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Steven Gerrard vs The Psycho

O come essere un calciatore milionario non cancella il tuo passato.

“Steve non è più il ragazzino spensierato e amabile che ricordo io. Guardatelo. Fa pena. Si vede che non è più la persona che era. È come se avesse tutto il peso del mondo sulle sue spalle.”

Questa dichiarazione è del 2008 e a rilasciarla è stato l'ex primo amore di Gerrard, Laureen Ashcroft, al defunto News of The World.

Sono passati altri cinque anni e Steven Gerrard non si è certo ringiovanito. A giugno 2014 gli scadrà il contratto, il che significa, o significherebbe per un giocatore normale, che è sul mercato. O magari prossimo alla pensione.

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Questo, appunto, se non avesse passato gli ultimi ventiquattro anni della sua vita con la maglia del Liverpool.

Brendan Rodgers ha già parlato di rinnovo e in questa stagione lo ha schierato ogni volta che poteva, ma basta guardare l'età degli ultimi arrivati ad Anfield per capire che Steve (32) non è esattamente in linea con la politica di ringiovanimento del club: Fabio Borini (21), Joe Allen (22), Samed Yesil (18), Daniel Sturridge (23).

D'altra parte, Gerrard non vuole smettere. Ha criticato la politica del suo club dicendo che c'è gente che firma contratti a 29 anni (Van Persie) e che a più di 30 è ancora in grado di svolgere più che egregiamente il suo stesso lavoro. Come l'amico Lampard (34), che se andasse via dal Chelsea farebbe sicuramente la fortuna di qualche altro club.

Il momento in cui è andato più vicino a cambiare davvero aria è stato quasi dieci anni fa, alla fine del 2003-2004. Aveva esordito cinque stagioni prima, era un diciottenne magro facile da spostare in campo e all'inizio non si capiva se doveva giocare ala o addirittura terzino. Era cresciuto troppo in fretta e si è dovuto operare più volte alla schiena, ma a vent'anni era titolare al centro del centrocampo. All'inizio del 2003 gli era stato rinnovato il contratto e affidata la fascia da capitano. Il Liverpool però non aveva vinto niente e Steven aveva cominciato a pensare che la squadra della sua città non fosse in grado di soddisfare la sua ambizione. Sembra addirittura che avesse già firmato col Chelsea, cambiando idea all'ultimo momento.

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Si diceva avesse subito un qualche tipo di pressione. Lui o la sua famiglia.

Anche in seguito sarebbe rimasto nonostante le sirene del Chelsea e del Real Madrid. Certo, ha conquistato più di Totti col proprio club a livello europeo (una Coppa Uefa, due Supercoppe e una Champions League: vinta oltretutto l'anno successivo al suo virtuale passaggio al Chelsea), ma in 15 anni da professionista di Gerrard il Liverpool non è mai arrivato primo in Premier League. Insomma, per lui come per Totti è legittimo chiedersi se si sarebbe potuto togliere più soddisfazioni altrove e guadagnare magari di più.

Quindi si può dire che si è sacrificato per amore della propria squadra e dei tifosi della Kop eccetera. I soldi non sono tutto. Il successo non è tutto. Una storia d'amore reciproco in un'epoca di mercenari. Una coppa (o un campionato) con la maglia della squadra del proprio cuore vale più delle carriere di Beckham e Ibrahimovic messe insieme.

Nella sua autobiografia Gerrard ha raccontato di un suo cuginetto, Jon-Paul, morto nella tragedia di Hillsbourough. “Io gioco per Jon-Paul,” sono le ultime parole del libro.

Capite il legame con la città e la squadra?

Nel 2010 quando si pensava potesse andare in Spagna gli hanno fatto una statua con la maglia dei Reds. Che adesso è al Madame Tussauds.

Quando, a fine 2008, Laureen Ashcroft ricorda con nostalgia lo Steven spensierato dei suoi tempi era successo che Gerrard era stato arrestato a Southport per aver picchiato, insieme a degli amici, il dj di un locale, facendogli un occhio nero e rompendogli un dente. Secondo la Ashcroft, il suo Steve non era riuscito a lasciarsi il proprio passato alle spalle. E questo era il suo problema.

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(Non ho capito se Gerrard abita a Southport o se ci va nei weekend, io ci sono stato un mese ai tempi del liceo: stazione balneare per operai a 40 minuti di macchina da Liverpool, bagnata dal mare irlandese ovvero, da quel che ricordo, un centinaio di metri di fango).

Qualche mese prima un'altra questione poco edificante aveva fatto parlare del passato di Gerrard. Ad aprile Steven, insieme a suo padre Paul, aveva scritto una lettera di raccomandazione in favore di un tale John Kinsella, accusato di rapina a mano armata.

John Kinsella, pugile, esperto di arti marziali, era questo tipo qua sotto:

Nella lettera alla giuria c'era scritto che Steven e il padre nutrivano “il massimo rispetto” per Kinsella da quando, nel 2001, li aveva aiutati a gestire un problema con un altro soggetto poco raccomandabile: George Bromley Junior, detto “The Psycho”.

The Psycho perseguitava il giovane Gerrard da un paio d'anni, ricattandolo, tirandogli mattoni sulla macchina, aspettandolo fuori casa o inseguendolo. Gerrard aveva avvertito la polizia ma non era cambiato niente. Aveva investito in un sistema di allarmi e video sorveglianza da tre milioni di sterline. Ma non era cambiato niente.

George Bromley Junior era figlio di George Bromley Senior.

Questo tipo qui:

George Bromley Senior in questa foto ha meno di 33 anni, visto che è morto a 33 anni. Assassinato nella cucina di un amico mentre leggeva il Daily Mail. A quanto pare su di lui c'era una taglia da centomila sterline dovuta alla cattiva abitudine di chiedere il pizzo (così ci capiamo) agli spacciatori locali. Era anche famoso perché, in caso si fossero rifiutati di dargli quello che voleva, li torturava con un ferro da stiro, caldo, sui genitali.

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Il figlio si era già guadagnato il soprannome di The Psycho per la violenza gratuita di cui era capace, ma una volta morto il padre doveva provare a far fare un salto di qualità alla propria carriera. E aveva pensato che non era male come idea quella di ricattare una giovane star del Liverpool.

Il catalizzatore, come spesso accade, era stata una ragazza. E qui torniamo a quella Laureen Ashcroft che stava con Gerrard quando aveva 15 anni. I due si erano lasciati ma Gerrard la chiamava ancora e andava sotto casa sua. The Psycho, con cui nel frattempo la Ashcroft aveva iniziato a frequentarsi, era diventato geloso e sulla gelosia aveva costruito il suo business plan.

Paul Gerrard ha scritto nella lettera: “Nel 2001 mio figlio Steven è stato terrorizzato da un gangster conosciuto col nome di The Psycho, che minacciava di mutilarlo sparandogli alle ginocchia. […] È stato il periodo più brutto della nostra vita. Stava avendo davvero conseguenze negative sulla sua carriera.”

La famiglia di Gerrard era rispettata e tutti sapevano, nel brutto giro di Liverpool, che The Psycho stava facendo qualcosa di sbagliato. Che aveva passato la linea. Così era intervenuto Kinsella, “The Fixer”, che, alla giuria del suo processo, disse di aver fatto cambiare idea a Bromley con una semplice chiacchierata.

Fatto sta che The Psycho dopo era passato ad altro, facendosi arrestare per droga nel 2005 (il fratello minore, Toney Bromley, verrà ucciso a coltellate nel 2009 pochi giorni prima di compiere 19 anni—adesso, tutti insieme, pensiamo a Ms Bromley).

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Nonostante la lettera di raccomandazioni, Kinsella ha preferito darsi alla fuga e scappare ad Amsterdam (dove verrà catturato quasi nove mesi dopo) durante una pausa di quello stesso processo, mettendo in cattiva luce proprio Gerrard.

Quando è venuta fuori questa storia, tornando a Gerrard, ci si è chiesti se il fatto di aver chiamato un gangster per liberarsi di un altro gangster non avesse poi potuto influire sul mancato passaggio al Chelsea nell'estate del 2004.

Lui stesso aveva parlato di pressioni e si diceva che fosse stato fondamentale un intervento del padre per convincerlo. Magari il padre aveva parlato con qualcuno. E quel qualcuno gli aveva detto che se suo figlio Steven avesse lasciato la città non avrebbero potuto garantirgli una protezione adeguata.

Vuoi vedere che Gerrard è rimasto a Liverpool perché dei delinquenti locali lo ricattavano?

Se volete, questa storia parla di come il retaggio culturale di origine possa avere effetti più o meno diretti sui calciatori milionari.

Gerrard è cresciuto a Huyton. Uno dei posti più poveri d'Inghilterra da cui viene anche Joey Barton.

Il suo agente, Struan Marsh, dice che quando il suo assistito è stanco di qualcosa su di lui scende “una specie di presenza, un aura che la gente può anche percepire come minacciosa.”

Gli amici con cui Gerrard ha picchiato il dj di Southport erano quelli di quando era piccolo perché, a quel che si dice, non è a suo agio con persone di estrazione sociale superiore.

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John Doran, che ha partecipato alla rissa insieme a lui, vive a casa coi genitori, una casa che vale quanto una settimana di stipendio di Gerrard.

Paul MacGrattan, il migliore amico di Steven, che lo segue anche in avvenimenti ufficiali, oltre a fargli da baby-sitter per i piccoli problemi quotidiani, serve a non farlo annoiare. La moglie di Steven, la fashion blogger Alex Curran, dice che è l'unico che lo sa prendere quando è di cattivo umore. “Abbiamo tutti una brutta giornata ogni tanto. Che ci crediate o no, Steven ne ha più spesso della maggior parte di noi”.

Sulla pagina Wikipedia di Alex Curran si dice che, prima di Gerrard, sia stata con un certo Taylor Richardson, un nome che avevo già letto mentre facevo le ricerche sui gangster di Liverpool.

Taylor Richardson è questo trentenne col naso rotto qui sotto:

Oltre ad aver picchiato un'altra ex fidanzata di Gerrard (sì, sono scambiati le ragazze), l'attrice e ballerina Jennifer Ellison, per ragioni che vi risparmio ha assalito insieme ad altre due persone un tipo, un pugile, in un ristorante ferendolo con una spada.

Non so perché vi sto raccontando queste cose.

A tutti noi piacciono i film coi coatti poetici di Ken Loach o i gangster di The Wire. Loro sì che sanno cos'è la Vita.

Poi però leggo una storia come quella di Gerrard e mi dico: sarà anche un uomo vissuto, ma ha gli sbalzi d'umore e “fa pena.”

Questa qui sotto è Huyton:

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