FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

L'importanza dei rimorsi

Solo i mostri e Karl Lagerfeld non ne hanno.

Mai fidarsi di un atomo. Sono capaci di tutto. E mai fidarsi di qualcuno che dice di non avere rimorsi. Ho letto di queste persone in alcune interviste sui giornali. “Hai qualche rimorso?” viene chiesto alla persona famosa. “Nessuno,” rispondono, se sono Karl Lagerfeld, oppure, “Ma no, che rimorsi!” dicono, se sono più familiari al suono della risata umana. “Tutto quello che ho fatto mi ha reso ciò che sono,” aggiungono, per spiegare che tutto accade per una ragione e quindi non possono esistere rimpianti. Sì, tutto ciò che hai fatto ti ha reso quello che sei, ma chi sei? Uno che vive in una valle di lacrime? E se tutto quello che hai fatto ti ha reso uno che sta scontando un lungo soggiorno in un ospedale psichiatrico? Giusto per fare un esempio.

Pubblicità

Il rimorso è ciò ci separa dalle celebrità, questo è il motivo per cui dovete tenervelo stretto, ricordare costantemente i vostri fallimenti, e assicurarvi di continuare a svegliarvi sudati nel cuore della notte, con la fronte appiccicosa mentre ricordate di quella unica, totale stupidaggine che avete detto in una stanza piena di gente sette anni fa. Una stanza piena di persone abbastanza fiche da non dire nulla in una stanza piena di persone fiche. Fiche nel loro silenzio. E poi c’eravate voi. Tenete a mente la paura. Tenete a mente l’orrore di tutte le cose più tristi che avete mai fatto, le opportunità che avete buttato via, gli amori che avete gettato al vento, i bambini che avete tormentato alle elementari e che probabilmente sono in terapia da allora, anche se non ne siete certi perché nessuno li ha più rivisti. Dovete continuare a sentirvi un vero schifo per aver fatto tutto questo.

Non provate nemmeno a emulare l’innaturale sicurezza di qualcuno come Tony Blair, di cui è nota la dichiarazione che non sa cosa sia la retromarcia. Gente, lui sì che ha fatto marcia indietro, eccome. L’uomo che è passato dall’essere un politico di sinistra ambizioso a uno psicopatico che è stato spinto in guerra dalla voce di Dio—cosa che va bene solo se sei Giovanna d’Arco, ma lei aveva un cavallo.

I miei rimorsi vivono dentro di me come coltelli. Mi affliggono nei momenti di debolezza e accarezzano i miei punti più indifesi nella notte, rendendoli ancora più vulnerabili. Vi dirò il mio più grande rimorso. Non ha a che vedere con lo stupro o l’omicidio, che sarebbe senza dubbio peggio. Non ho fatto niente di tutto questo. Non ha a che fare con il tradimento della fiducia di qualcuno, cosa che probabilmente ho fatto. (Di sicuro.) Non è una crudeltà verso chi mi amava. Non c'entra nulla il fatto che ho mollato l’università non una, ma due volte.

Pubblicità

(Nello stesso dipartimento, nella stessa università—ok, mi scuso ufficialmente con il dipartimento di portoghese del King’s College di Londra. È stato carino da parte vostra ammettermi al vostro corso di laurea considerando che non sapevo una parola di portoghese, ed è stato ancora più carino farmi accedere al master quando ancora non mi ero nemmeno laureata, considerando che mi ero trasferita a Hong Kong per lavorare in una soap opera davvero orribile per un anno, per poi tornare a Londra e frequentare un altro corso di laurea serale per anni. Ho cercato di lavorare nella pubblicità per poi ritrovarmi a piangere durante la pausa pranzo, cosa non bella da vedere se fai la receptionist, e poi ho deciso di frequentare un master part-time in studi sul Portogallo e l’Africa, senza essere mai stata in Africa. Questa idea è durata più o meno otto settimane, finché ho realizzato quanto dura fosse avere un lavoro e contemporaneamente dover leggere un’enorme quantità di libri di storia in una lingua che comprendevo solo parzialmente. Inoltre non avevo nemmeno pensato a come avrei pagato le tasse, motivo per cui ho mollato di nuovo, prima che si accorgessero del debito. Giusto perché lo sappiate, i miei genitori mi hanno chiamata Sophie perché in greco significa “conoscenza".)

Il mio più grande rimorso non è nessuna di queste cose. Il mio più grande rimorso è—scriverlo mi fa sentire un po’ male dato che i miei genitori al momento stanno a casa mia, visto che domani è il mio compleanno, quindi chiunque deve essere dolce con me come se avessi 12 anni, ma leggeranno questo articolo e alla fine tutti mi odieranno, OH MIO DIO.

Pubblicità

Fanculo. Una volta, quando avevo circa 18 anni, sono andata a passare la notte in paesino sul mare con un ragazzo che aveva un paio d’anni più di me. Era fantastico. Prendemmo una stanza in questo piccolo bellissimo bed & breakfast, gestito da una famiglia locale, che ci indicò un bel pub in cui bere un drink. Ne bevemmo molti più di uno. Poi tornammo verso la pensione, abbastanza sbronzi. Trovammo un libro degli ospiti in cui i dolci e gentili ospiti precedenti avevano scritto delle cose adorabili su questa famiglia amorevole e sulla loro piccola casetta carina vicina al mare. Tutte queste note raccolte negli anni dai visitatori, che sottolineavano la gentilezza dei padroni di casa, la comodità delle camere da letto, la bontà della colazione.

Una coppia era andata addirittura oltre. Avevano disegnato se stessi mentre passavano una bellissima giornata al B&B. Per disegnare tutto ci erano voluti senza dubbio degli anni, dato che la moglie aveva rappresentato tutta la loro attrezzatura per le escursioni. Pretestuosi, adorabili zainetti. Disegnato davvero bene e così di recente che la pagina a fianco era ancora bianca, ma pronto a restare lì per anni e anni.

Motivo per cui ancora oggi non capisco perché io abbia scritto, a grandi lettere maiuscole, “SOPHIE E **** SONO STATI QUI E SIAMO COSÌ SBRONZI MERDA PALLE FICA FANCULO FANCULO FANCULO.” Non sono sicura di cosa ho scritto poi, ma la frase aveva già occupato la maggior parte della pagina bianca—proprio sul retro dello splendido disegno.

Pubblicità

(Ora che trascrivo la frase per la prima volta nella mia vita, improvvisamente mi è chiaro dove ha trovato le sue radici lo stile narrativo dei miei articoli.)

Quindi. Questo è il motivo per cui avete bisogno dei rimorsi. Se non stessi ancora rimpiangendo quell’atto, sarei potuta diventare una persona a modo, che si sarebbe seduta e sarebbe rimasta a guardare la TV ogni sera, felice del suo status quo. Invece, passo almeno un momento di ogni giorno tormentata dal senso di colpa e dalla vergogna e dall’odio verso me stessa. Tutto questo mi stimola a lavorare più duramente, per redimermi in qualche modo.

O perlomeno è quello che mi sono detta dovendo pensare a un soggetto per questo articolo. Ma inizio a pentirmene. Il fatto è che non so perché ho rovinato il loro libro degli ospiti, e non sarò mai in grado di convivere con la colpa. Non c’è nessuna battuta di chiusura a questo articolo. Ciao.

Altri consigli di Sophie: 

Le tacche sulla testiera non significano nulla