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Il soju continua a far ubriacare la Corea del Sud

Ed è per questo che, secondo una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Paese è ai primi posti per consumo di superalcolici.

Un ubriaco a Seul, foto via.

Col soju non perdi tempo. Va dritto al punto e ti ubriaca in fretta. È una cosa che so da quando avevo 16 anni, quando ero un adolescente americano di origini sudcoreane del Queens. Ma la cosa non ha assunto una dimensione reale finché tre anni fa non mi sono trasferito a Seul per un breve periodo. Era la mia prima notte nella capitale della Corea del Sud. Mi sono unito a mio cugino e alla sua ciurma di ubriaconi e ci siamo riversati nelle strade affollate che circondano Nam Kang. Una delle fermate della metropolitana più frequentate di Seul, l'area era piena di locali con mandrie di festaioli pronti a partecipare a uno dei passatempi nazionali coreani—l'ubriachezza.

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Era presto quando il nostro gruppo ha architettato un piano per la notte che ci aspettava. Poco prima delle sette il sole era ancora in cielo e le strade pullulavano di bevitori assetati, tutti decisi ad aggiudicarsi un posto nella corsa per un tavolo al locale più vicino. Ci ho messo un po’ per ambientarmi. Per la prima volta vivevo nella patria dei miei genitori, dove tutti mi assomigliavano e dove mi sarei dovuto integrare nella maniera più naturale. Ma nella realtà c’era un sacco di gente ubriaca che vagava per le strade.

L’eccitazione del venerdì sera era palpabile. I giovani si salutavano con caldi abbracci, stretti in cerchio per pianificare gli spostamenti e ottimizzare l'assunzione di alcol. Altri erano al terzo giro.

Ma c’erano anche cosa aberranti, come l’uomo di mezza età disteso per strada. Accanto a lui, una bottiglia verde ormai vuota. Nell'avvicinarsi era impossibile non sentire l'odore di soju. Nessuno sembrava accorgersi o preoccuparsi di quest’uomo disteso goffamente su un fianco. La gente lo scavalcava e gli camminava attorno senza battere ciglio, come una cacca di cane sul marciapiede. Poco dopo ho cominciato a notare gli opprimenti cumuli di vomito fresco che punteggiavano il cemento in ogni via, anch'essi completamente ignorati. Queste strade e i loro ostacoli non sembravano interessare nessuno. Quella era Seul. C'erano cose più importanti di cui preoccuparsi alle sette di sera. Io ero ancora perfettamente sobrio.

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Quali principali consumatori al mondo di superalcolici, i sudcoreani amano bere. Tanto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Corea del Sud è il primo paese per consumo di superalcolici. Soju, la bevanda nazionale non ufficiale, è il superalcolico più venduto al mondo, più di vodka, whisky e rum, con 90 milioni di casse ogni anno. È servito freddo e preso come shot. È un comune distillato di riso, ma può anche essere fatto con altri ingredienti come frumento, orzo, tapioca e patate dolci. Anche le campagne marketing vanno a gonfie vele, ricorrendo a celebrità locali o modelle attraenti per stare in bella posa sull'etichetta della bottiglia.

Foto via

In Corea il soju è commercializzato in una varietà di marchi la cui popolarità varia da regione a regione, ma sono due a dominare il palato dei consumatori, dentro e fuori dal paese: Chamisul e Cheoeum Cheoreom. Il Chamisul ha una gradazione alcolica del 20,1 percento ed è prodotto da Hite-Jinro, leader globale per la vendita di alcol. La casa produce anche il Chamisul Fresh, a una gradazione leggermente inferiore. Il suo competitor ufficiale è il Cheoeum Cheoreom della Lotte, 19,5 percento. Proprio come le guerre tra cola, questi due marchi definiscono il soju e sono reperibili in quasi ogni locale o ristorante.

Nel 2012 in Corea del Sud sono stati venduti tre miliardi di bottiglie di soju. Quello dell'alcol—e del soju in particolare—è un fenomeno così radicato nella cultura coreana che ogni festa, avvenimento o serata non sarebbe lo stesso senza. È economico—disponibile a poco più di un dollaro in qualsiasi supermercato o negozio—, e in un Paese dove le sostanze illegali non sono facilmente reperibili, alcolizzati e semplici consumatori di soju sono uniti nell'amore per una sostanza in bottiglia.

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Quando ripenso a quel tipo ubriaco della mia prima notte in Corea, capisco perché nessuno di noi avesse notato la sua presenza. Per me, il soju è stato un buon amico in cui rifugiarmi ogni volta che avevo bisogno di qualcosa. Sarà una frase che ricorre spesso nelle riunioni degli Alcolisti Anonimi, ma per molti il soju è il siero della verità che porta alla destinazione desiderata, anche quando si tratta di un marciapiede su cui addormentarsi ubriachi.

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