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Perché il Vietnam è nel consiglio ONU per i diritti umani?

Per lo stesso motivo per cui ci sono finiti anche Cina, Russia, Arabia Saudita, tutti Paesi non esattamente noti per la tutela delle libertà. Per il Vietnam, però, è la prima volta.

 
Un vietnamita nel centro di Hanoi, dove leggi restrittive sempre più severe ostacolano la vita degli attivisti (foto di Bui Hoang Long)

La scorsa settimana è stato rinnovato un terzo del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, e tra i paesi eletti per la prima volta c'è il Vietnam, noto calpestatore seriale di diritti civili. Nonostante il governo del paese sia in mano a un unico partito, quello comunista, che impone un regime in cui la libertà di parola e il diritto di protesta sono sistematicamente negati, il Vietnam ha ricevuto il maggior numero di voti da parte dei membri delle Nazioni Unite provenienti dai 14 paesi neo eletti (184 su 192). La cosa è molto divertente, se pensate che il voto non è una pratica molto familiare nemmeno ai 90 milioni di cittadini vietnamiti.

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Il risultato è tanto ipocrita quanto confuso; in passato il regime di Hanoi ha ostinatamente impedito all'UNHCR di indagare sulle accuse di violazione dei diritti umani nel paese. Oltre 50 dissidenti sono stati imprigionati nel corso di quest'anno, mentre altri ancora vengono regolarmente picchiati, molestati e intimiditi. Anche le rivolte da parte delle minoranze e dei gruppi religiosi non sono tollerate, e vengono spesso soppresse con una forza totalmente ingiustificata. È quanto successo ad esempio nella provincia di Nghe An, dove un piccolo gruppo di manifestanti cattolici è stato accolto da 3000 poliziotti e soldati armati di pistole, manganelli e granate.

"Il Vietnam è ancora un paese povero pieno di corruzione e degrado morale," spiega Nguyen Van Dai, un attivista che è ben informato sui mezzi di oppressione del governo. Nel 2007, il regime arrestò Dai per aver tenuto delle lezioni sui diritti umani ad alcuni studenti nel suo ufficio di Hanoi. Fu condannato a quattro anni di reclusione e rimarrà agli arresti domiciliari fino al 2015. Dalla sua uscita di prigione, avvenuta nel 2011, Dai è stato arrestato altre cinque volte dall'agenzia di sicurezza vietnamita, e ogni volta è stato interrogato per almeno tre giorni.

Nonostante il trattamento riservatogli, Dai cerca ancora di diffondere il suo messaggio. "Ho un blog in cui esprimo la mia opinione sulla politica, la diplomazia e sulla questione dei diritti umani," ha detto. "Voglio anche spiegare i diritti politici ai vietnamiti in modo che possano utilizzarli per potersi difendere."

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Se la missione di Dai diverrà più semplice ora che il Vietnam è entrato nel Consiglio è tutto da vedere. Dal 2014 al 2016, il Vietnam sarà in compagnia di altre reclute del Consiglio—tra cui Cina, Cuba, Russia, Algeria, e Arabia Saudita— più note per la violazione dei diritti umani che non per la loro tutela. Il Vietnam ovviamente non è stato votato grazie al suo impegno costante per i diritti civili, ma allora perché 184 paesi gli hanno dato il loro appoggio?

La spiegazione più cinica potrebbe risiedere nei soldi. Il Vietnam è stato spesso presentato come la stella nascente dell'economia mondiale e si ritiene che la sua sarà una delle economie a più rapida crescita fino al 2050. Di particolare interesse per gli investitori è l'energia nucleare del paese, e gli Stati Uniti, la Corea del Sud e la Russia hanno già iniziato a corteggiare Hanoi per entrare in un settore con un valore stimato di 31 miliardi di dollari da qui al 2030.

Con un'economia che sta ancora cercando di riprendersi dalla crisi, i paesi sviluppati sono in cerca di ogni possibilità di attrarre capitali asiatici. E guardando anche ad altri nuovi membri del Consiglio—Cina, Russia, la petrolifera Arabia Saudita—non sembra troppo assurdo chiedersi se i paesi delle Nazioni Unite siano disposti a mettere da parte i principii e votare un consiglio Onu molto "simbolico" nella speranza di condividerne gli utili.

"L'elezione del Vietnam dimostra come ormai l'esigenza di difendere i diritti umani sia totalmente oscurata dal mercato dei governi che vogliono un seggio all'ONU" dice Phil Robertson, vice direttore della divisione asiatica dell'Osservatorio per i Diritti Umani. Affari a parte, Phil ritiene che l'ignoranza sulla disastrosa situazione dei diritti umani in Vietnam abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua elezione. "Per molti europei il Vietnam è diventata una meta turistica più economica della Thailandia, con spiagge e montagne più belle," ha detto. "La questione dei diritti umani non li ha nemmeno sfiorati."

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Ma perché il Vietnam voleva farsi eleggere nel Consiglio? Molti sospettano che questo nuovo ruolo sarà usato come scudo per deviare le domande scomode sugli abusi civili. Il ministro degli Esteri Pham Binh Minh ha dichiarato ai media di stato: "La scelta del Vietnam per questa posizione dimostra che il paese gode di un alto grado di fiducia dai paesi membri delle Nazioni Unite." Ha poi sottolineato come questo potrebbe essere un trampolino di lancio per "l'integrazione attiva" del Vietnam nell'economia globale, ignorando il fatto che ora che al regime è stato affidato il compito di occuparsi degli abusi civili gratuiti in giro per il mondo, dovrà affrontare anche i problemi in casa propria.

Così, sembra che anche Hanoi veda questa pantomima politica come un'occasione per alzare un po' di soldi e comprare ai poliziotti dei nuovi manganelli. Secondo un mio contatto presso le Nazioni Unite che ha voluto rimanere anonimo, l'assenza di diritti civili nel paese è sempre stata un ostacolo nell'ascesa verso la prosperità economica, e quindi l'adesione al Consiglio servirà come merce di scambio negli accordi commerciali con l'UE e gli Stati Uniti.

Naturalmente anche il Consiglio ONU per i Diritti Umani ha la sua parte di colpa. Rendendosi disponibile ad ospitare pruriginosi scambi economici sta rendendo ancora più difficile la vita dei dissidenti che cercano di esercitare pacificamente i loro diritti umani. L'organismo sta ora vivendo una seconda importante fase dopo aver sostituito la Commissione Onu per i Diritti Umani nel 2006, quando quest'ultima era stata ritenuta troppo debole e inefficace. Dopo aver affidato la salvaguardia dei diritti umani al Vietnam e ad altri cinque paesi che li violano abitualmente, forse è solo questione di tempo prima che anche questo consiglio finisca gettato alle ortiche.

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