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Abbiamo preso i principali stereotipi italiani sui rom e li abbiamo verificati

Nonostante se ne faccia un gran parlare, gli italiani dei rom sanno poco o niente.
Tutte le foto tratte dal nostro documentario Romanì di Roma.

Aggiornamento del giugno 2018: In una recente dichiarazione il ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha espresso l'intenzione di fare un censimento dei rom in Italia. "Al ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Roberto Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos," ha detto intervistato da TeleLombardia, specificando che gli irregolari andranno espulsi mentre "i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa." In seguito a queste dichiarazioni, riproponiamo questo articolo del 2015.

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Non serve seguire con una certa costanza la pagina Facebook di Matteo Salvini per capire che quello dei rom sia un tema capace di richiamare improvvisamente all'attenti il pubblico italiano.

Dagli autobus ai bar, ai giornali, ai social e ai talk show televisivi, c'è un copione che si ripete in maniera pressoché identica: gli "zingari" sono un problema e giustificano spesso qualsiasi affermazione. Ma nonostante se ne faccia un gran parlare, gli italiani dei rom sanno poco o niente. Secondo i dati raccolti dal Pew Research Center e pubblicati a maggio del 2014, infatti, i rom sono la minoranza più discriminata in Europa e d'Italia.

Stando all'indagine dell'Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) di qualche anno fa, però, solo lo 0,1 per cento degli intervistati ha dimostrato di avere una conoscenza base di rom e sinti. La maggior parte dei cittadini ha informazioni parziali o molto limitate, mentre il 42 percento non sa praticamente nulla.

Il fatto che ci sia tutta questa disinformazione non è senza conseguenze. Come si legge in un'indagine dell'associazione Naga "c'è una connessione tra quello che dei rom non si dice e l'immagine che ne emerge. Più i rom sono lontani dalla nostra conoscenza diretta, più è facile pensare a loro in base a stereotipi".

Per capire quanto questo sia vero, ho raccolto alcune delle incrollabili certezze che si sentono più spesso dire in giro quando si parla di rom.

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"L'ITALIA È INVASA DAGLI ZINGARI"

Tra migranti, potenziali terroristi e stranieri di ogni provenienza, una delle più grandi paure nostrane è che il suolo italico venga invaso. Per quanto riguarda i rom, è radicata la convinzione che questi siano già "troppi".

Secondo una ricerca del Ministero dell'Interno, il 35 per cento degli italiani pensa che i rom nel nostro paese siano molti più di quanti sono in realtà. L'8 per cento è convinto che il numero si aggiri intorno ai 2 milioni. La verità è che sono 10 volte di meno.

I rom sono la minoranza più consistente in Europa: nell'Ue vivono circa 9-10 milioni (il 2 percento della popolazione totale), anche se è difficile avere stime ufficiali. Nel nostro paese, però, ne vivono tra i 120 mila e 180 mila, una delle percentuali più basse..

"DEVONO TORNARSENE A CASA LORO"

Questa frase è un evergreen della "lotta allo straniero". Solo che con i rom risulta un po' complicato. Circa la metà (70mila) dei rom e sinti presenti nel nostro paese ha la cittadinanza italiana. Un dato che in Emilia Romagna arriva fino al 95,9 percento della popolazione rom. Ci sono gruppi romanì presenti in Italia da oltre sei secoli, soprattutto al sud, e sinti di recente insediamento, cittadini italiani, residenti soprattutto al centro nord. La maggior parte di loro, dunque, è già "a casa sua".

La minoranza di rom di recentissima immigrazione è arrivata in Italia con le guerre balcaniche. Sono profughi senza documenti validi, per lo più apolidi, i cui figli sono nati in Italia. Altri, invece, sono romeni e bulgari, quindi cittadini comunitari regolari.

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"SONO NOMADI E VOGLIONO STARE NEI CAMPI"

Secondo il rapporto dell'Associazione 21 luglio, solo il 3 percento dei rom presenti in Italia "risulta perseguire uno stile di vita effettivamente itinerante". La quasi totalità vive stabilmente in un posto. Nonostante siano considerati il segno più visibile della presenza dei rom, solo in 40 mila vivono nei campi.

Il presupposto che non vogliano una casa non è così corretto e pacifico. Semplicemente, spesso non riescono ad averla, intrappolati nella dinamica del ghetto. D'altra parte, ogni volta che si paventa l'ipotesi di includere queste persone in politiche abitative, succede il finimondo.

"CI COSTANO UN SACCO DI SOLDI"

Questo è vero. Ma dipende dal fatto che l'Italia non riesce a uscire dalla logica dei campi. Secondo il rapporto Centri di raccolta s.p.a. curato dall'Associazione 21 Luglio, nel 2014 il Comune di Roma ha speso il 30 percento in più del 2013 per 242 famiglie rom, ma le prospettive di integrazione rimangono a zero. Oltre il 90 percento delle risorse investite ogni anno dal comune, infatti, riguarda i costi di gestione e amministrazione, mentre ben poco rimane per l'inclusione e le politiche sociali. Secondo alcune stime, ogni sgombero costa mille euro per persona.

Insomma, segregare costa e per qualcuno è un grosso affare che giova anche a cooperative e associazioni. Del resto, Salvatore Buzzi in un'intercettazione dell'inchiesta Mafia Capitale lo diceva chiaramente: "Noi quest'anni abbiamo chiuso con quaranta milioni ma tutti i soldi utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero."

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"SONO SPORCHI"

Per quanto riguarda i circa 40mila rom dei campi, il rapporto 2014 della 21 Luglio sottolinea come buona parte di questi insediamenti rientri "nella definizione di 'baraccopoli' adottata dalla UN-HABITAT delle Nazioni Unite." Sono luoghi spesso al di fuori del tessuto urbano con scarsi, se non assenti, collegamenti con il trasporto pubblico. "I già carenti servizi e infrastrutture presenti nei campi risultano spesso deteriorati dall'usura e/o dal dimensionamento inadeguato, traducendosi in condizioni igienico sanitarie spesso critiche, di cui topi e scarafaggi sono un inequivocabile indicatore."

"PORTANO VIA I BAMBINI"

Esiste una leggenda che racconta di una bambina sparita in un centro commerciale e ritrovata in bagno con i capelli rasati sotto la gonna di una zingara. È una storiella universale, successa in tutti i comuni italiani a un'amica della cugina di una conoscente.

Una ricerca dell'università di Verona del 2008 ha dimostrato che sui 30 casi riportati dall'Ansa fra 1985 e il 2007 non esistono episodi di rapimento di minori a opera di un gruppo rom. Tra i casi degli ultimi anni, inoltre, non sono mancate le smentite.

Secondo il rapporto "Mia Madre era rom", invece, un minore rom, rispetto a un suo coetaneo che non lo è, ha 60 possibilità in più di essere segnalato alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni e circa 50 possibilità in più che per lui venga aperta una procedura di adottabilità.

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Alberto Prunetti ha riportato su Carmilla la storia di Elviza M., bambina rom del campo Casilino 700, che il 14 giugno 1999 "fu tolta ai genitori—sulla base del presupposto che l'avessero rubata: 'troppo bella per essere una zingara', dissero le autorità, guardando gli occhi celesti della bambina, lontani dallo stereotipo del rom scuro." Il padre dovette correre dalla Romania e presentarsi al tribunale per mostrare ai giudici di avere gli occhi azzurri. È una storia molto simile a quella accaduta in Grecia nel 2013, che in Italia ha scatenato un'isteria collettiva senza precedenti.

"HANNO UN SACCO DI AGEVOLAZIONI E PRIVILEGI"

Non esistono leggi che garantiscano un sostegno economico ai rom. Chi ne parla si riferisce in maniera distorta alla legge 390 del 1992, che permetteva ai Comuni che ospitavano persone in fuga dalla ex Jugoslavia di avere dei fondi da utilizzare per borse lavoro o gestione delle strutture abitative. Nessun profugo ha mai avuto accesso a questi finanziamenti, riservati ai Comuni.

Secondo un'indagine condotta dall'European Union Agency for Fundamental Rights un rom su tre è disoccupato, il 20 per cento non ha copertura sanitaria e il 90 percento vive al di sotto della soglia di povertà. D'altro canto, in Italia si è sviluppata anche una classe media, spesso costretta a celare o dissimulare la propria origine per evitare ripercussioni.

"SFRUTTANO I BAMBINI"

Lo stereotipo vuole i minori rom sfruttati come mendicanti in metropolitana e picchiati se non portano abbastanza denaro. Secondo ParlareCivile, "quello che emerge è che l'isolamento delle comunità rom segregate nei campi conserva la vecchia mentalità." Nei campi rom "esiste ancora l'uso dei minori in attività di acquisizione del reddito per la famiglia. Un esempio è chiedere l'elemosina, il 'mangèl'(…) Quando una comunità rom si arricchisce questa pratica viene abbandonata, il che significa che la mendicità è senz'altro legata alle condizioni economiche delle famiglie."

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È anche un circolo vizioso: più li teniamo nella marginalità, più i bambini rom continuano ad avere solo l'1 percento di probabilità di frequentare la scuola superiore e il 20 per cento di probabilità di non cominciare affatto un percorso scolastico regolare.

"RUBANO E DELINQUONO PER CULTURA"

Circa due mesi fa, il tribunale civile di Roma ha condannato la casa editrice Simone, ordinando il ritiro dal mercato di un libro di diritto penale rivolto ad aspiranti avvocati in cui veniva associato il termine zingaro alla commissione di reati. Questo caso è, probabilmente, il punto d'arrivo di una delle convinzioni più ferme degli italiani sui rom: rubano, tutti.

Non esistono dati che certifichino una maggiore incidenza di furti e crimini nella popolazione rom rispetto al resto dei cittadini, se non il fatto che nella marginalità si delinque più facilmente. Ma è un discorso applicabile anche ai quartieri più disagiati delle nostre città. Esiste, piuttosto, secondo l'Unar, una "generalizzata tendenza a legare all'immagine dei rom e dei sinti, ogni forma di devianza e criminalità".

L'associazione Naga ha realizzato tra il 2012 e il 2013 un monitoraggio dei 9 maggiori giornali italiani da cui è emerso che sulla stampa i rom vengono sistematicamente associati a fatti o eventi dannosi. Questo avviene riportando "comportamenti che possono essere considerati negativi, ma che non sono reati" (tipo lavarsi a una fontanella), o anche del tutto neutri (come semplicemente passare in un luogo) ma "associati a toni allarmistici come fossero eventi gravissimi"; oppure raccontando "fatti negativi a cui si associano i rom, anche se il loro coinvolgimento non è provato, non è indicato da indizi e neanche citato esplicitamente".

Secondo l'indagine, "lo stereotipo è talmente radicato che ha raggiunto il livello ontologico: non serve compiere nessuna azione."

Segui Claudia su Twitter: @clatorrisi