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Stoya in difesa del posteriore

Per ribaltare il patriarcato attraverso una prolifica documentazione di culi.

Foto via Discovery Channel Martedì scorso sono tornata a Las Vegas, e il mio viaggio mi ha fatto pensare ai culi.

Al mattino ho passato tre ore a contorcermi dal dolore, cercando al tempo stesso di non disturbare il sonno del mio compagno. A volte il mio corpo decide di inscenare una rivolta mestruale completa di crampi ed emicrania. Do la colpa a Dio, che mi punisce perché sono una pornostar (ah-ah-ah). Come molte donne, il mio ciclo fa schifo e non è mai regolare. Potrebbe andare peggio, ma invidio comunque quelle che sanno sempre quando arriveranno i tre fatidici giorni, magicamente senza dolori e con lievi perdite di sangue. Ho acceso la televisione per distrarmi dai miei sconvolgimenti interni e mi sono imbattuta in un reality a tema sopravvivenza, Naked and Afraid.

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Ogni episodio mette insieme un uomo e una donna con abilità o conoscenze di sopravvivenza superiori alla media. Si incontrano per la prima volta nel posto vivranno per i 21 giorni successivi. Ad ognuno è permesso di portare un solo oggetto personale; di solito un coltello, una ciotola, o qualcosa con cui accendere un fuoco. Ah, e non hanno vestiti. Né mutande, né scarpe. Devono sopravvivere, e devono farcela col culo al vento. Credevo di essere finita sul canale di Playboy, ma poi è arrivato il logo di Discovery Channel. Il primo episodio che ho visto era quello sulla Tanzania, in compagnia di Kellie e EJ.

EJ era un tipo piuttosto sciovinista, mentre Kellie sembrava un'hippy a tutti gli effetti. Le loro personalità rientravano in pieno nel tipo da reality show e alla fine Kellie salva la pelle catturando un pesce-gatto con la vagina. Sul serio. Si siede nell’acqua a gambe larghe, il pesce-gatto ci nuota in mezzo, e lei lo chiude aiutandosi con le mani. La soddisfazione nella sua voce mentre lo raccontava alle telecamere mi ha fatto un po’ innamorare. I metodi di pesca poco ortodossi sembravano interessanti, quindi sono rimasta a guardare anche la puntata successiva, con Alison e Jonathan, stavolta alle Maldive.

Jonathan si lamentava di essere a rischio di un’ustione senza per questo smettere di camminare sotto il sole. Alla fine si è ustionato. Ha passato i giorni successivi sdraiato, mentre Alison tesseva cappelli per il sole, andava alla ricerca di bacche che aiutassero l’ustione di Jonathan e si arrampicava sugli alberi per prendere cocchi. Quando Jonathan si è rimesso in piedi, ha scavato un pozzo. Quando Alison gli ha detto che l’acqua non le sembrava buona da bere, ha fatto spallucce prendendola in giro. Alla fine si è scoperto che Alison aveva ragione, ed è stata veramente carina quando gli ha detto, "non importa quanto sia forte la diarrea, non è mai una buona idea cagare di fianco al proprio rifugio."

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Visti uno dopo l'altro, i primi tre episodi presentano aspetti piuttosto interessanti. Ogni uomo è presentato ogni volta più scemo e sciovinista del precedente, e ogni donna pare più frivola e contemporaneamente più competente nella propria abilità a sopravvivere. Alla fine, gli uomini degli episodi in Africa e alle Maldive cambiano entrambi opinione sulle donne. Era forse una serie di propaganda anti-uomini. Ma l’unica cosa ad accomunare entrambi i sessi—e che Naked and Afraid  era ben contento di mostrare—erano i culi.

La serie è piena di sederi. I seni e i genitali sono sempre pixelati, ma i sederi da militare, i sederi di donne 38enni, i sederi di avventurieri, e i sederi slanciati di surfiste… tutti hanno la loro meritata inquadratura. Non sono presentati in maniera licenziosa, né in modo artistico. Sono solo culi, di gente molto più preoccupata a trovare acqua e a cacciare qualcosa da mangiare, piuttosto che chiedersi se li stiano riprendendo dal loro lato migliore.

L'autrice di fronte a un posteriore.

Gran parte dei culi che mi capita di vedere appartiene a gente che lavora nel mondo della pornografia o di fronte alle telecamere o su palchi. Quando usi il tuo corpo professionalmente, sviluppi una determinata consapevolezza fisica. Vedo spesso colleghi che, inconsciamente, mettono i loro corpi in pose che li valorizzino, in punta di piedi o nella direzione della luce migliore, anche quando non sono inquadrati. Quando provo biancheria intima, guardandomi allo specchio noto che mi metto nelle stesse posizioni che uso sui materiali promozionali o sulle copertine della Digital Playground.

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Molta gente non passa la propria vita professionale a usare il corpo come strumento di espressione creativa. Salvano vite, stanno in uffici per tenere in piedi il nostro sistema giudiziario ed economico, o lavorano in un supermercato. Non vediamo spesso i loro culi. Vediamo solo quelli fotografati professionalmente, ben illuminati, e spesso photoshoppati, appartenenti a modelli, artisti e attorni porno.

In generale, Naked and Afraid sembra abbastanza impostato. I critici hanno accusato i produttori di essere poco sinceri sul supporto medico e alimentare fornito agli avventurieri. Una cosa di cui non credo che il programma possa essere accusato è di rendere le persone presenti oggetti sessuali. La mia carriera nella pornografia potrebbe aver limato la mia definizione di intenzioni volgari o lascive, ma non ho colto nemmeno un filo di nessuna delle due.

Anche se le persone riprese nude in Naked and Afraid sono fisicamente attive, credo che mostrare i loro sederi aiuti a bilanciare l’immagine dei corpi trasmessa nei media. Mi sento di dire che la quantità di culi presenti in un’ora di programma è alla base di un ampliamento degli standard di culi.

Sappiamo tutti che i culi delle riviste di moda sono falsi, e un programma di Discovery Channel non darà agli spettatori la famigliarità con tutta la gamma di corpi propria di, che so, un massaggiatore o un nudista, ma credo che sia un passo in più verso la reazione contro i titoli da copertina di riviste femminili in stile “Corpi da Prova Costume”. O forse sono solo piena di rabbia da mestruo e contenta di saltare dalla parte di chiunque provi a ribaltare il patriarcato attraverso una prolifica documentazione di culi. Sono anche bravissima a collegare qualsiasi cosa accada nel mondo al mio ciclo.

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