tre dovevano continuamente dare istruzioni al quarto, tipo "Spostati a destra! No, adesso a sinistra!"

Che consigli dareste a chi vuole intraprendere questa professione? Cosa serve?
M: Bisogna avere pazienza e spirito d'osservazione. Oltre che ovviamente un certo interesse per i videogiochi, anche se non devi necessariamente essere un fissato. E poi, serve una buona conoscenza dell'inglese. Bisogna saper lavorare in gruppo pur conservando una certa autonomia. Ah, bisogna saper mantenere la calma. È molto importante.
L: Avere esperienza coi videogiochi è un punto in più, ma non imprescindibile. Alcuni dei più bravi non sono giocatori accaniti; ma posso dirti chi non dovrebbe tentare la professione: chi pensa di farsi pagare per "giocare" per otto ore a un videogioco. Il punto è che c'è una bella differenza tra testare un gioco e giocarci. Prendere parte al processo creativo significa non poter godere appieno della normale esperienza di gioco.