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La castrazione chimica non è una soluzione alla violenza sessuale, ma parte del problema

Dopo l’arresto di due militanti di CasaPound per lo stupro avvenuto nel viterbese, è arrivata la solita risposta inutile e propagandistica a un problema grave e radicato.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
stupro casapound viterbo
Un post su Instagram di uno dei militanti di CasaPound nel viterbese arrestati per stupro. Grab via Twitter.

Ieri due militanti di CasaPound nel viterbese—Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi, quest’ultimo consigliere comunale nel comune di Vallerano (dove CPI si era già contraddistinta per atti di violenza politica)—sono stati arrestati per violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate ai danni di una donna di 36 anni, anche lei simpatizzante del partito di estrema destra.

I fatti risalgono al 12 aprile del 2019. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due hanno fatto ubriacare la donna nel corso di una festa privata all'"Old Manners," uno dei ritrovi locali di CPI; poi, di fronte alla sua resistenza, l’hanno picchiata fino a farle perdere conoscenza. Lo stupro è iniziato con la donna priva di sensi e si è protratto per ore; inoltre, è stato anche ripreso con i cellulari. Tant’è che i due sono stati incastrati proprio da alcuni video ritrovati dalla polizia.

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In queste ore, in molti sui social hanno ripescato un post di Chiricozzi su Instagram in cui compariva il famigerato manifesto di Gino Boccasile utilizzato dalla Repubblica di Salò nel 1944 contro le truppe alleate, con una donna assediata da un nero e l’intimazione a “difenderla.” Il consigliere comunale aveva poi accompagnato la foto con questo status: “La prossima Pamela, la prossima Desirèe potrebbe essere tua figlia, tua moglie o tua sorella.”

Chiaramente, non avevamo bisogno di un atroce caso di cronaca per accorgerci di quanto fosse ipocrita e fasulla la retorica dell’estrema destra sulla violenza sessuale, con tutto il corredo di "difendiamo le nostre donne dagli invasori stranieri" e oscenità assortite; ci sono miriadi di esempi in tal senso, come il dibattito malato scaturito due anni fa dopo uno stupro commesso da non-italiani a Rimini.

Né c’è bisogno di sottolineare il fatto che la cultura dello stupro non riguarda solo una parte. Sarebbe troppo comodo, e altrettanto ipocrita. Il problema è ben più ampio e generale—e ricomprende l’atteggiamento complessivo di politica e media italiani, che anche in questo caso si sono buttati sulla soluzione più immediata e fuorviante: quella della “castrazione chimica.”

Tra i primi ad averne parlato, soprattutto per togliersi dall’imbarazzo, c'è stato il vicepresidente di CasaPound Simone Di Stefano. Oltre ad aver annunciato l’espulsione di Chiricozzi dal partito (che era già indagato per il pestaggio di un ragazzo, reo di aver postato un meme ironico sui "fascisti del terzo millennio"), Di Stefano ha dichiarato che “qualora risultasse colpevole auspico una pena durissima come per ogni altri infame stupratore,” aggiungendo che “più volte non ho esitato a chiedere per gli stupratori la castrazione (non chimica) e non cambio di certo idea solo perché questo era iscritto a CasaPound.”

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A ruota è arrivato il ministro dell’interno Matteo Salvini, che ha promesso tolleranza zero per “pedofili e stupratori,” dicendo che “la galera non basta, ci vuole anche una cura. Chiamatela castrazione chimica o blocco androgenico, la sostanza è che chiederemo l’immediata discussione alla Camera della nostra proposta di legge, ferma da troppo tempo, per intervenire su questi soggetti.”

La proposta di Salvini ha però causato per l’ennesima volta tensioni nel governo e nella maggioranza parlamentare. La ministra della salute del Movimento 5 Stelle, Giulia Grillo, ha detto che “la castrazione chimica non è la risposta giusta per lo stupro di Viterbo. Perché il problema non è solo la libido, ma violenza efferata e gratuita di questi balordi su una donna.” Grillo ha anche attaccato CasaPound, definendola “una forza estremista, violenta e misogina e questi sono i risultati.”

Il vicepremier Luigi Di Maio, dal canto suo, ha parlato di “presa in giro delle donne” riferendosi alla castrazione chimica. “Per me la gente che pratica violenza ai danni delle donne e dei bambini deve stare in galera: non è che gli prepariamo un ‘salvacondotto’ con la castrazione chimica.” La soluzione per il leader del M5S è solo una: “la galera.”

Non è la prima volta che i due partiti al governo si scontrano sul tema. Qualche settimana fa, la Lega era stata costretta dal M5S a stralciare la previsione della castrazione chimica dal “Codice rosso” sulla violenza su donne e minori. Il partito di Salvini aveva poi votato una mozione a favore insieme a Fratelli d’Italia, mentre i Cinque Stelle si erano schierati con le opposizioni.

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Tuttavia, è evidente che con l’approccio emergenziale, emotivo (a questo serve tirare in ballo i pedofili, in un episodio in cui non c’entrano nulla) e puramente repressivo non si vada da nessuna parte. E inquadrare il tema come l’ennesimo scazzo tra Lega e M5S non aiuta nemmeno a capire quanto sia inutile e dannosa la “castrazione chimica.”

Qui tocca fare un breve passo indietro. Per “castrazione chimica” si intende una terapia farmacologica—sommistrata tramite iniezioni, pillole o fiale—che blocca la produzione di testosterone, ottenendo calo di libido e difficoltà di erezione. È obbligatoria in Russia e in Polonia per chi ha commesso reati sessuali su minori; mentre è ammessa in alcuni stati degli USA e alcuni paesi europei, sebbene dietro il consenso del condannato.

Nonostante sia un vecchio cavallo di battaglia di Lega e destre, le evidenze scientifiche sulla sua utilità sono pressoché nulle. Come ha spiegato a Donna Moderna Marco Inghilleri, vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione sessuale, “la sessualità non è mera chimica e gli essere umani non sono macchine biologiche. Va ricordato che il primo organo sessuale è il cervello e ciascuno ha un proprio cocktail ormonale.” Per questo motivo, “la castrazione chimica come deterrente è totalmente inefficace proprio perché lo stupro come reato sessuale è essenzialmente un reato d’odio, non ha nulla di erotico.”

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Piuttosto, continua Inghilleri, è un “gesto contro qualcuno”—un atto sadico mosso “dalla volontà di degradare l’oggetto del suo desiderio a una mera ‘cosa’.” La castrazione chimica, dunque, è semplicemente una risposta propagandistica “alla percezione popolare che in questo modo si possa avere giustizia nei confronti di un danno subito non solo dalla vittima della violenza, ma anche della società.”

In più, nota la giornalista Flavia Fratello, evocare ossessivamente un rimedio farmacologico fa passare l’idea che chi commette violenza sia “malato” o “troppo maschio,” e “non sappia o possa contenere i propri istinti perché guidato dagli ormoni.” Di converso, ha scritto Gloria Baldoni in un thread su Twitter, “si sottovaluta spesso il fatto che chi vuole stuprare non ha bisogno di un pene. Qualunque oggetto va bene. Associaziore lo stupro al pene è una semplificazione che rende la nostra risposta inadeguata.”

La “castrazione chimica,” pertanto, è soltanto una falsa soluzione ad una violenza dai connotati sistemici. Come diceva la scrittrice femminista Audre Lorde, “lo stupro non è sessualità aggressiva, ma un’aggressione sessualizzata”; e la violenza sulle donne “riguarda il rapporto e le relazioni di dominio, di potere, di controllo maschile sulle donne.”

È una questione strutturale, dunque; un qualcosa, ribadisce una nota stampa di D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), “radicato nella cultura patriarcale, che trascende qualsiasi differenza di classe, paese di origine, religione, e può essere contrastato solo promuovendo relazioni tra i sessi più paritarie, incentrate sul riconoscimento e sul rispetto dei diritti e della libertà di scelta delle donne.”

Peccato che questo governo—tra partecipazioni al Congresso Mondiale delle Famiglie, ddl contro l’aborto, e rimedi spicci come quello di cui ho parlato finora—stia andando nella direzione esattamente opposta: cioè all'attacco di quei diritti e di quei movimenti che puntano a combattere per davvero la violenza sessuale.

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