Il desiderio è tra le sensazioni e i sentimenti umani più complessi da mettere su pellicola. Eppure Jo Bogaerts, un fotografo belga di 38 anni che vive a Gent, ha dedicato una gran parte dell’ultimo anno e mezzo proprio a realizzare questo progetto. Il risultato della sua esplorazione è una serie di scatti crudi e senza filtro, ora raccolti in Desire. “Anche la fotografia è una forma di desiderio visivo,” suggerisce Bogaerts. “Prova a rendere immortale qualcosa che altrimenti rischia di scomparire in tutta fretta.”
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Nell’opera, cominciata durante l’estate del 2020, Bogaerts cerca di portare e rappresentare le fantasie stesse dei soggetti—tra kink e fetish—all’interno dei ritratti fotografici. Le sessioni di solito durano tra le quattro e le cinque ore, e iniziano con un lungo colloquio durante il quale le persone fotografate gli confidano sia i loro desideri che quel che accade quando vengono soddisfatti.Per catturare la personalità dei soggetti e la loro intimità, Bogaerts preferisce incontrare le persone nelle loro case, dove si sentono a proprio agio. Questa scelta permette di ottenere risultati diversi in ogni occasione, risultati “sui quali io non ho assolutamente alcun controllo,” come spiega Bogaerts.
Con lo stesso spirito e disposizione ad abbandonare ogni forma di controllo, Bogaerts non cerca di prevedere prima del tempo, o allestire, le scene che fotografa. Sono le persone ritratte a decidere se vogliono essere riprese (mezze) nude e quali elementi o tematiche preferiscono vengano rappresentate.“Non c’è alcun bisogno che siano cose particolarmente assurde,” rimarca Bogaerts. “La prima persona fotografata ha voluto ritrarre il concetto di sottomissione. Era un qualcosa che desiderava da tutta la vita, ma non era mai riuscita davvero a farne esperienza.” Un altro soggetto, una coppia sposata, ha chiesto di essere ritratto in una relazione extraconiugale. Una donna ha voluto riscoprire il contatto con la propria sessualità dopo un intervento di ricostruzione del seno, e un’altra persona ancora ha voluto mostrare il proprio desiderio nei confronti di partner con cui ha una relazione a distanza.
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Il procedimento è “semplice, ma davvero molto intenso,” racconta Bogaerts, e richiede che il fotografo e i soggetti rappresentati sviluppino molto in fretta un profondo legame di fiducia. “Durante le conversazioni preliminari, mi sono reso conto che la quasi totalità delle donne coinvolte aveva subito qualche forma di aggressione o molestia dagli uomini,” spiega. Molte di queste persone si sono aperte e hanno raccontato le loro storie, cosa che ha reso il lavoro molto più personale di quanto previsto e di quanto Bogaerts si aspettasse. “Per questo, quando fotografo una persona cerco di essere sicuro si senta a proprio agio dall’inizio alla fine della sessione,” conferma.
Bogaerts cattura i suoi scatti grazie a una macchina fotografica analogica che ha ricevuto come regalo da una coppia che lui e la sua ragazza hanno incontrato durante un viaggio. Affascinato dalla fragilità dell’apparecchio e dalla mancanza di una gratificazione istantanea in questo tipo di processo di sviluppo, Bogaerts ha deciso di usare in questo progetto la pellicola, proprio per rispecchiare il fortissimo desiderio che precede sempre la visione dei risultati finali degli scatti.“Alla fin fine, non sai mai come andranno le cose durante gli scatti,” chiarisce Bogaerts. “In più, le immagini possono essere ingannevoli. Raramente combaciano con il tema che avevamo individuato all’inizio del percorso.”
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