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Attualità

Uno studente ventenne è stato denunciato per essersi inventato delle bufale razziste

Un ventenne siciliano che inventava bufale contro i migranti per incrementare il traffico sul suo sito è stato denunciato per istigazione all'odio razziale. Ma per un sito denunciato, ne sopravvivono moltissimi altri.

Grab dalla cache del sito Senzacensura.eu. Via

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Domenica mattina, sui giornali locali siciliani, è uscita la notizia di uno studente 20enne della provincia di Caltanissetta denunciato dalla polizia postale per istigazione all'odio razziale attraverso la gestione di un sito di notizie false. Il sito in questione, come emerso successivamente, sarebbe Senzacensura.eu (sottotitolo: "Il blog senza peli sulla lingua"). Oggi risulta privo di contenuti, ma il genere di "informazioni" che si poteva trovare al suo interno è sulla falsariga del più famoso Tutti i crimini degli immigrati.

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Stando a quanto ricostruito da Bufale.net, il gestore del portale era proprietario anche di un altra creatura simile, FeelBeast (anch'essa non più online). Per la verità, su Senzacensura sono disponibili tutti i riferimenti personali del ragazzo: profilo Facebook personale, Twitter, mail e anche due pagine FB collegate al sito—"Uomo d'onore" e "Cresciuti per le strade," che ad oggi contano rispettivamente più di 83mila iscritti l'una e oltre 126mila l'altra—dove venivano condivisi i post pubblicati sul portale.

Nonostante gli articoli siano stati cancellati, andando su queste pagine (presumibilmente attive da più tempo) si ha la misura della diffusione che in una manciata di mesi era riuscito ad avere SenzaCensura. Uno degli ultimi post pubblicati sul sito risale allo scorso luglio—"Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare"—è arrivato a quasi 530milalike su Facebooke a 476 tweet. Sulla pagina Uomo d'onore la "notizia" ha 7.167 condivisioni, su Cresciuti per le strade 639, seguite da commenti come "Ammazzatelo senza pensarci," "Fatelo sparire. se non si trova il corpo non c'è reato" o "I telegiornali non ne parlano anche se così si deve fare."

Grab dalla pagina Facebook Cresciuti per le strade.

A volte, come in questo caso, si trattava di notizie completamente false, in altre circostanze, invece, c'era un fondo di verità infarcito da talmente tanti particolari inventati da trasformare il fatto in un'altra cosa: una bufala razzista, appunto.

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Ad agosto, ad esempio, viene pubblicato il post "Catania, 15enne bruciato vivo. Massacrato perché cristiano." L'episodio non era avvenuto in Sicilia, ma in Pakistan; Senzacensura, imitando lo stile giornalistico di una testata autentica, sosteneva però di averlo appreso da Fides, "organo di informazione delle Ponteficie opere missionarie." Nonostante sia stato prontamente sbugiardato, l'articolo ha ricevuto migliaia di condivisioni su Facebook e Twitter.

Un altro schema seguito dal sito era quello di agganciarsi a fatti di cronaca italiana realmente accaduti e soffiarci sopra, come le proteste legate alla presenza dei richiedenti asilo dello scorso luglio. Il post "Immigrati: dateci 1500 euro o succede bordello" è ambientato a Lucca, dove—secondo l'autore—sarebbe stato "massacrato anche un maresciallo dei carabinieri, Riccardo Tramaglino." L'articolo, come gli altri, non è più online, ma visto il grande successo è stato ripreso da altri siti.

Senzacensura, tuttavia, è soltanto uno dei numerosissimi portali razzisti che popolano Internet e i social. Oltre al già citato Tutti i crimini degli immigrati e ai famigerati VoxNews e ImolaOggi, c'è un universo composito di pagine e siti minori che creano, rilanciano e diffondono bufale––per non parlare di quando queste notizie si cronicizzano, e finiscono sulla stampa ufficiale. Il punto, come aveva già spiegato su VICE l'avvocato Fulvio Sarzana, è che questo ecosistema informativo parallelo si muove spesso e volentieri in un'area legale grigia, in cui i confini tra l'hate speech (non punibile), la libertà d'espressione e i reati d'opinione sono sfumati e difficilimente delimitabili.

In più, va sottolineato il fatto che questi siti sono effettivamente seguitissimi, si riproducono e costituiscono una vera fabbrica di like e share per chi li gestisce. Per uno denunciato dalla polizia postale—e il caso di Senzacensura.eu è sicuramente uno dei più eclatanti—ne sopravvivono molti altri, che continueranno a fare articoli da migliaia di condivisioni alimentandosi a vicenda. Come commentato dal dirigente della polizia postale del dipartimento Sicilia Orientale, Marcello La Bella, qui non siamo di fronte a "un singolo articolo, ma c'è una reiterazione nel tempo, e molte persone erano portate ad avere un senso di risentimento nei confronti degli extracomunitari."

La circostanza paradossale è che il gestore avrebbe dichiarato di non provare alcun risentimento verso i migranti. Interpellato dalla polizia postale, il ragazzo si è infatti difeso dicendo di "non avere risentimenti nei confronti di persone di nazionalità non italiana," e che la sua intenzione sarebbe stata solo quella di "aumentare le visite del portale" e quindi guadagnare di più con i banner pubblicitari.

E ammesso e non concesso che la motivazione sia esclusivamente economica e non politica, la lucida consapevolezza nell'alimentare il razzismo come potenziale forma di guadagno è senza dubbio l'aspetto più cupo dell'intera vicenda.

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