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In Italia ora sono diventati tutti Tsipras

La vittoria di Syriza ha esaltato le sinistre di tutta Europa. In Italia, però, come fastidioso effetto collaterale di quest'estasi improvvisa, da ogni lato dello spettro politico in molti hanno cercato di salire sul carro del vincitore.

Festeggiamenti per la vittoria di Tsipras.

Foto di Dimitris Michalakis

Oltre ad aver spaventato i mercati e ad aver mandato in paranoia Alessandro Sallusti, la vittoria di Syriza nelle elezioni greche ha esaltato le sinistre di tutta Europa—Italia compresa. Nel nostro paese, però, come fastidioso effetto collaterale di quest'estasi improvvisa, da ogni lato dello spettro politico in molti hanno cercato di salire sul carro del vincitore.

La situazione non può non essere imputata, in parte, alla confusione piuttosto diffusa in Italia su cosa sia Syriza—la cui esperienza politica viene spesso assimilata a quella pressoché fallimentare della Lista Tsipras. Un esempio è quello delle principali formazioni a sinistra del PD, che già da tempo convinte di aver trovato in Tsipras il loro messia hanno inviato ad Atene una delegazione, la cosiddetta Brigata Kalimera. Qui, qualche centinaio di militanti ha seguito in piazza Omonia la fine della campagna elettorale di Syriza—terminata, tra parentesi, sulle note di "Bella Ciao", con i nostri connazionali che cantavano a squarciagola e alzavano il pugno—e ne ha festeggiato il trionfo elettorale, come fosse il loro.

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Molti hanno individuato in questo rispolverare determinati simboli ormai privi di significato una diretta conseguenza del vuoto ideologico e simbolico lasciato dai partiti della sinistra radicale italiana—esattamente lo spazio in cui si inserisce la fascinazione per Syriza. Del resto, l'anno scorso, aprendo la sua campagna elettorale europea a Roma, Tsipras aveva detto che per Syriza era stato fondamentale "il patrimonio culturale dei comunisti italiani e della sinistra No Global" e aveva invitato i rappresentati della sinistra italiana a non autofustigarsi, a prendere le cose positive e ad andare avanti.

Ma la confusione non riguarda solo questo aspetto: già all'indomani delle elezioni, l'accordo tra Syriza e i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, partito di destra populista e anti-euro, è stato letto con categorie politiche italiane e paragonato al Patto del Nazareno, quando in realtà si tratta di un'alleanza politica su punti specifici priva di alternative.

Ma poco importa, perché nell'appropriazione della vittoria di Tsipras c'è posto per tutti, dai più ovvi a quelli più inaspettati. La vittoria di Syriza era stata profetizzata da Nichi Vendola, il quale pochi giorni fa durante la convention di SeL, aveva detto che sarebbe stata "un messaggio straordinario all'Europa intera," esprimendo poi il bisogno di "una sinistra nuova" capace di "svelare l'inganno del renzismo e di Matteo Renzi." Lo stesso Vendola è tornato su questi due temi subito dopo le elezioni, parlando di scossa all'Italia e definendo "ridicoli" gli esponenti PD "che festeggiano il suo successo."

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La vittoria di — Nichi Vendola (@NichiVendola)26 Gennaio 2015

Persino Fausto Bertinotti—che solo pochi mesi fa si era scoperto liberale e aveva detto che il comunismo aveva fallito—ha festeggiato la vittoria di Tsipras, che ha definito un nuovo capitolo della politica europea che "non si può rinchiudere nei canoni tradizionali."

Nel frattempo, all'interno del Partito Democratico, in molti stanno tentando di dipingere Renzi come un precursore di Tsipras—che in passato lo aveva definito "una personalità scissa", mentre ora sembra aver ammorbidito i toni. A formulare in modo esplicito questo paragone ci ha pensato anche Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A suo avviso, "uno capace di incarnare la volontà di cambiamento come Tsipras," in Italia c'è e "si chiama Matteo Renzi," perché proprio come Renzi anche Tsipras "vuole 'cambiare verso' all'Europa."

Debora Serracchiani, vicesegretaria del PD, ha detto che "Tsipras saprà sfruttare al meglio il risultato elettorale raggiunto, per il bene della Grecia e per consolidare in Europa il percorso per la crescita cui ha lavorato il governo Renzi in questi mesi." Mentre per Gianni Pittella, europarlamentare ed ex candidato alle primarie del PD, "se l'indirizzo è quello di cambiare le politiche economiche, Renzi lo sta facendo da ben prima di Tsipras"—da quando non era mainstream, insomma.

Festeggiamenti per la vittoria di Tsipras.

Foto di Dimitris Michalakis

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Accanto al processo di assimilazione di Tsipras a Renzi ce n'è un altro, parallelo, ossia l'assimilazione del "Partito Democratico Del 41 Percento©" a Syriza—o all'idea platonica di Syriza che hanno gli esponenti del PD. In questo senso, è emblematico un articolo dall'eloquente titolo "Avvertite Vendola che Syriza in Italia c'è già: è il Pd del 41%" in cui si afferma la naturale affinità tra i due leader e i due partiti, in virtù del fatto che "una trasposizione automatica di Syriza in Italia sarebbe fallimentare in termini di consenso" perché "l'Italia non è la Grecia," e nemmeno le crisi dei due paesi sono paragonabili. "Slogan troppo barricaderi," si legge, "come ad esempio l'uscita dall'euro, in Italia non attecchiranno mai."

Da destra, invece, tanti hanno fatto leva sulla vittoria di Tsipras in quanto trionfo del fronte euroscettico e/o di un messaggio per Germania ed Europa. Su questa linea si sono schierati Alemanno e Capezzone, mentre Buonanno si è spinto anche oltre, affermando che se fosse stato greco avrebbe votato per Syriza, perché "l'euro e l'austerità stanno affamando i nostri popoli e prima o poi i popoli si ribellano!"

Se fossi stato greco avrei votato per Syriza: l'euro e l'austerità stanno affamando i nostri popoli e prima o poi i popoli si ribellano!

— Gianluca Buonanno (@BuonannoG)25 Gennaio 2015

Anche per la presidente di FdI Giorgia Meloni il risultato delle elezioni in Grecia rappresenta "il fallimento delle politiche della Troika e la voglia di libertà che arriva dai popoli europei," ma la Meloni ha perlomeno il buon gusto (o la dignità) di precisare che "Tsipras è distante da noi anni luce" per quanto Syriza e FdI lavorino per costruire "una risposta credibile" alla stessa domanda.

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La presa di posizione più forte a favore di Tsipras è arrivata però da Matteo Salvini—il quale, peraltro, ha ricalcato per filo e per segno la posizione di Marine Le Pen. Solo pochi giorni fa, Salvini aveva definito Syriza una fregatura per gli italiani, affermando che si augurava la sua vittoria "come elettroshock, perché sarebbe la vittoria di qualcuno che non è dipendente né da Berlino né da Bruxelles" ma che, ovviamente, la Lega era un'altra cosa.

Domenica, invece, in un post sulla sua pagina Facebook, il leader della Lega ha definito la vittoria di Tsipras "un bello schiaffone all'Unione Sovietica Europea dell'Euro, della disoccupazione e delle banche," aggiungendo poi che "adesso tocca a noi!"

Tutto questo anche se lo stesso Tsipras ha detto molto chiaramente che Syriza non ha nulla a che fare con le forze di estrema destra rappresentate da Marine Le Pen—e la storia di Syriza, che ha sempre combattuto contro tali ideologie, lo dimostra.

In ogni caso, tutti questi tentativi di appropriarsi indebitamente del risultato elettorale di Syriza da parte di forze lontane anni luce—sia in senso geografico che politico—dalla Grecia e da quella situazione lasciano il tempo che trovano. Nei fatti, al di là alle dichiarazioni entusiaste e ai tentativi di cavalcare l'onda del momento, è chiaro a tutti che il successo di Tsipras non può essere rivendicato da tutte quelle forze politiche—dal PD alle destre più o meno moderate—che mentre in Italia ne festeggiano la vittoria, in Europa portano voti alle forze che vi si oppongono.

Segui Mattia su Twitter: @mttslv