L'esercito egiziano ha ucciso 51 manifestanti pro-Morsi

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L'esercito egiziano ha ucciso 51 manifestanti pro-Morsi

Proseguono gli scontri dopo la destituzione di Mohamed Morsi.

Lunedì mattina, al Cairo, l’esercito egiziano ha aperto il fuoco uccidendo oltre 50 sostenitori dell'ex presidente Mohamed Morsi. L'incidente, nel quale sono rimaste ferite circa 300 persone, è il più sanguinoso e potenzialmente destabilizzante da quando l’esercito ha deposto Morsi, mercoledì scorso.

È successo a un sit-in fuori dalla sede della Guardia Repubblicana, dove un gruppo di manifestanti si era riunito per chiedere la riabilitazione dell’ex presidente. I fedeli si erano ritrovati in occasione della preghiera mattutina, sostengono alcuni testimoni, quando l’esercito e la polizia hanno cominciato a lanciare lacrimogeni alle loro spalle.

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Dopo i disordini di venerdì tra le fazioni pro e anti Morsi sul ponte 6 ottobre, in centro al Cairo, questi primi giorni del governo militare ad interim si stanno rivelando preoccupanti e intrisi di sangue.

Durante una conferenza stampa, lunedì sera, l’esercito e la polizia hanno dichiarato che i manifestanti avevano dato luogo all’attacco, in un tentativo di prendere controllo della sede della Guardia Repubblicana dove si dice venga trattenuto Morsi.

Alcuni manifestanti da me intervistati il giorno stesso sostengono invece che non c’era stata violenza prima del lancio dei lacrimogeni.

Foto di Justin Wilkes

Secondo le loro testimonianze, i manifestanti si erano ritirati per poi stabilirsi lungo un perimetro a un centinaio di metri dalla posizione iniziale del sit-in. L’esercito era a una quarantina di metri quando i manifestanti hanno cominciato a cantare “Basta col regime dei militari!”

Ahmed el-Sayyed, 21, studente di ingegneria, era in prima fila quando un soldato ha sparato a terra. “Ci volevano respingere,” ha detto. Successivamente Ahmed ha appreso della morte di un soldato. Poi i militari hanno cominciato a utilizzare lacrimogeni e fucili a pallettoni contro la folla.

Alcuni dei manifestanti con cui ha parlato Ahmed avrebbero visto chi ha sparato al soldato. Lui, nello specifico, crede che i commilitoni abbiano sparato al militare dopo che questi si era rifiutato di aprire il fuoco sulla folla. “Deve essere stato uno di loro. Non abbiamo fatto e non faremmo mai nulla del genere,” ha spiegato Ahmed, specialmente perché alla manifestazione “c’erano anche donne”.

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Foto di Tom Dale

La versione di Ahmed sembra reggere poco. La spiegazione  più probabile è che a sparare sia stato un manifestante. Tuttavia non ci sono prove per confermare o smentire l’una o l’altra versione.

In ogni caso, la maggior parte delle persone con cui ho parlato è d’accordo sul fatto che entrambe le fazioni fossero armate e che dopo la prima ondata di lacrimogeni i manifestanti abbiano esploso dei colpi.

Non sarebbe la prima volta che l’esercito apre il fuoco a sangue freddo. Una troupe di VICE a un vicino sit-in, mercoledì scorso, ha visto dei soldati sparare contro un gruppo di persone. Stando alle stime di alcuni attivisti presenti al sit-in, avrebbero ucciso un manifestante e ferito tre presenti. Ma l'uso di armi contro la folla non si limita affatto al 2013.

Alcuni report, provenienti dall'ospedale da campo allestito in prossimità del sit-in e dall’obitorio, suggeriscono che gran parte delle vittime siano state colpite alle spalle. Le fotografie mostrano le camere mortuarie di un ospedale della zona, con il pavimento coperto di sangue. I bossoli lasciati sull’asfalto nel luogo del massacro portano le iniziali dell’esercito egiziano.

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Justin Wilkes

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John Wilkes

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