Abbiamo parlato con Anonymous Italia dell'attacco al SAP
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Abbiamo parlato con Anonymous Italia dell'attacco al SAP

Abbiamo cercato di distinguere le voci del rumore di fondo generato dall'attacco di #opitaly al Sindacato Autonomo di Polizia.

L'altro ieri si è levato il boato di una creatura mitologica, una bestia chimerica dalle radici antiche e dal futuro incerto. Il suo luogo di nascita è perso tra mille scartoffie piene di numeri, proclami e dati sensibili; le sue tappe importanti sono poche e ben distinte: il copyright, i soldi, poi il Movimento 5 Stelle. Il suo nome splende di mille luci e proietta altrettante ombre e tremiamo all'idea di doverlo scrivere: Anonymous.

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La sostanza è molto semplice: l'altro ieri un gruppo di attivisti che opera col nome di Anonymous—nello specifico, #opitaly—ha caricato le catapulte e ha attaccato il sito del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), defacciandolo e rendendo pubbliche informazioni sensibili. I motivi dell'attacco sono tristemente noti: le dichiarazioni del SAP in seguito all'assoluzione delle personalità coinvolte nel caso Cucchi non sono andate giù a moltissimi, e Anonymous Italia si è mobilitata di conseguenza.

Prima di parlare dei fatti, ovvero delle informazioni pubblicate l'11 novembre, vogliamo cercare di capire cos'è Anonymous Italia. L'argomento è ben più spinoso di quanto sembri, perché è figlio di un'identità proveniente da molto lontano: anonymous è prima di tutto il termine utilizzato per definire l'utente di una imageboard, più conosciuta come *chan—dove l'asterisco è sostituito da prefissi di vario tipo. Vita, morte e miracoli delle imageboard li lasciamo a Wikipedia e cerchiamo di essere un po' più concreti. Ci basta sapere che ogni imageboard, per sua natura, crea una sorta di ghetto culturale fatto di persone che si chiamano tutte allo stesso modo ('anon', proprio per il fatto che, per standard, ogni contenuto inserito in un chan è anonimo), parlano spesso delle stesse cose e vivono lo stesso tipo di immaginario collettivo.

Una auto-segregazione di questo tipo porta gli anon a comportarsi come uno sciame, generando reazioni piuttosto classiche a qualunque invettiva possa essere rivolta al gruppo. Nasce così un tipo di attivismo online piuttosto anomalo, perché portato avanti da un gruppo che non ha nomi, leader o obiettivi precisi e che reagisce a stimoli di interesse comune: il copyright, i soldi e anche il caso Cucchi. Le radici di questi movimenti godono, all'estero e in particolare negli Stati Uniti, di ottima salute. Gli italiani non potevano chiedere di meglio quando l'eco di una militanza sociale di questo tipo è arrivata anche da noi.

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le dichiarazioni del SAP sulla sentenza Cucchi non sono andate giù a moltissimi, e Anonymous Italia si è mobilitata di conseguenza

Nasce così Anonymous Italia: figlia dell'attivismo politico militante, del malcontento generale, di orfani di imageboard italiane o in generale di persone che "vogliono dare una mano." Per capirne qualcosa in più siamo andati sul loro canale IRC, #italy, e abbiamo parlato con un po' di persone. L'atmosfera era piuttosto rilassata, alcuni erano "assenti perché sono a riposarsi dopo la nottata di ieri", dice un anon (munito di nickname) del canale. Dopo qualche minuto ci consigliano di aprire un pad con le nostre domande e attendere che una parte di attivisti visioni il contenuto e proponga le risposte. L'amministratore del canale ci contatta in privato e ci dà la sua disponibilità a rispondere a qualche domanda, premettendo chiaramente che quella sarebbe stata la sua opinione, che non doveva, necessariamente, coincidere con quella di Anonymous Italia in generale.

Anonymous è una realtà vasta ed eterogenea. Spesso le iniziative portate avanti con un nome collettivo sono, nella pratica, eseguite da nuclei ristretti. "È vero, in anon ci sono numerosi sotto-gruppi, ma l'attacco [al SAP] non è stato fatto da un piccolo gruppo," dice l'admin. "Quando si presenta l'occasione si forma un piccolo nucleo di persone interessate a portare avanti un'iniziativa, questo gruppo sviluppa un'idea, la propone e se viene approvata dalla collettività del chan viene confermata e viene nei fatti eseguita da un sotto-gruppo allargato."

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Se inizialmente pensavamo che l'iter per una operazione fosse pressoché istintivo e immediato, alla luce di questa sorta di protocollo ci siamo subito chiesti quanto lavoro ci fosse stato dietro l'attacco al SAP: "Riguardo questo attacco c'è stata una imprecisione dei media: il nostro era il quarto o quinto attacco al SAP; non il secondo. Il grosso del tempo lo abbiamo passato a pulire e a pubblicare i dati raccolti."

E ancora, "Ovviamente, per quanto si cerchi di mantenere un bilanciamento, siamo sempre trascinati da una qualche tendenza politica, ma l'operazione contro il SAP è un modo per sostenere la famiglia Cucchi; non è figlia di un 'progetto' più grande."

Anonymous ha pubblicato pacchetti di dati contenenti informazioni sensibili, ma l'admin ha voluto aggiungere che di solito, "mi preme dirlo, abbiamo evitato di pubblicare dati troppo sensibili, per quanto riguarda i poliziotti: nomi di infiltrati in clan o agenti che stanno indagando su questioni di mafia; in generale però, rispetto ad un attacco DDOS, preferiamo un defacciamento o la pubblicazione di dati di questo tipo."

Parliamo poi un po' della storia del chan, "il canale è stato aperto nel 2011: ora vedi poche persone—una quindicina—ma fino a qualche tempo fa eravamo un centinaio. Nelle operazioni cerchiamo sempre di coinvolgere persone che sanno quello che stanno facendo e soprattutto quello che rischiano, gli attacchi spesso consistono in processi piuttosto semplici, ma si tratta sempre di un grosso illecito."

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Dopo l'attacco al SAP sembra che #opitaly non abbia niente di preciso in programma ma, "ci coordineremo con #optestet, pubblicheremo il loro video sul chan dell'operazione. Si tratta dell'iniziativa per la salvaguardia della Zone humide du testet, dove ha perso la vita il militante ecologista Remi Fraisse. Mentre parliamo in privato con questi anon sul canale #italy, succede un fatto curioso: appare un altro utente, di Taranto, apparentemente fuori dal movimento. Espone la sua situazione e chiede aiuto ad Anonymous sulla questione Ilva e ITALCAVE.

Gli abbiamo chiesto se vedesse qualche via di uscita dalla sua situazione: "resistenza e combattere." Nel frattempo, mentre il ragazzo racconta la vicenda, alcuni anon lo ascoltano, altri si accusano a vicenda di essere sbirri, forse scherzando, forse no.

Un altro anon dice che sono stati costretti a pubblicare quei dati sensibili online, "sarebbe stato troppo in altre circostanze, ma dato che i limiti dell'accettabile sono stati oltrepassati dallo stato, con sentenze vergognose e eventi brutali, non vedo perché noi non dovremmo agire di conseguenza."

Ma cosa c'è tra i dati sottratti al sito del SAP? Bella domanda. Sul blog di Anonymous Italia c'è una marea di roba: indirizzi email, numeri di cellulare, allegati PDF, messaggi del forum e contenuti pubblici del sito. È un dump, una copia carbone di tutte le attività online di utenti e admin sul sito del SAP. Ci sono pure i contatti di alcuni giornalisti. Be', e anche le informazioni sul trasferimento di alcuni agenti, il loro trattamento pensionistico e altre cose così.

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Uno dei documenti pubblicati dopo l'attacco. Immagine via Twitter

Quelli sottratti da Anonymous sono dati sensibili a volte ordinati in tabelle di testo, a volte dispersi tra PDF scannerizzati e circolari ministeriali che dicono tutto e niente. Ecco, forse le aziende che offrono polizze private potrebbero farsi un bello studio di settore gratis incrociando i dati del SAP con qualche altra banca dati. Chi si annoia, può leggere migliaia di post di agenti che si scambiano gli auguri di Pasqua, si fanno molte domande sul caso Aldrovandi, hanno dubbi su La Russa, Gasparri e citano pochissimo il caso Cucchi.

Insomma, dentro a queste informazioni uno ci può sguazzare a lungo. Sì, ma questi dati sottratti servono a qualcosa? Nel senso, servono a chiedere giustizia per Stefano Cucchi? Si tratta solo di violazione della privacy? È una domanda legittima. A quanto pare, l'operazione di Anonymous contro il SAP è frutto di una reazione contro la nota rilasciata da Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato:

"In questo Paese bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità. Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie."

Tonelli ha rilasciato questa dichiarazione dopo che, lo scorso 31 ottobre, i giudici hanno assolto in appello i medici, gli infermieri e gli agenti penitenziari che hanno incrociato gli ultimi giorni di vita di Cucchi a Roma. Anonymous ha reagito, anche in vista del 22 novembre, la giornata internazionale contro la violenza da parte della polizia. Colpire il SAP è un gesto politico, ma ha anche un retrogusto "occhio per occhio" che può essere facilmente strumentalizzato.

Infatti, non bisogna sorprendersi se il livello della discussione politica è fermo a una interrogazione parlamentare al ministro Alfano da parte del leghista Nicola Molteni. Dice che "gli hacker hanno esposto gli appartenenti al SAP a gravissimi rischi, replicando un triste schema degli Anni di Piombo, in particolare quello degli eventi che sfociarono nell'assassinio del Commissario Luigi Calabresi, ucciso il 17 maggio 1972 dopo essere stato accusato da Lotta Continua della morte dell'Anarchico Pinelli." Ci stiamo facendo un bel viaggio.

Possibile che l'operazione di Anonymous abbia portato solo a questo? Un dumping di dati sensibili che inaugurano gli anni di piombo 2.0? Già, il livello della discussione è paralizzato. Come ha scritto Leonardo Bianchi su VICE, il caso Cucchi dimostra che si può essere uccisi anche dopo la morte. C'è un ronzio che confonde le idee. In un attacco di visioni epilettiche, capisci che questa confusione ha luogo di continuo. I neuroni esplodono e pensi a Matteo Salvini che fa visita al campo rom di Bologna. Che cazzo è successo? La sua macchina è partita sgommando tra la folla, il lunotto infranto, lui che posta "Bastardi" su Facebook. È tutto rumore di fondo. Tuttavia, come ha scritto Stefano Liberti su Internazionale, Salvini ha ragione. Cioè, messo da parte tutto il contesto antagonista-leghista, ci accorgiamo di non sapere nulla della condizione dei rom in Italia. Nulla.

Succede anche per Stefano e per le persone che muoiono tra le braccia dello Stato. Il desiderio di fare giustizia è sintomo del fatto che siamo ancora vivi, ma fare paralleli tra il caso Cucchi e l'assoluzione della Commissione Grandi Rischi all'Aquila non è la mossa giusta. In questi casi, bisogna centrare il bersaglio. Negli Stati Uniti, Manning e Snowden hanno reso pubblici casi di violenza ingiustificata e abusi di potere da parte dell'esercito e del governo. Hanno rischiato grosso e, per avere maggiore impatto, si sono appoggiati a Wikileaks e ai media. Qui, in Italia, c'è solo il rumore di fondo.