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Le migliori figure di merda internazionali dei politici italiani nel 2014

Il 2014 è stato complicato per la politica, ma, nonostante la pessima situazione interna, è all'estero che i politici italiani hanno dato il meglio. Abbiamo selezionato per voi tutte le loro imprese all'estero.

L'eurodeputato della Lega Nord Gianluca Buonanno indossa un "burqa" al Parlamento Europeo. Foto via Facebook.

Un altro anno volge al termine, e come sempre è arrivato il momento di tirare le somme: il 2014 è stato complicato per la politica, ma, nonostante la pessima situazione interna, è all'estero che i politici italiani hanno dato il meglio.

Abbiamo voluto stilare un compendio di tutte le figure di merda internazionali collezionate da vari esponenti politici italiani, per poter così guardare in faccia la realtà e capire fino a che punto ci siamo spinti nel pubblico dileggio.

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FANNULLONI ALL'EUROPARLAMENTO

Foto di Marco Valli/CESURA.

Nei dibattiti in aula del Parlamento Europeo i politici italiani forniscono sempre grandi prestazioni quando si tratta di corroborare la nostra credibilità. La più grande di tutte rimane questa, ma lo scorso gennaio Salvini si è presentato a Strasburgo per una seduta riguardante una direttiva sugli appalti pubblici di cui era correlatore insieme ad altri membri della commissione.

Durante il suo intervento Salvini, con tono semi-sconsolato da euroscettico, ha criticato l'operato della commissione e ringraziato i colleghi "per la buona volontà", dicendo però che i risultati erano solo "tanta aria" e che "si sarebbe dovuto, e potuto, fare di più."

Subito dopo l'intervento di Salvini il deputato socialista belga Marc Tarabella, anch'esso correlatore della direttiva, ha chiesto la parola. E ha esordito così: "collega Salvini, è una vergogna sentirvi in aula. […] Sei solo in Tv e mai in aula, mai in riunione per lavorare… è una vergona, sei un fannullone!"

Salvini ha replicato, sostenendo di non aver preso parte ai lavori perché sapeva già che sarebbe stato un lavoro infruttuoso. "Ringrazio Tarabella per lo stimolo a essere più presente," ha poi concluso Salvini. "E siccome so che tanto io quanto lui pensiamo che l'Europa potrebbe essere qualcosa di diverso non mi offendo, e gli mando un abbraccio."

IL PROBLEMATICO RAPPORTO DEL PARTITO DEMOCRATICO CON L'INGLESE

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In base alle ultime elezioni europee, il Partito Democratico è il partito di centrosinistra con la più alta percentuale di consensi nel continente. Allo stesso tempo, però, è la formazione politica con il più alto numero di politici che hanno vistosi problemi con l'inglese.

Il 2014 è stato l'anno di Renzi, ma prima di lui altri esponenti si erano avventurati in questo campo minato. Il caso più celebre è il video di Francesco Rutelli del 2007 in cui, nel presentare il fallimentare portale Italia.it, ha lasciato ai posteri l'immortale invito: "Plis, visit Itali." E anche l'eurodeputato Gianni Pittella, nel 2012, aveva lanciato un criptico videomessaggio pubblicato per la giornata della celebrazione della pace.

A febbraio del 2014 anche il sindaco di Torino Piero Fassino si è dovuto cimentare con l'inglese in occasione di una missione a New York per promuovere la città. Questo è il risultato.

Più che un video promozionale, è un'agonia sia per Fassino sia per chi ha la sventura di arrivare alla fine del video.

LA CHANSON DE GASPARRI SU TWITTER

Foto di Federico Tribbioli

Parlare di pessime figure affrontando la questione Gasparri-Twitter è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Il suo profilo è diventato una specie di palestra del trolling che ha valicato i confini nazionali.

Durante la partita dall'Italia contro l'Inghilterra nel primo turno del Mondiale di quest'estate, Gasparri si era sentito in dovere di esprimere la sua gioia esponendosi in prima persona sul popolo inglese.

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Fa piacere mandare a fare …. gli inglesi, boriosi e coglioni

— Maurizio Gasparri (@gasparripdl)June 15, 2014

Nonostante i commenti negativi che avevano bombardato il suo tweet, Gasparri non si è nascosto dietro false scuse. E ha continuato a insultare e bannare tutti gli utenti che si lagnavano della sua mancanza di tatto e del suo astio verso gli inglesi, finendo ovviamente anche sul Guardian.

Ottimo e di soddisfazione poter bloccare qualche decina di stupidi, rifiuti in discarica, diversi querelati, identificati tutti gli anonimi

— Maurizio Gasparri (@gasparripdl)June 15, 2014

"UNFUCKABLE LARD ASS"

Jeremy Paxman è un giornalista inglese che lavora per la BBC dal 1972 ed è rinomato per le domande aggressive e incalzanti che rivolge ai politici che gli capitano a tiro.

Il pubblico italiano ha conosciuto Paxman nel 2011, quando Franco Frattini—allora ministro degli Esteri—è caduto nelle sue grinfie. Quella che era partita come una semplice intervista sulla politica estera dell'Italia si è presto trasformata in un massacro su festini e cene eleganti di Silvio Berlusconi, con domande di questo tenore: "La aiuta nelle occasioni internazionali avere un primo ministro che è visto come un pagliaccio?"

A maggio di quest'anno, Paxman ha avuto modo di confrontarsi direttamente con il "pagliaccio." A un certo punto dell'intervista il giornalista inglese rivolge una domanda molto specifica all'ex premier, rievocando una famigerata descrizione di Angela Merkel.

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LA COREA DEL NORD DI SALVINI È "UNA FIGATA PAZZESCA"

Via.

Se Jules Verne fosse vissuto nella nostra epoca non avrebbe sicuramente perso tempo con riccastri eccentrici che obbligano i maggiordomi a trasportarli sul groppone in giro per il mondo, ma si sarebbe concentrato su storie più avvincenti e reali: come il viaggio di Matteo Salvini e Antonio Razzi in Corea Del Nord.

Alla fine di agosto Salvini ha sfruttato la grande popolarità del presidente dell'associazione parlamentare Amicizia Italia-Corea a Pyongyang—che stando al leader della Lega "là è un'autorità assoluta, una star"—per visitare il paese.

Il segretario della Lega Nord ha passato cinque giorni nella capitale della Corea del Nord con una delegazione di imprenditori italiani, ed è tornato entusiasta: "la Corea Del Nord è una figata pazzesca." Razzi aveva già reso noto quanto la Corea del Nord gli ricordasse la Svizzera e considerasse Kim Jong Un "un moderato". Poi aveva smentito l'esistenza dei lager, accusando l'ex detenuto di voler solo "far soldi alle spalle della gente."

Salvini ha dato un seguito alle avvenieristiche considerazioni di Razzi, e con oculato senso della misura comunicativa si è espresso su quello che Amnesty International considera uno dei regimi più feroci del mondo: "Ho visto un senso di comunità splendido. Tantissimi bambini che giocano in strada e non con la Playstation, un grande rispetto per gli anziani, cose che ormai in Italia non ci sono più."

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Il Guardian, però, non è riuscito a cogliere le sfumature nelle dichiarazioni di Salvini, e le ha commentate con perplessità. Fortunatamente, invece, le "agenzie di stampa" nordcoreane hanno compreso l'importanza della nostra delegazione e hanno subito pubblicato le foto e i video dell'incontro, dove si sente il nostro uomo di punta in Corea spiegare: "sono la settima volta che vengo."

GIANLUCA BUONANNO DOSENT LAIK DE OMOSESSUALS

Come abbiamo visto con la Corea del Nord, all'estero i politici della Lega Nord regalano sempre grandi soddisfazioni. Ma quando si parla di Gianluca Buonanno, eurodeputato e sindaco di Borgosesia, le figure di merda vengono pompate con gli steroidi e la stampa internazionale non può fare a meno di notarle con un misto di curiosità e disgusto.

Lo scorso gennaio—quando era ancora alla Camera—Buonanno interviene contro l'immigrazione e l'allora ministro Cecile Kyenge. Per rendere più incisivo l'attacco al "razzismo inverso" contro gli italiani-discriminati-in-patria, il deputato tira fuori del cerone nero e se lo spalma in faccia. "Basta buonismi," dichiara, "io penso che in questo paese per ottenere qualcosa bisogna essere scuri."

La trovata è rubricata dalla stampa italiana come la solita boutade; per il Telegraph, invece, la sua black face è l'ulteriore segno che si è "toccato il fondo della denigrazione contro il primo ministro di colore del paese."

Per il suo debutto all'Europarlamento, a luglio del 2014, si presenta a Strasburgo vestito con un velo-burqa perché "l'Europa rifiuta le radici cristiane" e lui non vuole "morire islamico." I cronisti di tutta Europa immortalano la scena, che finisce tra le foto del giorno del Wall Street Journal.

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Qualche giorno dopo, nelle vesti di sindaco di Borgosesia, Buonanno propone di bandire i baci gay dal suo comune: "Non mi piace che due persone dello stesso sesso si scambino effusioni in pubblico." L'uscita è talmente grossa che viene ripresa dalla stampa gay e da testate come l'Huffington Post statunitense.

All'estero, però, c'è qualcuno non disdegna del tutto Buonanno. È il caso della televisione russa NTV, che lo riprende a Bruxelles mentre si lancia nell'ennesimo anatema contro i gay. "Omosessual ok, bat in uor haus, finisc."

In questo caso non la giornalista russa non si è sentita in dovere di replicare, anche perché Buonanno può contare su un nume tutelare di tutto rispetto.

Ufficio di Bruxelles con foto di Putin — Gianluca Buonanno (@BuonannoG)July 9, 2014

BONUS TRACK: LE BANANE DI TAVECCHIO

Carlo Tavecchio non è un politico, ma abbiamo deciso di inserirlo ad honorem in questa lista perché il suo apporto al prestigio internazionale dell'Italia è stato uno dei più decisivi del 2014.

Durante la campagna per la sua candidatura alla presidenza della FIGC, Tavecchio si era soffermato sull'affollamento di calciatori stranieri nelle nostre leghe professionistiche: "Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un'altra. L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che 'Opti Poba' è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio, e va bene così."

La componente razzista delle dichiarazioni di Tavecchio è stata sminuita dai dirigenti che lo sostenevano (Lotito e Galliani), e nonostante le richieste di rinuncia alla candidatura che gli sono arrivate un po' da tutte le parti, Tavecchio è comunque stato eletto presidente della FIGC. L'indignazione si è sparsa a macchia d'olio un po' ovunque, soprattutto sui media stranieri. La UEFA ha subito aperto un'inchiesta, e lo scorso ottobre è arrivata una squalifica di sei mesi per razzismo.

La " gaffe" di Tavecchio, e la discrepanza fra le conseguenze interne ed esterne all'Italia, hanno ancora una volta messo in luce quanto la nostra classe dirigente sia allineata agli standard internazionali.