'Mouvement' racconta la nascita dell'hip hop francese

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'Mouvement' racconta la nascita dell'hip hop francese

Nel 1986 Yoshi Omori era appena arrivato a Parigi dal Giappone, e a forza di frequentare i writer e i primi b-boy della banlieue si è ritrovato a fotografare Stomy Bugsy, gli NTM e gli albori della scena francese.

Foto di Yoshi Omori.

Non so quali fossero i vostri programmi nel 1986, ma io avevo sei mesi. E questo significa che avevo ben altro da fare che aggirarmi per gli squat di Parigi con una tuta blu a fare graffiti su muri prossimi al crollo. Ma mentre non ero ancora in grado di ingerire cibi solidi, centinaia di ragazzi di Parigi e della banlieue si ritrovavano nel 19ème arrondissement per ascoltare funk accelerato, ballare sulla testa e gettare senza volere le basi di un movimento: l'hip hop francese. È questa l'epoca che il fotografo Yoshi Omori, un giovane giapponese che all'epoca era da poco arrivato in Francia, ha raccontato nel suo libro Mouvement 1984-89, pubblicato nel 2012.

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Mouvement, frutto di un lungo lavoro di ricerca sui protagonisti e i luoghi della nascente scena parigina, è stato redatto con l'aiuto del giornalista Marc Bourdet e l'artista Jay One e rappresenta un documento di inestimabile valore per chiunque si interessi minimamente al rap francese, alle sottoculture di ogni tipo o anche solo alla storia contemporanea della musica e della Francia. In occasione della chiusura della sua mostra a Parigi Yoshi Omori ha accettato di rispondere alle mie domande sul Globo, il locale simbolo della scena negli anni Ottanta, e sui ragazzi dai capelli lunghi che lo popolavano.

Stomy Bugsy

VICE: Cosa ci facevi a Parigi negli anni Ottanta, tu che sei originario del Giappone?
Yoshi Omori: Le foto di Mouvement sono state scattate tra il 1986 e il 1989, principalmente in zona Stalingrad, al Globo, e poi in altri luoghi di Parigi, Berlino, Milano e Bridlington, in Inghilterra, in occasione di vari concorsi internazionali di street art. Sono stati i miei primi lavori come fotografo. Ero appena arrivato da Tokyo passando per Aix-en-Provence, e avevo con me una macchina fotografica di seconda mano. È in una libreria di Aix che ho scoperto il lavoro di Robert Capa e ho deciso che sarei diventato un fotografo. Arrivato a Parigi ho iniziato a scattare, e a forza di scattare è venuto fuori questo lavoro sugli inizi dell'hip hop.

Perché hai scelto proprio questo soggetto?
Frequentavo lo squat del mio amico Marc Baudet, giornalista e coautore del libro. È stato lui a portarmi a Stalingrad e poi al Globo. Ero stato per un po' a Saint Louis, negli Stati Uniti, e girando avevo notato delle tag, soprattutto nelle metro di New York. Ma se negli Stati Uniti erano semplici scritte, a Parigi si trattava di arte. E poi, appunto, c'era Le Globo.

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Un estratto da Mouvement nel capitolo dedicato al Globo

Raccontami com'era il locale all'epoca.
La prima volta che mi ci ha portato Marc sono rimasto stupito. In quanto giapponese non avevo mai visto molte persone di colore in vita mia, e il pubblico lì era misto, e trasmetteva una grande energia. In più mi lanciavano tutti delle occhiate aggressive, perché ero quello nuovo, il fotografo "cinese." Penso sia stata questa cattiveria a farmi venire la voglia di fotografarli e insistere. Così ogni venerdì mi facevo trovare al Globo.

Chi erano le persone che hanno gettato le basi dell'hip hop in Francia? Da dove venivano?
È difficile dare una descrizione unica, perché c'erano più centri, sia come spazi vuoti che come superfici su cui fare graffiti che luoghi in cui ballare e cantare. Tra writer, rapper e ballerini credo si trattasse di un migliaio di persone—numeri in grado di riempire fino all'orlo posti piccoli come il Globo o il Bataclan. I ragazzi indossavano bomber e sciarpe Burberry.

E poi c'era questo grande terreno incolto a Stalingrad, è lì che sono nati i BBC [Bad Boys Crew], i tagger e il DJ Dee Nasty. I b-boy erano tutti giovani, si ritrovavano e si sfidavano nelle battle di breakdance. Arrivavano da tutta Parigi e dalla banlieue, era un ambiente socialmente ancora molto misto.

Un giubbotto dell'epoca

Quali erano i nomi più grossi dell'hip hop parigino nella scena di fine anni Ottanta?
Nel rap c'erano già Joey Starr e Kool Shen degli NTM, e poi Assassin con Solo e Rockin’ Squat, ovvero Mathias Cassel, il fratello dell'attore. Io frequentavo soprattutto i writer. In quell'ambito erano conosciuti Jonone, Jay One, Mode 2, Skki, Meo—anche loro sono diventati famosi, ma nel mondo dell'arte e della pittura.

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E c'erano anche gruppi violenti?
Questo è un ambito su cui non mi sono concentrato. Sono giapponese e non violento—io non ho visto violenza, ma energia. Dopo la parentesi di Mouvement non ho più seguito il movimento hip hop: da allora si è politicizzato, poi si è fatto più violento, e io ho perso interesse nella cosa.

Flavor Flav dei Public Enemy al Globo, 1988

C'è un momento di quegli anni che ti ha segnato? Se sì, quale?
Direi il concerto dei Public Enemy al Globo. Era come se fossero venuti da New York esclusivamente per noi. Il pubblico era incontenibile. Sono arrivati in ritardo, e quando si sono presentati sul palco indossavano delle enormi catene. Era una sala minuscola e la gente urlava. È il momento più intenso che ricordo di quell'epoca.