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Come sono finito a spacciare cocaina nella prigione più assurda del mondo

Nei quattro anni scontati nella prigione boliviana di San Pedro, Thomas McFadden è stato coinvolto in più attività illegali di quante non ne abbia viste da libero: faceva da guida ai turisti che volevano visitare la prigione e vendeva loro della...

La sezione di San Martin della prigione di San Pedro (Foto di Niels Van Iperen)

Spesso, per un criminale, la condanna per traffico di droga si traduce in una piccola pausa. Nel corso dei quattro anni e mezzo scontati nella prigione boliviana di San Pedro, invece, Thomas McFadden—arrestato nel 1996 all'aeroporto di La Paz con cinque chili di cocaina nella valigia—è stato coinvolto in più attività illegali di quante non ne abbia viste da libero; faceva da guida ai turisti che volevano visitare la prigione e vendeva loro della cocaina fatta in casa come souvenir.

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Lo scrittore australiano Rusty Young ha trasformato la storia di Thomas in un romanzo, Marching Powder, che adesso sta per diventare un film. Di recente è arrivato l'annuncio che la parte del protagonista sarà interpretata dalla stella di Dodici anni schiavo Chiwetel Ejiofor, e questo significa che i lavori sono in corso. Ma io sono impaziente, così invece di aspettare l'uscita del film ho pensato di chiedere a Thomas stesso di raccontarmi la storia della sua vita.

Al telefono dalla sua casa in Tanzania, dove è nato e dove ora fa il pollicoltore, mi ha raccontato come ha lasciato Liverpool per il fantastico mondo del contrabbandiere di cocaina. "Non andavo d'accordo con i miei genitori adottivi," mi ha detto, "così a 15 anni sono scappato di casa e sono andato in India con un amico indiano." Più semplice di così.

Ovviamente, un quindicenne in fuga in un paese straniero non ha grandi opportunità lavorative, e poco dopo Thomas si è ritrovato al verde. Poi ha incontrato Mathias, un cingalese che aveva perso le gambe combattendo nelle fila delle Tigri Tamil, che l'ha presentato a un gruppo di ricchi indiani i quali l'hanno fatto entrare nel mondo del narcotraffico.

"All'epoca ero molto giovane, lo facevo solo per divertirmi," mi ha detto. "Andavo a fare acquisti, compravo oro… ma non lo facevo per i soldi."

Thomas McFadden (a sinistra) con Rusty Young nella prigione di San Pedro in Bolivia (Foto di Simone Camilleri)

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Trafficare grandi quantità di sostanze illegali non è proprio come fare l'apprendista idraulico. Thomas ha iniziato facendo arrivare grandi quantità di eroina in Marocco, per via aerea, eroina che veniva poi contrabbandata in Europa. Ma, a quanto pare, la cosa non lo affascinava troppo; per Thomas era tutto un gioco, un gioco che poteva avere delle conseguenze molto gravi.

Per far arrivare i suoi pacchi oltre confine, il giovane narcotrafficante usava una grande varietà di tecniche; talvolta ingoiava gli ovuli, altre volte pressava le sostanze e le nascondeva nel doppifondi di apposite valigette. "C'è un metodo per ogni situazione," mi ha detto.

Gli ho chiesto se pensasse di essere un bravo trafficante. "Sì, ero bravo," ha detto ridendo. "Contrabbandare non è così facile. C'è qualcuno che ti aspetta, e nella borsa che hai a spalla ci sono tre chili di droga. Devi avere le palle ed essere intelligente."

Anche se le palle e l'intelligenza erano importanti, c'erano lo stesso un sacco di imprevisti. "Una volta, in India, ero in coda per imbarcarmi su un aereo. Un poliziotto mi ha battuto sulla spalla e mi ha detto di seguirlo," mi ha raccontato. "L'ho ignorato. Per fortuna l'aereo stava per decollare, e mi hanno lasciato andare perché non avevano il tempo di inseguirmi."

A quel punto però Thomas, consapevole di essere tenuto sotto stretta sorveglianza dalle autorità indiane, non ha potuto far altro che cambiare il luogo dove esercitava la sua professione.

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Una cucina nella sezione Palmar del carcere di San Pedro, in Bolivia (Foto di Niels Van Iperen)

Così ha scelto il Sud America. All'inizio ha lavorato in Brasile, per poi trasferirsi in Bolivia e dedicarsi al contrabbando di cocaina invece che di eroina. A questo punto, i suoi obiettivi erano cambiati: il traffico di droga gli serviva per vivere, non più "per divertirsi", e non c'è voluto molto perché il suo nuovo modo di gestire gli affari lo rimettesse nella situazione che aveva evitato spostandosi dall'altra parte del mondo.

A La Paz, Thomas aveva corrotto un colonnello della polizia per non avere fastidi dalle autorità. Ha funzionato per un po', ma alla fine il colonnello lo ha tradito, inviando una squadra di agenti all'aeroporto ad intercettarlo mentre si stava imbarcando su un volo con cinque chili di cocaina nella valigia. È stato arrestato, interrogato e sbattuto in cella, dove le guardie l'hanno derubato di tutto ciò che possedeva, non lasciandogli nulla tranne i 70 grammi di droga che fluttuavano nel suo stomaco.

Thomas è stato condannato a sei anni e otto mesi da scontare nel penitenziario di San Pedro a La Paz. Il penitenziario di San Pedro—come forse saprete già se guardate i programmi sul crimine che vanno in onda in seconda serata—non è un normale carcere; è una società in miniatura, dove comanda il denaro e dove con il denaro si può avere tutto, da una televisione a una notte con una prostituta. I detenuti gestiscono i loro ristoranti e i loro negozi, tutti all'interno del carcere, e molti dei membri delle loro famiglie vivono in cella con loro perché sono troppo poveri per sopravvivere da soli all'esterno.

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Un detenuto fuma crack nella prigione di San Pedro (Foto di Simone Camilleri)

I detenuti devono pagare anche per i servizi più basilari, come il cibo o l'affitto della cella. Chi non ha soldi finisce per diventare un barbone all'interno della prigione—una situazione in cui anche Thomas si è trovato appena arrivato lì. "Il primo giorno non avevo soldi," mi ha detto. "Per cui sono stato costretto a dormire sul pavimento."

Ma grazie alla generosità di alcuni detenuti, a un volontario della chiesa anglicana e all'organizzazione benefica Prisoners Abroad, Thomas è riuscito a iniziare una nuova vita all'interno del penitenziario. Gli sono stati prestati i soldi di cui aveva bisogno per prendere in affitto una cella e ha iniziato ad adattarsi.

Il penitenziario, ha presto scoperto, era anche una fabbrica di cocaina molto efficiente. La grande maggioranza dei detenuti stava scontando condanne per reati di droga, e questo fatto, sommato alla grande diffusione della corruzione tra il personale carcerario dell'epoca, lo rendeva il luogo ideale in cui sostenere simili traffici. I detenuti producevano droga all'interno delle mura del carcere, per poi venderla all'esterno o farne uso loro stessi; i detenuti più poveri invece fumavano i residui e i rimasugli del processo di produzione.

Thomas e altri detenuti in compagnia di alcuni turisti.

Thomas ha iniziato offrendo un servizio di guida turistica all'interno del penitenziario di San Pedro, servizio che usava per vendere ai turisti la cocaina prodotta all'interno del carcere. Grazie al passaparola e e un po' di pubblicità in una guida Lonely Planet—l'autore della quale non era forse al corrente dei "souvenir" in vendita alla fine del giro—presto Thomas si è ritrovato a servire circa 70 clienti al giorno. "C'era gente che partiva con l'idea di visitare vari luoghi del Sud America e che finiva per rimanere a La Paz tutto il tempo," mi ha raccontato.

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Ogni anno, nel giorno di San Juan, il 23 giugno, le visite si trasformavano in feste che duravano tutta la notte. "Il giorno di San Juan era un momento unico," mi ha detto Thomas, ridendo e aggiungendo che mi sono perso "qualcosa di incredibile".

Uno dei visitatori a cui Thomas ha fatto da guida era l'australiano Rusty Young, che all'epoca stava girando il paese zaino in spalla. I due sono diventati molto amici, e Rusty è rimasto così affascinato dalle storie che ha sentito che ha deciso di fermarsi a vivere nella prigione per tre mesi. Lì ha iniziato la stesura di un romanzo, quello che sarebbe diventato poi Marching Powder.

Rusty e Thomas oggi (Foto per gentile concessione di Rusty Young)

Nel 2000, dopo aver scontato due terzi della pena, Thomas è stato scarcerato e, prima di tornare in Inghilterra, ed è andato in Colombia con Rusty per finire il libro. Tornato a casa si è scontrato con un paese che non riusciva più a riconoscere. "Le cose erano cambiate moltissimo," mi ha detto. "Prima che finissi dentro non c'erano bar né internet point. In più il costo della vita era aumentato notevolmente."

Dopo aver cercato lavoro senza risultato per tre anni, Thomas ha deciso di tornare nel paese dov'è nato. Oggi possiede e alleva 2.800 polli a Dar es Salaam: è passato dal traffico internazionale di droga al fare il tour operator all'interno di un carcere alla pollicoltura. Ha due figli, un bambino di sei anni che ha chiamato Rusty, come il suo amico, e una bambina di un anno.

Data la vita che ha fatto, leggendo potreste pensare che anche questa sua scelta sia solo temporanea, e che di qui a poco potrebbe andare a vendere barche in Dalmazia. Ma sentendo come parla della sua casa nella foresta, è chiaro che ha finalmente trovato il luogo a cui appartiene.

Segui Jack su Twitter: @JackGilbert13