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Sono andato a tutti gli eventi del Fuorisalone per vedere quanta roba sarei riuscito a scroccare

Se al Fuorisalone non ci andate per il "design", ma per scroccare stuzzichini e soprattutto alcol, avete trovato la vostra guida: ho passato una serata in giro per Milano nel tentativo di accaparrarmi quanta più roba possibile completamente gratis.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Foto di Marco Siracusano.

Non ho mai avuto particolare interesse per l'arredamento e il design, fondamentalmente perché non li capisco. Le mostre e gli showroom mi fanno lo stesso effetto dei sali di litio: solitamente me ne sto in piedi, in silenzio, cercando di fingere comprensione e mantenere lo sguardo sugli stessi oggetti di cui parlano gli individui che mi circondano.

A fronte della mia totale incapacità nel provare interesse per le caratteristiche ergonomiche ed estetiche dei suppellettili, ho però un talento quasi trascendente per gli inserimenti nelle mischie per arraffare tartine e alcolici. E il Fuorisalone di Milano sembrava il banco di prova perfetto per questa mia capacità.

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Ho dunque deciso di passare un'intera serata in giro per Milano, elemosinando stuzzichini, bevande, e vivendo senza denaro sulle spalle della società, prendendo come pretesto l'intenzione di redigere una guida immersiva allo scrocco durante la Milan Design Week. Quella che segue è la cronaca del mio esperimento.

Esco dall'ufficio alle 18, e raggiungo la stazione di Porta Genova, dove mi sta aspettando il fotografo. Abbiamo deciso di partire dalla zona di via Tortona, il ganglio spinale hipster del Fuorisalone, perché è la più vicina. La via è percorsa da una fiumana di gente che si muove fra le esposizioni o si raggruma fuori dai negozi e i locali. Ogni cinque metri una ragazza immagine cerca di appiopparti volantini e omaggi per serate o mostre.

Mentre tentiamo di captare per osmosi quali siano le esposizioni da cui iniziare a scroccare, ci passa accanto un ragazzo vestito da apicoltore con una cassa stereo e un cartello fissati alla schiena.

Ci chiede se vogliamo seguirlo per provare una cosa da bere.
"È gratis?"
"Certo!"
"Ok, veniamo."

Lo seguiamo fino a un piccolo negozio in cui è stato allestito un bancone con degli shottini e ingurgitiamo rapidamente la nostra razione servita in bicchierini da sciroppo. La ragazza che ce l'ha offerta ha letto lo sciacallaggio nei nostri occhi, ma prova a utilizzare l'assaggio per portare a termine una transazione. Confermata la possibilità di una sola consumazione a persona fuggiamo, lasciandoci dietro una nube di miseria.

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Pochi metri più in là notiamo una fila fuori dal negozio di un'azienda che sviluppa prodotti per smartphone e simili. Sentiamo odore di cibo, quindi entriamo. Al centro della piccola saletta, una commessa sta spiegando ai presenti il funzionamento di un microonde telecomandabile attraverso il proprio tablet. Solo un uomo bolso e stempiato la ascolta veramente; gli altri "clienti" sono tutti rivolti verso il fondo del negozio, dove un cameriere rifila prosecco e tartine a ogni mano che si protende verso di lui. Una ragazza cerca di infilzare su uno stecchino quanti più cubetti di pasticcio di carne e riso, mentre una sua amica tenta di fare blocco e sedare la mischia.

Dopo aver ricevuto la nostra porzione compiamo un semicerchio verso uno degli scaffali, fingendo di commentare l'importanza evolutiva di un sensore che ti aggiorna ogni 15 minuti sui parametri vitali delle piante grasse. Dopodiché torniamo in fila per arraffare altra roba.

Teoricamente potremmo restare nel negozio fino all'esaurimento del buffet, ma per dovere di cronaca decidiamo di continuare il nostro giro. Ci spostiamo quindi più avanti, e facciamo due chiacchiere con dei ragazzi che stanno parlando di una mostra. Ci sembra che abbiano menzionato la possibilità di ricevere della zuppa alla fine del percorso.

"Sì, più avanti, negli spazi della Torneria. È una specie di esperienza sensoriale: in una stanza ti danno dello zucchero che ti scoppietta in bocca e vogliono che guardi fisso un pannello con delle luci, per richiamare l'effetto della pioggia. In fondo invece puoi decidere di guardare l'installazione sorseggiando della zuppa."

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Raggiungiamo la mostra, e avviciniamo una delle guide.

"Mi scusi, è qui che danno la zuppa?"
"Ehm… sì. Cioè… in realtà questa sarebbe una mostra."
"Sì, sì. Noi ovviamente siamo qui per il design… ma dove dobbiamo chiedere la zuppa?"

La guida ci indica l'entrata con espressione schifata, dopodiché si allontana controllando di avere ancora il portafogli.

L'interno somiglia a una specie di intestino in legno che si ripiega a spirale su se stesso, fornendo l'accesso ad alcune salette espositive. Nella prima c'è un'auto che provocherebbe una polluzione a Nunzio, il carrozziere del mio paese appassionato di auto morigerate e Disco Storia.

Nelle altre sono appese ai muri tutta una serie di oggetti che non riesco bene a identificare. Fisso per svariati minuti un pannello con una specie di gong al centro che vibra e si illumina. Sono quasi al limite dell'attacco epilettico, quando il fotografo mi prende per un braccio e mi ricorda il motivo per cui siamo lì: ingurgitare alimenti gratuiti.

Saltiamo a piè pari il resto della mostra e arriviamo agli spazi sensoriali. Nel primo ci viene data una fialetta di zucchero in cristalli, come ci era stato promesso. Ci godiamo l'afflusso di cibo omaggio senza degnare di uno sguardo il pannello con la pioggia, e ci spostiamo nell'ultima sala.

Al centro di questa è posizionato un cilindro del diametro di un metro e mezzo, su cui è proiettata una mappa della terra che sembra galleggiare su una sorta di liquido. L'esperienza sensoriale è arricchita da una scodella di cartone riempita di quella che credevamo zuppa, ma che in realtà è brodo di gallina. Ed è pure poco.

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Delusi e amareggiati usciamo dal complesso con la sensazione di aver sprecato tempo. Percorriamo via Tortona, e raggiungiamo la vetrina di un negozio di mattonelle dove vediamo alcune persone che bevono del vino. Entriamo di prepotenza, ma scopriamo che la bottiglia è appannaggio esclusivo delle commesse.

Fingiamo di essere dei mercanti di ardesia per generare un po' di cameratismo, ma non ci viene offerto niente

Proseguiamo quindi sul lato opposto, ma troviamo soltanto negozi senza cibo. Ma non l'hanno capito che è il Fuorisalone? Alla fine capitiamo in un locale dove alcuni ragazzi hanno allestito una degustazione di salse. Arraffiamo un mucchio di crostini e ci spalmiamo sopra quanta più purea di fagioli e lenticchie possiamo. Purtroppo dopo un po' le bariste, vedendo che non accompagniamo i crostini con nessuna ordinazione al bancone, cominciano a guardarci in cagnesco.

Tornando indietro incontriamo una ragazza che ci offre due omaggi gratuiti per una serata a cui si deve partecipare vestiti da animali. Quando le chiediamo di fare una foto accetta solo se acconsento a mostrare il mio lato animalesco: quindi addenta il bracciale omaggio e mi intima di fare lo stesso. Io fingo di essere animalesco, ma in realtà provo a capire se il bracciale è commestibile.

Decidiamo quindi di lasciare via Tortona, non prima di aver inanellato un'altra serie di prosecchi e stuzzichini.

Il nostro tasso alcolemico non è ancora sufficiente, e siamo un po' stufi di pasticci mignon. Le nostre possibili destinazioni sono Brera o Lambrate.

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Mentre veniamo via ci fermiamo a parlare con Beatrice e Giorgia, due ragazze immagine che sponsorizzano una serata, per farci consigliare la prossima tappa dello scrocco.

"Noi durante i primi giorni abbiamo scroccato alla grande. Fra Brera e Moscova abbiamo mangiato come animali."

Decidiamo quindi di emularle, e di raggiungere la zona di Brera. Prima però facciamo una rapida escursione in via Vigevano, dove individuiamo un altro carrello di omaggi. Purtroppo hanno appena finito la scorta, e dobbiamo accontentarci di due bottigliette d'acqua che ci vengono elargite da alcune promoter vestite da angeli.

Entriamo in un altro "temporary store", ma non appena sentiamo i rumori delle casse e degli scontrini ci dileguiamo rapidamente. Arriviamo in Brera alle 20:10, e cominciamo a girare a vuoto in cerca di esposizioni con buffet. Ci imbattiamo solo in normali locali a pagamento e gallerie che espongono mobili senza regalare niente.

Disperati chiediamo consiglio ad alcuni avventori per capire se siamo stati ingannati. Un tizio ci conferma che non siamo in una zona buona: "Io sono riuscito a rimediare solo una tartina, e questo cappello."

Poi prosegue con una teoria sullo scrocco basata sul censo: "Da queste parti sono solo i ricchi che scroccano. Sono tutti eventi con invito quelli in cui mangi veramente: se non sei uno che conta e non hai l'invito non scrocchi un bel niente."

Ci indica però la ragazza da cui ha ricevuto il cappello, e riusciamo a portare via almeno un gadget gratuito.

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Poco più avanti troviamo un'oasi inaspettata: uno stand a forma di liquirizia che regala dolci. Ci accodiamo alla processione dietro a una ragazza con un tailleur elegante e un'enorme borsa di Prada, che parla a voce alta con l'auricolare e guarda tutti dall'alto in basso.

Quando arriva il suo turno, però, si fa riempire il sacchetto come tutti: segno inequivocabile che lo scrocco è un'attività che coinvolge trasversalmente tutta la società durante il Fuorisalone. Noi riusciamo ad agguantare delle liquirizie, un sacchetto di confetti, un po' di orsetti gommosi, e uno spumone. Che compongono le portate della nostra cena

Mentre finiamo di mangiare continuiamo a girare senza meta. Arriviamo così in via Solferino, dove entriamo per caso all'interno di un salone in cui sono esposti alcuni divani a forma di scoglio. O almeno è quello che mi sono sembrati.

L'intento era quello di sedersi e riposare per un po', ma non appena entriamo ci accorgiamo della presenza di un bancone con succhi di frutta, spumante e birre. Prendiamo due lattine e finiamo praticamente tutte le patatine e il mais salato dell'aperitivo.

Rincuorati dalle birre continuiamo a cercare altre esposizioni con cibo, ma il ragazzo di prima aveva ragione: il 90 percento dei posti che offrono buffet sono accessibili solo con invito. E sono avamposti da accattoni seri: affacciandoci oltre i cordoli fissiamo affamate orde di ricconi che si sbafano torte salate e vinelli bianchi a profusione.

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Prendiamo in considerazione l'idea di andarcene, ma sulla via verso la metro troviamo una piccola gastronomia che espone dei quadri dove riusciamo ad arraffare altre tartine.

Lungo la stessa via sono sparse una mezza dozzina di cartomanti armate di banchetto e candele. Dopo averci visto fotografare e intervistare un po' di gente, una di loro ci chiede di avvicinarci.

Mi offre di farmi le carte per cinque euro, ma quando le spiego che sono un giornalista e che sto testando la possibilità di vivere al Fuorisalone senza denaro, propone una consulenza gratuita. "Almeno mi fai un po' di pubblicità."

Scelgo sei carte. Quello che segue è il resoconto del monologo che la mia lettura gratuita dei tarocchi ha comportato:

"Eh bello sei fortunato! Quest'anno ti fai dei viacci… tanti viacci. Andrai in un luogo esotico. Poi avrai un amore erotico e un lavoro che ti porterà denaro e fama, ma dovrai uscire un po' di carattere. Sei fortunello bello caro… mancia meno però. Poi vediamo… sì. Farai pace con un amico che non vedi da tanto tempo."

Tutto questo lo soffia fuori in meno di 15 secondi, poi mi dedica una breve canzone e mi chiede se voglio un'ultima profezia. Quando le chiedo previsioni sulla mia serata di scrocco, lei mi mette sotto il naso una carta con un tizio a un tavolino che beve del vino, "Il Bagatto", e mi dice che sì, sarei riuscito a sbroccare ancora. "Bravo, adesso vai però."

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La sua campagna di marketing ha funzionato, perché dietro di me ci sono un paio di ragazze che aspettano di farsi leggere le carte. Rincuorato da quella previsione, decido insieme al fotografo di spostarmi a Lambrate.

Lungo la strada, però, alcuni ragazzi ci dissuadono. "Lambrate è il posto migliore dove mangiare e bere gratis durante il Fuorisalone, noi ci siamo fatti tre giorni interi di aperitivi. Ma ormai è tardi: chiude tutto alle nove. Dovevate prima andare lì, e poi farvi via Tortona e infine Brera. Qua è il posto dove si scrocca di meno."

Disperati, chiediamo aiuto. Ci dicono di provare a raggiungere piazza Affari, dove a quanto pare ci sono degli stand che offrono da bere gratis. E così facciamo.

Arrivati in piazza, notiamo che è stato allestito una specie di luna park. Al centro della piazza c'è un autoscontri. Passano talmente tanti pezzi dei Corona che sento gli anni Novanta salirmi lungo la colonna vertebrale.

Fortunatamente i ragazzi incontrati a Brera avevano ragione: in piazza Affari ci sono due stand che rifilano alcolici gratis. Ce li ripassiamo più volte, fino al punto in cui il giro sugli autoscontri ci appare come una luminosissima prospettiva.

Non avendo neanche un euro, però, dobbiamo convincere il ragazzo dei gettoni a farci fare un giro omaggio. "Accetto solo se ti prostri e mi nomini imperatore," mi dice lui. Poi si mette la giacca in testa e si fa ritrarre mentre mi regala un gettone.

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La mia devozione è tale che si commuove: "Te ne sei guadagnati tre di gettoni, zio. Tieni!"

Ogni volta che finisce un giro c'è una specie di selezione naturale composta da scatti repentini e spintoni per accaparrarsi le macchine libere. Io ho i riflessi comprensibilmente rallentati, quindi al terzo tentativo a vuoto corrompo un ragazzo spagnolo offrendogli un gettone pur di farmi fare un giro. Chiedo al fotografo di salire con me, ma lui decide di lasciarmi perdere la dignità da solo.

L'autore che si diverte gratis.

Visto che ormai non ha senso andare a Lambrate, e che sta per passare l'ultima metro, decidiamo di mettere fine all'esperimento.

Considerato l'errore delle tappe invertite, devo dire che tutto sommato ho scroccato con una buona continuità. Mettendo insieme svariati prosecchi, cinque birre, due bottigliette d'acqua, qualche liquore, innumerevoli crostini e tartine, dolci assortiti, una fialetta di zucchero in cristalli e una scodella di brodo di gallina. Più una lettura dei tarocchi e un autoscontro gratis.

Potenzialmente, nella scala Likert degli accattoni—che va da uno a Dan Harrow—è un 7,5. Considerando l'offerta del Fuorisalone.

Quello che ho imparato dopo la fine di questa esperienza, è che se volete accattonare in giro per il Fuorisalone è opportuno dividere la città in settori—come le zone di sbarco dell'Operazione Overlord—e pianificare gli spostamenti in base agli orari degli eventi. L'offerta è prevalentemente composta da normali stuzzichini da catering per matrimoni e comunioni, ma in effetti l'alcol non manca. Se riuscite a far collimare tutto, sarete in grado di ubriacarvi e sfamarvi gratis senza problemi.

Così potete risparmiare i soldi per i vostri viacci. Se non siete me.

Segui Niccolò su Twitter: @NCarradori