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stili di gioco

Report post-partita, Italia-Spagna 1-1

Probabilmente la migliore analisi che vi capiterà di leggere sull'esordio italiano a Euro 2012.

Quando ho visto la formazione della Spagna con Fabregas finto centravanti mi sono chiesto: “E adesso che ci facciamo con tre difensori centrali?” Una reazione simile a quella raccontata da De Rossi nel post-partita: “Negli spogliatoi ci veniva da ridere guardando la formazione della Spagna: non trovavamo l'attaccante.”

Spagna in stile Barcellona, quindi. Se la scelta di Del Bosque sia stata davvero la migliore, però, è quanto meno discutibile (anche se lui pensa di sì). È vero che hanno segnato esattamente nel modo in cui Del Bosque sperava segnassero (e nel modo in cui eravamo riusciti a evitare che segnassero per più di un'ora): con il falso centravanti (in quel momento Silva, con Fabregas si scambiavano spesso di posizione) che serve in profondità il taglio dell'esterno; ma per quasi tutta la partita la Spagna ha giocato volontariamente senza sfruttare le fasce dove, sulla carta, avevano un uomo in più. La partita contro la Russia aveva evidenziato come, con un solo uomo per lato, l’Italia fosse vulnerabile a un gioco sugli esterni, ma se ieri sera il campo fosse stato largo e lungo la metà, alla Spagna sarebbe andato bene lo stesso. Iniesta e Silva non solo si accentravano finendo sempre nell'imbuto della difesa a 3 italiana, ma cercando raramente la profondità (nel primo tempo lo ha fatto quasi solo Iniesta) e tenendo palla in orizzontale, permettevano al centrocampo italiano di ripiegare con calma. Non hanno sfruttato, cioè, neanche l'unico vantaggio che il loro tipo di gioco avrebbe potuto avere: la possibilità di trovarsi 1 vs 1 contro una difesa in teoria rigida. Chiellini, Bonucci e un De Rossi adattato sono sembrati quasi sempre a loro agio e i soli problemi avuti prima dell’ingresso in campo di Torres (un tiro di Iniesta al 43' e il gol) sono arrivati in situazioni in cui l’Italia ha perso palla a centrocampo e non è riuscita a coprire rapidamente (in particolare, in entrambi i casi citati, è stato Giaccherini a eseguire in ritardo la diagonale, cosa che però si spiega col fatto che tra i suoi compiti c’era quello di salire alto in fase di possesso, altrimenti avrebbe giocato Balzaretti).

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A fare la differenza dietro sono state le prestazioni individuali, soprattutto quella di De Rossi. Con l’indice e il pollice steccati in una pistola bianca, il suo tempismo è stato esaltato da una linea difensiva più bassa rispetto alla Roma di Luis Enrique (lo stesso vale per la buona prova di Kjaer contro l’Olanda) e dal gioco lento, e spesso prevedibile, della Spagna. Lo ha messo in chiaro dall’inizio con un’entrata ai limiti su Alba e, pur con tutti i rischi derivati dalla sua spontanea aggressività in zone di campo delicate, il merito della nostra solidità difensiva va soprattutto a lui.

Le statistiche dicono che la nostra è stata una grande prestazione difensiva. Superiore, ad esempio, a quella della Danimarca capace di controllare l'Olanda: abbiamo intercettato più palloni e più alti (molti nella metà campo spagnola) e siamo arrivati al tiro più di loro eguagliando addirittura il numero di tiri nello specchio della Spagna stessa (due delle loro più grandi occasioni, però, si sono concretizzate in un tiro fuori e in un salvataggio di Buffon in uscita, fuori statistica quindi).

I numeri sono a nostro favore anche se li confrontiamo con la magnifica notte del Chelsea di Di Matteo al Camp Nou: 36 palle intercettate contro 24 e 6 tiri nello specchio contro 3, per un totale di 10 occasioni potenzialmente da gol per l'Italia contro le sole 4 del Chelsea. Il numero di tackle nella media testimonia dei numerosi temporeggiamenti dei nostri centrocampisti e difensori, di un atteggiamento generale di pazienza. Se proprio volessimo cercare il pelo nell’uovo, avremmo potuto ricavare di più dalle occasioni create.

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L'Italia non solo è stata capace di restare in partita, ma è sembrata in controllo della situazione per lunghissimi tratti. Anche se il possesso palla è stato quasi la metà di quello della Spagna (65,8% loro, 34,2% noi), contro 6 dei migliori centrocampisti al mondo, tutti in campo nello stesso momento, non si poteva davvero fare di meglio. In fase di nostra impostazione la Spagna aveva il problema se far pressare i nostri difensori centrali da Iniesta, Silva e Fabregas lasciando liberi Maggio e Giaccherini (a meno che simultaneamente fossero saliti anche Alba e Arbeloa, lasciando in quel modo pericolosamente isolati Ramos e Pique 2 vs 2 contro Cassano e Balotelli) o lasciare che De Rossi impostasse liberamente da regista arretrato. Con De Rossi che preferiva servire le fasce allargando il campo e Pirlo che cercava in modo più diretto la profondità, l’Italia ha giocato con due playmaker. Pirlo ha avuto qualche difficoltà con tutti quegli uomini intorno a sé (solo 32 passaggi andati a buon fine), ma la sola volta in cui è riuscito a impostare senza troppa pressione ha preso sul tempo Sergio Busquets e ci ha regalato la splendida magia che ha mandato Di Natale a tu per tu con Casillas.

Le intenzioni di Prandelli non erano quelle di replicare il successo di Di Matteo o l’Inter 2010 di Mourinho. Il nostro centrocampo a 3 non è stato particolarmente attento né aggressivo. Persino Tiago Motta, il giocatore più adatto a un tipo di partita passiva-aggressiva (e con qualche conto in sospeso con Sergio Busquets) è apparso riflessivo oltre misura. L’idea era di non farsi portare troppo fuori ruolo così da poter, una volta recuperata palla, gestire al meglio la fase di possesso. Anche in questo caso a favorirci è stato lo schieramento della Spagna. In un ipotetico 3 vs 3 anche a centrocampo, Motta e Marchisio non dovevano fare altro che salire in pressione sull’avversario diretto, mentre Pirlo poteva scegliere di volta in volta se pressare anche lui o lasciare che ripiegasse uno dei due attaccanti su Xabi Alonso (comunque il loro uomo con minore qualità). In questo modo abbiamo gestito la fase difensiva quasi sempre con un uomo in più. L’Italia è stata eccezionalmente calma e paziente, aspettando il momento giusto per affondare con i centrocampisti nell’aria di rigore avversaria e il fatto che Motta e Marchisio abbiano avuto almeno una chiara occasione da rete ciascuno dimostra che non abbiamo rinunciato a quello che nelle intenzioni di Prandelli deve essere il nostro gioco offensivo fatto di verticalizzazioni e inserimenti.

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I problemi maggiori per l’Italia, come detto, sono arrivati con l'ingresso in campo di Torres e Jesus Navas. Primo, perché Torres è un vero attaccante e De Rossi puntato nell'uno contro uno in campo aperto ha mostrato qualche limite di mobilità, secondo perché quando la Spagna ha allargato il gioco ci siamo trovati con un problema simile a quello che avevano avuto prima loro: arretrare Giaccherini sulla linea dei difensori perdendo un uomo in fase di possesso o far scalare Chiellini creando spazio per gli inserimenti dei loro centrocampisti, o di Torres stesso? Prandelli ha optato per la seconda soluzione e complice il ritardo nell'ingresso in campo di Nocerino (chissà cosa avrà pensato Montolivo, che giusto l'altr'anno si lamentava del fatto che Nocerino era passato al Milan mentre lui restava bloccato a Firenze, a vederlo entrare in campo al posto suo) abbiamo corso troppi rischi. Per nostra fortuna Torres ha concluso male due chiarissime occasioni da gol. Prima dal limite dell’area, con a destra Jesus Navas completamente solo che avrebbe potuto concludere a porta vuota, sceglie di provare un pallonetto, poi riesce addirittura a farsi togliere palla coi piedi da Buffon in uscita, cosa che non credevo per un portiere fosse possibile fare.

Nonostante ciò la Spagna ha giocato meglio con Torres in campo, i suoi movimenti e le sue caratteristiche sono fondamentali per dare profondità a un gioco che finisce troppo spesso col somigliare a un torello insensato (quanto gli olé del pubblico spagnolo mentre le squadre sono in parità). Magari non sarà lui la soluzione dei problemi di Del Bosque, ma senza profondità sulle fasce né al centro, dubito che la Spagna riuscirà a fare meglio di ieri sera contro una squadra organizzata.

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E vorrei chiudere parlando di Balotelli. In una partita difficile per un attaccante ha garantito all’Italia, insieme a Cassano, il possesso palla in zone in cui difficilmente avremmo messo piede senza giocatori con la loro tecnica e fisicità. Non solo hanno fatto quello che Prandelli chiedeva loro (fornire una soluzione semplice al centrocampo in attesa che salisse tutta la squadra) ma non vedo nessuno capace di competere come loro due insieme, a livello individuale, contro due dei difensori migliori del mondo: Piqué e Ramos. E poi, voglio dire, trovatemi un altro capace di fare questo:

I detrattori di Balotelli parleranno di quell’azione in cui è sembrato addormentarsi di fronte a Casillas, permettendo il recupero di Ramos.  Ma solo lui avrebbe potuto strappargli la palla con quella prepotenza e facilità. Non vanno sottovalutati i suoi meriti e non vanno sopravvalutati quelli di Di Natale. Abituato al 3-5-2 (o 5-3-2 che dir si voglia) con l’Udinese, EuroToto (come si è fatto scrivere sugli scarpini) era il giocatore perfetto, in quel momento, per trovare gli spazi dietro una difesa alta come quella della Spagna. La sostituzione di Prandelli (Balotelli era stato anche ingiustamente ammonito) era dovuta a un cambio di sistema di gioco, una ricerca di maggiore profondità che ha portato subito i frutti sperati. Di Natale avrebbe persino potuto raddoppiare sullo splendido assist di Giovinco (che ha giocato leggermente più al centro di Cassano), ma questo non dimostra che avrebbe dovuto giocare tutta la partita, semmai che è stato bravo Prandelli a farlo entrare al momento giusto.

Restano dei dubbi sul valore generale dell’Italia in una situazione che la veda confrontata a un sistema di gioco meno spregiudicato, sulla qualità degli uomini di fascia a disposizione di Prandelli (che con il 3-5-2 diventano fondamentali) e sulle nostre reali capacità offensive. Il vero test per questa nazionale sarà quello di giovedì contro la Croazia. Paradossalmente trovarci di fronte subito la Spagna ci potrebbe aver aiutato a trovare rapidamente un’identità, ma il vero test arriverà giovedì, contro una squadra mediocre con un’impostazione classica (4-4-2).

Prandelli ha detto che i suoi giocatori sono stati “bravi a giocare in verticale e generosi”. Come a dire: tattica ed etica. Questa è la sua Italia.

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