Ho chiesto agli anziani che hanno occupato il centro come si fa resistenza oggi
L'occupante Annamaria Caterina. Tutte le foto dell'autore. 

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Ho chiesto agli anziani che hanno occupato il centro come si fa resistenza oggi

"Noi non abbiamo niente da insegnare, se non che quel lucchetto che abbiamo rotto è un simbolo di speranza e di libertà."

Dal 2 luglio una settantina di anziani e anziane ha occupato il centro anziani di Tomba di Nerone, quartiere a nord di Roma, sulla via Cassia.

La tensostruttura occupata aveva ufficialmente carattere di temporaneità, ma di fatto sono vent’anni che viene utilizzata dagli iscritti nonostante le condizioni fatiscenti e la promessa di una nuova sede il cui completamento sembra ancora lontano.

La notizia dell'occupazione ha giustamente suscitato molto clamore anche fuori dai confini del Grande Raccordo Anulare. In un momento storico in cui tantissimi giovani hanno difficoltà a lottare per i propri diritti—o magari non ne hanno voglia—vedere un agguerrito gruppo di ultraottantenni rompere il lucchetto apposto dal Comune e riprendersi i proprio spazi è un’immagine senza precedenti.

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Per questo, in vista delle lotte che ci aspettano, sono andato a Tomba di Nerone a chiedere consigli agli anziani occupanti in tema di disobbedienza civile.

Giuseppe.

GIUSEPPE, PRESIDENTE DEL CENTRO

VICE: Perché avete occupato?
Giuseppe: Ti fermo subito. Questa non è un’occupazione: ci siamo ripresi casa nostra.

Lei ha l'impressione che noi giovani non abbiamo voglia di protestare o rivendicare quello che ci spetta? Lo chiedo a lei perché voi invece non vi siete fermati.
Oggi gli schemi della società sono saltati e la generazione più penalizzata è la vostra. Quando la politica non riesce a essere né risolutrice né propositiva sulle esigenze dei più giovani, vuol dire che ha fallito.

Per esempio, perché oggi è molto sentito il problema degli anziani? Ieri i figli erano il bastone della vecchiaia, oggi il bastone della società e della famiglia è l’anziano, perché sopperisce economicamente alle istituzioni, preoccupandosi del sostentamento e delle bollette.

Lo striscione del centro anziani occupato sulla via Cassia. Foto di Melania Andronic.

Noi non abbiamo niente da insegnare, se non che quel lucchetto che abbiamo rotto è un simbolo di speranza e di libertà. Non è un lucchetto che abbiamo tolto io, Pino o Peppe, è la catena spezzata per rendere libero ciascuno di noi. Noi ci ribelliamo non solo per il centro anziani, ma per la nostra libertà di essere anziani vicini ai giovani. Se ci fermassimo solo al gesto, non avremmo tutta questa rilevanza.

E ora che intenzioni avete?
Siamo andati a un consiglio di circoscrizione in 70, tutti uniti. Tomba di Nerone è una famiglia, dove ci conosciamo tutti. Restiamo qui aspettando che la politica dia una risposta non a noi, ma a tutta la società. Non è un fatto singolo, se ci si ferma alla vicenda del centro non si coglie la valenza della nostra lotta.

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Annamaria Caterina.

ANNAMARIA CATERINA, 86 ANNI

VICE: Salve Annamaria, come sono le sue sensazioni di occupante oggi?
Annamaria Caterina: Abbiamo fatto tanto per questo centro, per questo ho sofferto quando lo hanno chiuso. Non è solo un centro anziani, per me è un centro culturale. Davvero volete vedere gli anziani da soli e malinconici ai giardinetti? È giusto che socializziamo!

Qual è la sua storia "di proteste"?
Io ho lottato per decenni. Ho fatto tutte le lotte—"lotta dura senza paura"—il ’68, l'aborto, il divorzio, il diritto di famiglia, per i diritti degli N.N, per il superamento del delitto d’onore. Ho un quadro di Che Guevara e Berlinguer fatto da mio marito a casa. Ah, quanto m’è dispiaciuto quando hanno sciolto il PCI.

Noi qui non siamo politicizzati, ognuno ha le sue idee e spesso nemmeno ne parliamo tra noi, però tutti sanno come la penso io, con la politica ce sguazzo dentro.

Lo striscione originario dei primi occupanti di lunedì. Foto di Melania Andronic.

Cosa consiglia a un giovane d’oggi che si vuole ribellare?
Noi abbiamo lottato per 40 anni sperando di avere un futuro e abbiamo ottenuto l’emancipazione, voi manco ce l’avete un futuro. Forse è pure colpa della tecnologia, della morte dei mestieri. Non voglio mettermi in cattedra però, ma te le ricordi le Catilinarie? "Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?"

Posso farle una foto?
Come sto? Dai fammela, però te ne avrei data una mia bellissima di quando ero giovane. Mica vengo bene in foto ora.

Fernando e Carlo.

FERNANDO, 83 ANNI, E CARLO, 80 ANNI

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VICE: Vi aspettavate tutta questa attenzione mediatica?
Fernando: Ci ha sorpreso e ne siamo felici, soprattutto perché così dimostriamo la nostra forza di volontà a chi ci ha messo i bastoni fra le ruote in questi anni. Sappiamo chi sono, ma qua non vengono mica a metterci la faccia. Non avete idea di cosa fosse questa struttura prima che ci facessimo i lavori.

Cosa rappresenta per voi il centro?
Carlo: Per noi è l’unico punto di ritrovo, dove poter fare una partita a carte e stare con gli amici. Negli anni tra l’altro abbiamo fatto diversi lavori di miglioramento alla tensostruttura, approvati da noi in assemblea e pagati a nostre spese.

Com’era la struttura prima dei lavori?
D’inverno era impossibile starci: faceva freddissimo, ci pioveva dentro… avevano addirittura messo dei funghi col cherosene, per nulla sicuri. Sono orgoglioso di questo atto di forza che abbiamo fatto, anche se speriamo finiscano presto di realizzare il nuovo centro di via San Felice Circeo.

Cosa farete i prossimi giorni?
Rimarremo qui finché possiamo: questo posto ci appartiene. Anche quando partiremo per le vacanze [scherza Fernando, dicendo che lui può scegliere tra casa al mare e casa in montagna] qualcuno rimarrà a presidiare.

Giacomo.

GIACOMO ("FAMO CHE SONO DEL '28")

VICE: Quando avete deciso di occupare?
Giacomo: Fosse stato per me sai da quanto avrei tagliato quella catena che abbiamo rotto l’altra sera? Dal primo giorno che ce l’abbiamo trovata. Qui era come una stalla che però risultava a norma, invece quando abbiamo fatto dei lavori di miglioramento con il nostro contributo, lo hanno dichiarato inagibile. Ba'.

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Cosa si sente di consigliare a un giovane che vuole protestare?
Se hai la ragione dalla tua, agisci e basta. Però finché ci sono i nonni a campare i nipoti, non lo so mica se i giovani si ribellano.

Io a vent’anni ho fatto il contadino, ho portato le pietre in cantiere. Forse vi abbiamo viziato troppo, non volete fare lavori umili e nemmeno volete badare ai vostri anziani, e siamo sempre più soli.

Stella.

STELLA, 74 ANNI

VICE: Senta Stella, ma qual è la vostra forza?
Stella: Siamo uniti. La nostra forza è la compattezza, e questo forse non va giù ai piani alti. Non dobbiamo sparpagliarci a destra e a sinistra ma fare massa. Sarà banale, ma l’unione fa la forza.

La vostra lotta ha colpito tutti, perché?
Non potevamo fare altro. E dovreste prendere esempio da noi, perché pure a voi giovani chi ce pensa? Nessuno.

FIRENZE

VICE: Qual è la vostra giornata tipo al centro?
Firenze: Veniamo a giocare a carte e a chiacchierare, per non sentirci soli. È la nostra seconda casa e abbiamo cercato di migliorarla: prima se dovevi fare pipì dovevi andare dietro gli alberi, se pioveva te ne dovevi tornare a casa. D’estate era un forno crematorio e d’inverno sembrava di stare in montagna.

Vi sentite lasciati soli dalle istituzioni?
Embè. Speriamo che non ci chiudano di nuovo, tu dici che ce lo chiudono di nuovo il centro?

Be', speriamo di no! Senta, secondo lei i giovani d’oggi dove sbagliano?
Se a 40 anni stai ancora a casa de tu padre, che stai a fa?

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Ernesta.

ERNESTA

Ernesta: Non te lo dico il mio nome perché è brutto.

VICE: Ma no signora, non si vergogni.
Ernesta. Mio padre mi ha chiamato così perché un suo compagno d’armi si chiamava Ernesto, e adesso mi ritrovo con questo nome.

Essere donne in Italia non è facile.
Le donne lavorano dentro e fuori dalla casa, non è mai stato facile essere donne, nemmeno oggi lo è.

Qual è il suo consiglio per una ragazza di oggi?
Rendersi indipendente e libera. Sempre.

Capito?

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