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Attualità

Cosa succede quando diventi un meme

Cosa succede alla vita delle persone che loro malgrado diventano dei fenomeni virali? Abbiamo cercato di capirlo considerando le storie dietro alcuni dei meme più famosi in Italia, da Tia Sangermano a "può accompagnare solo".
meme

Foto via Facebook/Twitter In un mondo in cui tutto è merce, anche la nostra immagine è diventata qualcosa da controllare e gestire con attenzione. Ogni giorno, tramite tutto quello che facciamo, indirizziamo il giudizio degli altri e suggeriamo come interpretarci e definirci, tanto che persino la scelta di fregarsene della propria immagine è un modo come un altro di gestirla. In più, la pervasività dei social media ha reso sempre più sfumata la distinzione tra identità virtuale e identità reale—con l'unica differenza che su Internet le persone sono molto più stronze, e perdere il controllo sulla nostra immagine diventa estremamente semplice. Questo è vero soprattutto nel caso dei meme.

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Un meme nasce quando una rappresentazione viene decontestualizzata e utilizzata come mezzo di comunicazione non verbale. Non è importante di che cosa si tratta—se di una foto, di un video o di qualcos'altro. Quello che conta è che possa incasellarsi rapidamente dentro un linguaggio ben codificato e altrettanto rapidamente scomparire del tutto.

Ma, a quel punto, cosa succede alla vita delle persone a cui loro malgrado capita di diventare dei fenomeni virali? Abbiamo cercato di capirlo considerando le storie dietro alcuni dei meme più famosi in Italia. Per correttezza abbiamo deciso di considerare solo gli illustri sconosciuti passati alla storia per il fatto di essere diventati virali, escludendo così dalla lista i personaggi già famosi di loro e diventati poi dei meme—come Bersani che beve una birra da solo, Fassino che gioca a campo minato o Germano Mosconi.

William Solo

Circa due anni fa a Lugano si sono svolti gli Swiss Harley Days, una manifestazione dedicata alle Harley-Davidson. Un appuntamento che sarebbe passato del tutto inosservato se non fosse stato per i muscoli contratti, i tatuaggi tribali e l'abbinamento bandana-occhiali da sole di William Solo, uomo immagine della manifestazione reso celebre dal servizio di TeleTicino dedicato al motoraduno.

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Nel servizio, Solo viene intervistato e gli viene chiesto perché qualcuno dovrebbe scegliere una Harley. Lui sembra inizialmente in difficoltà, ma poi risponde con uno sconclusionato "non c'è tanto da vedere, con uno stile di moto così, solo un fisico così può accompagnare solo." Subito dopo, il video mostra la parata delle Harley-Davidson, durante la quale Solo cade dalla moto. Il contrasto è esilarante ed è il principale motivo della celebrità del video, che al momento ha più di 700 mila visualizzazioni. Come fa notare un utente in un commento: "A seguito di quella frase si è verificato uno squilibrio nel karma che ha fatto sussultare l'universo. Dopo è caduto."

William Solo, comunque, rimane un uomo degno di stima. Non solo perché nel video cade praticamente in piedi e risolleva una moto piuttosto pesante come se niente fosse, ma anche perché è riuscito a sfruttare la vicenda a suo vantaggio, pur avendo dichiarato che "di dati non è che ci capisco tanto, non sono amante della rete e non ne capisco di queste cose qua." Infatti ha creato il brand Può Accompagnare Solo e ha fondato un'etichetta discografica—che però ha prodotto finora un solo singolo house, nel 2013, che è un remix dell'intervista che l'ha reso famoso.

"Sì, un po' mi ha cambiato la vita, però devo prenderla per com'è," ha detto Solo parlando del suo successo virale in un'intervista a TeleTicino, prima di acconsentire a togliersi la maglietta davanti alle telecamere.

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Tia Sangermano

Lo scorso primo maggio, durante gli scontri del corteo No Expo a Milano, Tgcom ha intervistato un giovane presunto manifestante in stato vistosamente alterato. A causa delle risposte vaghe e qualunquiste del ragazzo—spacciato per una specie di black bloc—l'intervista è diventata subito virale, trasformandolo nel capro espiatorio perfetto per far passare in secondo piano qualsiasi commento sensato sui fatti di Milano.

Ma al di là dell'attenzione negativa dedicatagli dalla stampa, è sui social network che Mattia "Tia" Sangermano—questo il nome del ragazzo—è stato più ridicolizzato. Nel giro di poche ore sono comparse pagine dedicate esclusivamente a prenderlo in giro, parodie e addirittura una finta campagna della Durex. La sua frase, "Cioè la banca è l'emblema, se non dò fuoco alla banca sono un coglione," è diventata un vero e proprio mantra che, insieme ai commenti sulla ragazza che si era fatta fotografare vicino a un'auto in fiamme, ha dominato le battute sui fatti di quei giorni e che tuttora continua a essere utilizzata nelle sue infinite varianti.

Il Piccolo Lucio

Con oltre 12 milioni di visualizzazioni, il piccolo Lucio è in assoluto il peso massimo dei video virali italiani. La sua canzone "A me me piac a Nutella" è comparsa su YouTube nel 2011, quando Lucio aveva meno di dieci anni. Napoli ha una grande tradizione di cantanti bambini, ma il piccolo Lucio è stato il primo a fare il botto, sfondando il muro dei 10 milioni di visualizzazioni e facendo della musica il suo lavoro quando ancora andava alle elementari.

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Da allora, Lucio si è sottoposto a tutto quello a cui una star di YouTube deve sottoporsi, dall'immancabile intervista con Diprè ai remix. Negli ultimi tempi non è rimasto indifferente all'esplosione del rap in Italia, a cui han contribuito con il brano "Per amore"—anche se nel video non sembra essere troppo a suo agio. Comunque sia, si può dire che la sua vita sia decisamente cambiata dopo il successo virale del suo primo video: nessuno lo avrebbe messo a fare video rap se non avesse avuto già un pubblico pronto a vederli e a condividerli.

Silvia Bottini

È possibile che il nome di Silvia Bottini non vi dica nulla, ma di certo via è capitato di vedere la sua faccia, visto che per puro caso nel 2012 una sua foto pubblicata su Flickr è diventata un meme diffuso a livello internazionale. Adesso la foto è così famosa che, nei commenti, alcuni utenti sono arrivati ad affermare che per la sua enorme importanza nella cultura di internet "dovrebbe stare in un museo."

Il successo della foto è stato del tutto casuale: qualcuno deve averla trovava e aver deciso che quell'immagine di una ragazza bianca che piange e si copre parte del volto con la mano sarebbe stata perfetta per illustrare un meme sulla stupidità dei problemi che affliggono le persone del primo mondo—così, in men che non si dica, Silvia Bottini era diventata la First World Problems Girl. Data la sua rilevanza, il meme ha una pagina dedicata su KnowYourMeme.com e nel 2013 è addirittura nato un sito apposito con l'unico scopo di aggregare meme e tweet contenenti lamentele insulse.

Continuo ad incazzarmi mortalmente… mi dicono che dovrei esserne orgogliosa…mi dicono che dovrei sfruttare la…
Posted by Silvia Bottini on Domenica 29 marzo 2015

Oltre a essere il volto di una delle foto più famose di internet, Silvia Bottini è un'attrice di teatro ed è comparsi in numerosi spot pubblicitari. Probabilmente è anche per questo che non è stata per nulla contenta di essere diventata famosa su internet in questo modo. La cosa ironica è che Bottini è diventata un meme che prende in giro i problemi delle persone del primo mondo, e incazzarsi per essere diventati un meme è decisamente un problema da persone del primo mondo.

Nota del 13 settembre 2016: Una versione precedente di questo post conteneva un riferimento (ora rimosso) a fatti di cronaca.