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Tutto quello che ci ha insegnato Ronaldo

Ronaldo —che oggi compie 40 anni—ha condizionato la visione del calcio di molti, soprattutto di chi al calcio si è avvicinato negli anni Novanta. Tra questi c'ero io, e se oggi sono una persona di merda, probabilmente è anche un po' colpa sua.

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Stamattina, scorrendo distrattamente la home di Facebook, mi è comparso questo post della pagina ufficiale dell'Inter, ricordandomi che oggi Ronaldo compie 40 anni.

Diciamo che generalmente non ho cose preferite: non ho un piatto preferito, un cantante preferito, una città preferita, probabilmente perché la mattina non so scegliere neanche se versare prima il latte o i cereali nella tazza, non so scegliere e scegliere mi mette ansia. Se però mi chiedessero chi è il mio calciatore preferito, quello sicuramente sarebbe Ronaldo. Il motivo è semplice: Ronaldo è un simbolo che ha condizionato la visione del calcio di molti. Chiunque si sia avvicinato al calcio in quel periodo, così come chi il calcio lo seguiva da tempo, ne è rimasto in qualche modo colpito: o lo ha amato o lo ha odiato, di un odio invidioso perché non vestiva la maglia della propria squadra. Ronaldo è un'icona degli anni Novanta, prima, e del calcio tutto, poi. Tra coloro che negli anni Novanta hanno iniziato a seguire Ronaldo c'ero anche io, e se oggi sono una persona di merda, probabilmente è anche un po' colpa sua. UN PORTAFOGLIO Non ho ben chiare le dinamiche che hanno fatto sì che, nei primi giorni di scuola materna, mi portarono a costringere mia madre a comprare un portafoglio con uno scompartimento interno trasparente cosicché potessi conservare illibata la figurina 1997/1998 di Ronaldo. A tre anni non hai ancora una fede calcistica, se non quella dei tuoi genitori, per cui non riesco a immaginarmi cosa potesse avermi colpito così tanto in quel pezzo di carta che per anni è stato nel mio portafoglio. Mi ricordo solo che in pratica era diventato il mio distintivo, mi bastava un colpo di polso e il portafoglio si apriva in tutta la sua bellezza pronto a mostrare Ronaldo, con quel suo sorriso un po' storto e il diastema. Un portafoglio, però, non poteva rimanere vuoto, nonostante il valore della figurina di Ronaldo sia inestimabile, e così iniziai ben presto a riempirlo: all'inizio erano biglietti da visita e schede telefoniche usate, ma col tempo Ronaldo mi ha introdotto e iniziato alle logiche più becere del capitalismo. Ovviamente solo ideologico, visto che al momento nel mio portafoglio non ci sono né soldi né la figurina di Ronaldo, persa chissà dove. VALUTARE IL CALCIO DA UN PUNTO DI VISTA PURAMENTE ESTETICO Che il culto di Ronaldo sia qualcosa di nostalgico, dove per nostalgia si intende tutto quel sentimento da pagina Facebook che va dal #machenesanno al "bimbicardi", è una delle stronzate più grandi che si possano sentire sul suo conto. Certo, collocandolo su una linea temporale Ronaldo fa palesemente parte del passato, ma probabilmente, ancora oggi, non esiste un calciatore in grado di esprimere il concetto di futuro con così tanta forza in un rettangolo verde e, soprattutto, fuori. Ci sta provando Pogba—altro giocatore che adoro proprio perché incarna lo spirito più pop di uno sport pop come il calcio—ma ovviamente è ancora lontano dall'essere un simbolo come Ronaldo. Tutto ciò che la figura del nostalgico odia del calcio moderno, in pratica, la dobbiamo a Ronaldo. L'estrema commercializzazione di ogni aspetto del calcio, le capigliature strane, i video su YouTube di skill fini a se stessi. In pratica Ronaldo ha messo l'estetica al centro del calcio. C'è un video, scoperto grazie a questo articolo, che meglio di ogni altra cosa dimostra come ci sia un prima Ronaldo e un dopo Ronaldo.

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LITIGARE CON MIO PADRE

Il motivo principale per cui mi sono ritrovato a tifare Inter è molto semplice: mio padre tifa Milan. Qualche anno dopo di me, proprio mentre mi innamoravo di Ronaldo, nasceva mio fratello, anche lui, oggi, milanista. Essere interista in una casa di milanisti mi è sempre sembrato un grande gesto di indipendenza.

Non tifare né la squadra della mia città né, soprattutto, quella di mio padre, mi ha sempre portato a sentirmi in qualche modo "intellettualmente indipendente" dalla figura paterna, una cosa che specie nell'adolescenza mi rendeva stupidamente tronfio. Ovviamente guardare i derby in casa è sempre stato un qualcosa di doppiamente snervante, per l'eventuale sconfitta in sé aggiunta all'inevitabile sfottò casalingo.

Ancora oggi, l'80 percento delle volte che parlo con mio padre, lo faccio per discutere e/o litigare e alla fine è la forma del nostro rapporto, in qualche modo mi piace scornarmi con lui. Anche questo lo devo a Ronaldo, ovviamente.

L'AMORE È UNA MERDA Quando qualcuno ti insegna qualcosa, solitamente lo fa facendo qualcosa di dannoso alla tua persona. Il più grande insegnamento di Ronaldo è che l'amore è una merda, specie se incondizionato. E ancora oggi c'è chi commenti lo reputa un traditore, un "non interista" e, per quanto non mi piacciano i fanatismi, non riesco a biasimarli. La prima volta che ho capito che l'amore è una merda avevo otto anni ed era la mezzanotte dell'ultimo giorno di agosto. Ronaldo, scortato dalla polizia, abbandonava di notte—"come un ladro," diranno poi i tifosi—Milano, per approdare al Real Madrid.

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L'ultima volta che Ronaldo aveva vestito la maglia dell'Inter era stato il 5 maggio 2002, e se avete seguito un po' il calcio negli ultimi anni saprete che data nefasta sia quella per un tifoso dell'Inter. Se non avete seguito il calcio, potete assaporare il pieno spirito della giornata grazie a questo video.

È brutto che la più grande storia d'amore calcistica tra l'Inter e un calciatore finisca con le lacrime, la disperazione, che l'ultimo ricordo che si ha di Ronaldo con la maglia nerazzurra sia quello di lui, in panchina, disperato.

Vedere la ragazza che ti ha lasciato 5 anni prima a una festa, bellissima, accompagnata dal tuo peggior nemico mentre tu sei solo, in un angolo e uscirai dalla festa con il mal di testa per l'alcol e nulla più, penso sia la peggior esperienza possa mai accadere.

LO SCHIERAMENTO POLITICO

La più grande concessione che l'inizio delle elementari mi portò in dono fu il poter finalmente comprare una maglia da calcio, a patto che non la usassi per andare in giro, ma solo per giocare ai giardini o per stare in casa. Ovviamente la maglia non era originale, la comprai in qualche bancarella—nello specifico, quella di una Festa dell'Unità. Non ero entrato con l'idea di prendere la maglia di Ronaldo: certo, mi sarebbe piaciuto, ma volevo genericamente una maglia dell'Inter. Anche perché in quegli anni Ronaldo era in un periodo difficile, era passato non troppo tempo dal suo secondo infortunio, e in pratica il suo periodo nei nerazzurri era terminato (tornerà un anno più tardi, utilizzato con il contagocce). Eppure, nella bancarella che esponeva queste magliette di un materiale indefinibile, l'unica dell'Inter era quella di Ronaldo. Nel momento in cui tutti si chiedevano se sarebbe mai tornato mi ricordo che ero ancora più fiero di poter avere quella maglia. A quell'età ovviamente uno non sa cosa siano destra e sinistra, ne ha un concetto vago. L'unica cosa che sapevo era che la Festa dell'Unità era una festa di sinistra. E nella mia mente prescolastica, quella fantomatica sinistra meritava un premio per avermi permesso di indossare la maglia di Ronaldo. DIO NON HA CURA PER LE COSE BELLE Nonostante il doppio tradimento, Ronaldo è e rimarrà la cosa più bella che il calcio mi abbia regalato. Il mio, da piccolo, era proprio un feticcio estetico: provai a farmi tagliare i capelli a mezzaluna sulla fronte, e mi arrabbiai perché non avevo i denti da castoro. Per quanto non fosse canonicamente bello, Ronaldo riusciva a risultare armonioso nel suo essere, un'opera d'arte. Vederlo oggi, con la pancia e il viso rotondo, spezza il cuore. Non tanto perché lo sfaldamento del suo fisico sia legato a dei disagi fisici, a dei problemi di salute. Ma perché sarebbe stato giusto preservare quanto più a lungo possibile uno spettacolo del genere, dentro e fuori dal campo. Se Dio non è neanche in grado di preservare le bellezze del mondo, per quale motivo continuiamo a crederci? Segui Tommaso su Twitter Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: