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Ok, lo ammetto: sono un 'fan' de La Zanzara

Da qualche anno, nonostante praticamente quasi tutti gli esseri umani che conosco la considerino monnezza, seguo La Zanzara di Cruciani e Parenzo. Ho provato a spiegare perché lo faccio.
Niccolò Carradori
Florence, IT

I programmi radio in cui il 90 percento del tempo c'è musica mi sono sempre stati piuttosto sulle palle. In realtà però di radio ne ascolto abbastanza, anche se solo per le trasmissioni in cui i conduttori si limitano a parlare. Da qualche anno ad esempio, nonostante praticamente quasi tutti gli esseri umani che conosco la considerino monnezza, seguo .

La Zanzara

In onda dal 2006 su Radio 24, La Zanzara è un programma sostanzialmente "di costume"—qualsiasi cosa ormai voglia dire—condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo (che ha preso il posto di Luca Telese come co-conduttore nel 2010), riconoscibile essenzialmente per il dibattito totalmente aperto—capita quotidianamente che conduttori e ascoltatori si insultino—e la possibilità di innescare polemiche infinite sui fatti del giorno.

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Molti la criticano spesso per il suo essere sostanzialmente un programma "vuoto", o per l'incapacità di Cruciani e Parenzo di creare un dibattito sugli argomenti seri che abbia un senso logico e una riflessione come conclusione, o che semplicemente non si trasformi in una serie di infamate fra ascoltatori. E per quanto non faccia fatica a riconoscere che spesso è effettivamente così, e che la sua peculiarità stia talvolta proprio nel "lucrare" sul niente, credo che nessun ascoltatore segua il programma per riuscire a trovare una quadra sugli argomenti di cui si occupa.

In breve, nessuno lo guarda per "informarsi". Nel mio caso, il motivo principale per cui l'ascolto è che mi fa ridere. Non è quel tipo di programma da cazzate fra amici al bar con continue battute tipo Lo Zoo di 105, ma una specie di comicità involontaria dettata dal fatto che Cruciani fa intervenire praticamente chiunque e lo lascia sproloquiare qualsiasi cosa abbia da dire. Non solo lascia che gli ascoltatori delirino completamente—l'altra sera per esempio un ascoltatore, Eugenio da Pordenone, ha chiamato solo per augurare a Parenzo una "bella nerchia sugosa" e lo hanno fatto parlare per svariati minuti—ma praticamente ogni sera chiama qualche "ospite" che fa degenerare la conversazione.

Alcuni degli stessi argomenti trattati, del resto, danno un'idea delle conversazioni. Negli ultimi mesi alcuni dei più dibattuti sono stati i vari modi in cui è possibile frenarsi le mutande e non farsi il bidet, per quanti giorni è possibile non farsi la doccia puzzando il giusto, quante ascoltatrici si depilano il pube, e quanti soldi sarebbe disposto a farsi pagare Cruciani per farsi deflorare l'ano. E se ne parla simil-seriamente.

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In una recente trasmissione, ad esempio, Cruciani e Parenzo hanno chiamato Maurizia Paradiso per farsi raccontare come era stata truffata da un fan. Per spiegare la storia lei si è concentrata sul fatto che il suo truffatore "VENIVA A CASA MIA E ANDAVA IN BAGNO A CAGARE, STAVA DENTRO TRE ORE, E USAVA UN ROTOLO DI CARTA IGIENICA!" In quel caso Cruciani non ha liquidato l'aneddoto per poi tornare sull'argomento principale, anzi: la prima cosa che le ha chiesto è stata "perché faceva la cacca così a lungo?"

Si lascia volutamente che le conversazioni assumano dei toni assurdi; è il tipo di trasmissione in cui se si cerca di fare polemica sul culto di Padre Pio si dà spazio a Fulvio Abbate che dice "che cos'è Padre Pio nell'immaginario collettivo […] se non l'orco meridionale con il saio che racchiude un arcaico tanfo di scoregge e di noci?" Ogni lunedì, per iniziare la settimana, c'è un collegamento con Matteo Salvini.

Se dovessi riassumerla in poche immagini, direi che La Zanzara è al contempo una specie di rifugio radiofonico per i gentisti che telefonano infamando uno dei conduttori perché è "comunista ed ebreo" (lanciando simil minacce di morte a Renzi) e la destinazione di cazzari in collegamento da un bordello svizzero che passano le prostitute all'altro conduttore per parlarci al telefono. Gli argomenti trattati in realtà spaziano praticamente in qualsiasi ambito, e per certe parti della trasmissione la conversazione è seria, ma a livello di riconoscibilità credo che sia questa sfumatura assurda che prevale, almeno per me.

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Ed effettivamente questo è un fattore che può spingere un ascoltatore a legarsi ad una trasmissione per un tempo limitato, o senza costanza. Se un programma in cui si parla con serietà di mutande baffute viene attivamente osteggiato—e non liquidato semplicemente come stupido—o, all'opposto, considerato un modo con cui passare il tempo anche quando hai una licenza media, però, un motivo c'è. L'altra particolarità de La Zanzara, infatti, è la capacità dei suoi conduttori di creare polemiche o dibattiti accesi praticamente su ogni argomento, anche quelli apparentemente più inutili o triviali, e di suscitare una risposta attiva in chi li ascolta, sia essa positiva o pesantemente negativa. Negli ultimi tempi si è parlato parecchio della vena polemica di Cruciani, e di quella della trasmissione in generale—con voci secondo cui nonostante il successo qualcuno ai vertici di Confindustria (di cui Radio 24 fa parte) starebbe cercando di farla chiudere per i toni non troppo graditi e per episodi passati piuttosto controversi (su tutti, la telefonata con il "finto" Vendola, valsa una condanna del Tribunale Civile di Milano). Nel 2013, un altro programma della coppia (stavolta in tv) era già fallito tra polemiche, insulti in studio e bassissimi ascolti: si trattava di Radio Belva, un "anti talk" su modello de La Zanzara sospeso immediatamente.

Nel frattempo, dopo la questione vegani/salame, le polemiche di questi giorni de La Zanzara hanno riguardato un'intervista in diretta in cui, parlando della sua biografia e incalzato sui suoi trascorsi con la droga e il rapporto con la figlia, Cristiano De André ha inveito contro Cruciani mandandolo a cagare in quanto "gossipparo del cazzo."

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Al di là della retorica secondo cui "fare inutile polemica è facile," la verità è che Cruciani e Parenzo conducono una trasmissione in cui hanno saputo creare un flusso narrativo—basato anche molto sulle loro personalità—che funziona. Non sono semplicemente dei commentatori, ma partecipano in modo diretto al contesto degli argomenti che propongono e li modellano sul loro stile comunicativo: Cruciani è una specie di bastiancontrario con una leggera vena di cinismo che di ogni questione ha un opinione simil-trasversale, e Parenzo è una spalla di contrapposizione che spesso fa il ruolo del sinistroide petulante o moralista che quasi si lamenta di dover essere lì.

In fondo, è per questo motivo che sia gli ascoltatori che li seguono e chiamano per esprimere ammirazione—e sono molti—sia quelli che chiamano per infamarli—che a volte sembrano di più—continuano a farlo: perché c'è una specie di identificazione binaria in chi ascolta, sia per quanto riguarda l'empatia che per quanto riguarda l'odio. E tutto, appunto, in un programma che sulla carta non avrei alcun problema a schifare.

Una delle prime regole della comunicazione espositiva è quella secondo cui non bisogna dimenticarsi mai di chi sia il fruitore del prodotto che si propone: La Zanzara è un programma che non lo fa mai, e va avanti da dieci anni.

Spesso nella sigla iniziale viene passato un estratto piuttosto significativo preso dal film Private Parts, la biografia del celebre deejay americano Howard Stern, in cui il personaggio di Paul Giamatti chiede stizzosamente spiegazioni sui risultati ottenuti da Stern al direttore.

"L'ascoltatore medio rimane su un programma per diciotto minuti, il fan medio di Howard Stern lo ascolta per un'ora e venti minuti." "Ma come è possibile??" chiede Giamatti. "La risposta più comune che danno: voglio vedere cosa dirà dopo."
"E va bene, d'accordo, perfetto…dimmi un po', e le persone che odiano Stern?"
"Buona domanda, l'ascoltatore che odia Stern lo ascolta per due ore e mezza al giorno.""Scusa, ma se lo odiano allora perché lo ascoltano?" "La risposta più comune: voglio vedere cosa dirà dopo."

Immagine via Facebook. Segui Niccolò su Twitter