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Senzacensura, tuttavia, è soltanto uno dei numerosissimi portali razzisti che popolano Internet e i social. Oltre al già citato Tutti i crimini degli immigrati e ai famigerati VoxNews e ImolaOggi, c'è un universo composito di pagine e siti minori che creano, rilanciano e diffondono bufale––per non parlare di quando queste notizie si cronicizzano, e finiscono sulla stampa ufficiale. Il punto, come aveva già spiegato su VICE l'avvocato Fulvio Sarzana, è che questo ecosistema informativo parallelo si muove spesso e volentieri in un'area legale grigia, in cui i confini tra l'hate speech (non punibile), la libertà d'espressione e i reati d'opinione sono sfumati e difficilimente delimitabili.In più, va sottolineato il fatto che questi siti sono effettivamente seguitissimi, si riproducono e costituiscono una vera fabbrica di like e share per chi li gestisce. Per uno denunciato dalla polizia postale—e il caso di Senzacensura.eu è sicuramente uno dei più eclatanti—ne sopravvivono molti altri, che continueranno a fare articoli da migliaia di condivisioni alimentandosi a vicenda. Come commentato dal dirigente della polizia postale del dipartimento Sicilia Orientale, Marcello La Bella, qui non siamo di fronte a "un singolo articolo, ma c'è una reiterazione nel tempo, e molte persone erano portate ad avere un senso di risentimento nei confronti degli extracomunitari."La circostanza paradossale è che il gestore avrebbe dichiarato di non provare alcun risentimento verso i migranti. Interpellato dalla polizia postale, il ragazzo si è infatti difeso dicendo di "non avere risentimenti nei confronti di persone di nazionalità non italiana," e che la sua intenzione sarebbe stata solo quella di "aumentare le visite del portale" e quindi guadagnare di più con i banner pubblicitari.E ammesso e non concesso che la motivazione sia esclusivamente economica e non politica, la lucida consapevolezza nell'alimentare il razzismo come potenziale forma di guadagno è senza dubbio l'aspetto più cupo dell'intera vicenda.Segui Claudia su Twitter