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Vuoi distruggere psicologicamente i tuoi colleghi? Guarda il video di questa conferenza alla LUISS

Durante un discorso tenuto di fronte agli studenti della LUISS, l'Ad di Enel Francesco Starace ha risposto a una domanda su come si cambia un'azienda spiegando come chi non collabora vada distrutto psicologicamente.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Grab dal video.

Avete presente quella vecchia credenza lanciata dall'aura di John Fitzgerald Kennedy secondo cui un "leader" è un essere umano molto autorevole, con i capelli impomatati, in grado di spingere gli altri a dare con entusiasmo il proprio apporto a una causa comune sacrificandosi? "Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese"?

In effetti era un po' una cagata, perché a causa di quelle parole un sacco di bifolchi dell'Alabama finirono a farsi sparare nel culo in Vietnam senza sapere nemmeno cosa stessero facendo, però era bello pensare che nel leaderismo ci fosse quella capacità di saper ispirare gli altri e trovare la parte migliore di sé. A quanto pare però questa teoria, avallata da anni di Psicologia del Lavoro anni Sessanta e Settanta, è fuffa: oggi un grande leader, per spingere i propri sottoposti al cambiamento, deve annientarli psicologicamente. Meglio se con l'aiuto di qualche crumiro indottrinato senza scrupoli.

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A sostenerlo è Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, che lo scorso aprile durante un incontro tenutosi a Roma con gli studenti della Luiss ha spiegato a uno studente come si struttura un cambiamento aziendale. Spiegazione che ha scatenato l'ira di Sinistra Italiana, che ieri ha annunciato un'interrogazione parlamentare rivolta al ministro dello sviluppo economico a causa delle "dichiarazioni di stampo fascista" dell'ad di Enel.

La domanda, piuttosto articolata, che è stata posta a Starace durante l'incontro era questa: "Quanto contano i propri collaboratori? Come contano? Cultura dell'errore sì o no? E quali sono gli ingredienti di successo per un cambiamento, […] come si fa a cambiare un'organizzazione come Enel?"

A questo tipo di domande, negli anni, siamo stati abituati a sentir rispondere i vari imprenditori o dirigenti d'azienda con concetti piuttosto astrusi legati alla fiducia, alle idee e a concetti positivi: Starace non l'ha fatto. Nei due minuti successivi, con estrema pacatezza, ha spiegato che per spingere all'obbedienza e al cambiamento i sottoposti è necessario "distruggere" chi ha idee diverse da quelle di chi vuole innovare. "Per farlo ci sono alcune cose abbastanza semplici," ha esordito.

Innanzitutto ci vuole un gruppo di persone "sufficientemente convinte" e fedeli all'idea del capo, "basta un manipolo, non è necessario che sia la maggioranza." Successivamente si devono "distruggere fisicamente" i centri di potere che all'interno di un'azienda si oppongono al volere del capo, inserendo i fedeli all'interno dei "gangli" di quelli che remano contro "dando ad essi una visibilità sproporzionata rispetto al loro status aziendale" e "creando malessere".
Appena questo malessere diventa sufficientemente manifesto, secondo Starace, si "colpiscono le persone opposte al cambiamento nel modo più plateale e manifesto possibile in modo da ispirare paura…o esempi positivi" (che tipo di esempi positivi?). Dopo pochi mesi, quindi, l'organizzazione capisce, "perché alla gente non piace soffrire."

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Effettivamente le parole di Starace sono state piuttosto forti, innanzitutto se si pensa che stava cercando di dare un esempio concreto di team building rispondendo a una domanda sull'importanza dei propri collaboratori. Il tutto mentre si rivolgeva a uno studente della Luiss, dove—leggenda vuole—si sta formando la "classe dirigente" del futuro. Messe giù così, con il linguaggio che ha utilizzato, queste dichiarazioni somigliano velatamente a un'apologia del mobbing sul lavoro. Anzi: probabilmente anni fa queste stesse dichiarazioni avrebbero suscitato molto più clamore rispetto al gorgoglio che hanno ottenuto in questi giorni.

Ma in un certo senso io le trovo anche confortanti, e soprattutto appropriate, perché estremamente sincere.Rispetto alle filippiche stevejobbesche di Farinetti alle varie Leopolde hanno rappresentato una svolta qualitativa netta: è quasi liberatorio che finalmente uno degli illuminati che sta ridando lustro e cambiamento all'Italia renziana parli così.

Non so come la vedete voi, ma da un po' di tempo a questa parte mi sembra palese come il lavoro in Italia si stia sempre più improntando a quel concetto angloamericano dello "spolpiamo i nostri diritti in nome della redenzione economica." Ed è abbastanza chiaro che continueremo a seguirlo per diverso tempo. Quindi è normale e giusto che dopo la fase del riassetto organico delle posizioni lavorative arrivi anche quello psicologico. Come ha detto Starace alla Luiss "quando capiscono che la strada è un'altra tutto sommato si convincono miracolosamente, e vanno tutti da quella parte. È facile."

Quindi ricapitolando: no errori umani, no dissenso, sì ai crumiri, sì al vassallaggio, sì al mobbing lavorativo, sì alla paura, sì alla sofferenza che poi la gente almeno si accorge che non la vuole. "Non chiedetevi cosa potete fare per Starace, chiedetevi cosa è disposto a farvi Starace per farvelo fare."

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