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Un tranquillo weekend di omofobia

Lo scorso giovedì la Camera ha approvato in prima lettura la legge contro l’omofobia. Nel frattempo, però, le iniziative del Movimento europeo per la difesa della vita e Forza Nuova ci hanno dimostrato che per tanti in Italia il ventunesimo secolo...
Leonardo Bianchi
Rome, IT

La posizione di Forza Nuova. (Foto via)

Lo scorso giovedì la Camera ha approvato in prima lettura la legge contro l’omofobia. La norma introduce nell’ordinamento italiano il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica, e aggiunge un’aggravante nella legge Mancino. Un sub-emendamento firmato da Gregorio Gitti (Scelta Civica) ha tuttavia esplicitato che “non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee,” anche nel caso siano “assunte” in “organizzazioni politiche, sindacali, culturali, religiose.” Secondo Sel, M5S e varie associazioni gay, questo emendamento non solo lascia via libera a integralisti ed estremisti, ma addirittura depotenzia tutto l’impianto della legge Mancino.

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Mentre il relatore della legge Ivan Scalfarotto (PD) continua a parlare di “passo avanti importante”, il Pdl è pronto a dare battaglia al Senato, dove i numeri sono molto più incerti rispetto alla Camera.

@renatobrunetta @forza_italia omofobia, certo renato al Senato ci pensiamo noi a cambiare profondamente una pessima legge

— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) September 20, 2013

Naturalmente il Pdl non è solo in questa nobile battaglia. Da diversi mesi, infatti, le associazioni cattoliche di ogni grado e latitudine sono sul piede di guerra e lamentano insopportabili soprusi alla loro libertà di pensiero. Il settimanale ciellino Tempi, ad esempio, ha lanciato una raccolta firme contro la legge, affermando che una norma simile farebbe passare grossi guai a chi si batte contro il “matrimonio gay” e persino a “coloro che pubblicamente affermassero che l’omosessualità rappresenta una ‘grave depravazione, citando le sacre scritture’.” Assolutamente inaccettabile.

Come se non bastasse, il 21 settembre 2013 si sono tenuti due convegni a Verona promossi da associazioni che non spiccano certo per progressismo. Il primo, patrocinato dal Comune guidato da Flavio Tosi e intitolato “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?”, è stato organizzato da sigle quali Movimento europeo per la difesa della vita (Medv), Famiglia Domani e Centro culturale Nicolò Stenone. Per rendersi conto del tenore dell’evento è sufficiente ricordare che il Medv e Famiglia Domani sono tra i promotori della “Marcia per la vita” che si è tenuta a Roma lo scorso maggio.

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La locandina del convegno.

La lista dei relatori è particolarmente interessante, specialmente per alcune prese di posizione passate. Chiara Atzori, infettivologa dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, ha spiegato a Radio Maria che “la normalizzazione dell’omosessualità ha portato risultati sanitari devastanti” nei paesi in cui è avvenuta, poiché “la prevalenza delle infezioni nella popolazione omosessuale” è estremamente elevata.

Alcuni relatori insegnano all’Università Europea di Roma, istituto fondato nel 2005 dai Legionari di Cristo. Tra questi c’è Roberto De Mattei, docente di Storia della Chiesta e vicepresidente del Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr) fino al 2011. De Mattei si era fatto notare per aver organizzato un convegno creazionista (proprio dentro il Cnr) nel 2009, e soprattutto dopo il terremoto del 2011 in Giappone, quando disse che “le catastrofi sono i giusti castighi di Dio” e che “se la Terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi, eserciterebbe su di noi un fascino irresistibile e dimenticheremmo troppo facilmente che noi siamo cittadini del cielo.”

Anche Mario Palmaro, oltre a collaborare con Il Foglio e Il Giornale ed essere il presidente del Comitato Verità e Vita, insegna all’Università Europea di Roma. In un articolo di qualche tempo fa (titolo: “Omosessualità? Si può uscirne”), Palmaro scrisse che “il primo passo per aiutare gli omosessuali è riconoscere serenamente che in quella condizione essi vivono male.” L’esperto poi denunciava l’esistenza di una “lobby omosessuale” che non solo “fa del male alle persone che afferma di voler tutelare,” ma condiziona pesantemente l’opinione pubblica attraverso “giornali, TV, film, situation comedy” per “normalizzare l’immagine dei gay.” Fortunatamente, rivelava Palmaro, “dalla omosessualità è possibile liberarsi.” Come? Semplice: difendendo la famiglia e “recuperando in particolare la figura di un padre affettuoso ma autorevole, capace di dettare delle regole e dei divieti.”

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Su Internet, il convegno è stato segnalato anche da una certa Patrizia Stella, che scrive per il sito di Magdi Allam e fa parte del Centro culturale Nicolò Stenone. In un post del suo blog particolarmente ispirato, Stella si scagliava contro la raccomandazione dell’Unione Europea a “combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere” e smontava definitivamente il “progetto satanico della massoneria europea, che ha come obiettivo la distruzione dell’uomo per farne dei robot telecomandati dai potenti.” La “teoria del gender” è il nucleo oscuro di questo complotto satanico che “a forza di elevare il sesso a valore assoluto, non solo ha finito con l’uccidere l’amore e i legami famigliari, parentali e di amicizia, indispensabili per vivere e voluti da Dio sin dalla comparsa del primo uomo, ma ha incrementato anche l’uso di droghe e di alcool perché non si possono compiere certe azioni sessuali contro natura senza stordirsi previamente, tanto sono ripugnanti alla natura stessa.”

Nel rispondere alle inevitabili polemiche sollevate da esponenti politici e associazioni gay, Flavio Tosi—che recentemente ha vietato l’affissione di alcuni manifesti dell’Uaar—ha cercato di rassicurare tutti quanti sulla sostanziale inoffensività del convegno: “Pensare che i gay siano malati è un'opinione legittima, non è reato. Fino a qualche anno fa l'Oms, l'Organizzazione mondiale della Sanità, metteva l'omosessualità nella categoria delle malattie […]. Bisogna avere rispetto di tutte le opinioni.” E se lo dice una persona condannata in via definitiva per istigazione all’odio razziale c’è sicuramente da fidarsi.

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Nonostante la protesta tenutasi fuori dal Palazzo della Gran Guardia, il convegno si è svolto senza problemi. Aprendo l’incontro, Alberto Zelger, consigliere comunale e presidente del Centro culturale Nicolò Stenone, ha subito precisato con forza: “Noi non odiamo nessuno, non vogliamo male a nessuno, rispettiamo tutte le persone. Possiamo avere perplessità su certi comportamenti, ma siamo disponibili ad aiutare chicchessia per migliorare il suo benessere e la sua situazione che, a volte, è critica.” A ribadire l’afflato amorevole e caritatevole dell’iniziativa ci ha pensato il vescovo Giuseppe Zenti, con un lungo attacco alle “dittature invisibili”: “Che diritto hanno lobby fin troppo interessate di imporci una cultura simile? Non faremo le crociate contro i diritti di pochi, ma vogliamo che anche i nostri siano rispettati. Qui parliamo ormai di una dittatura culturale, uno tsunami che travolge chi non ha una forte personalità e che punta a modificare il Dna della società che ha il suo nucleo vitale solo nella famiglia.”

Il secondo convegno ha destato molto meno scalpore ed è passato praticamente sotto silenzio. Ma non aveva nulla da invidiare al primo, anzi. L’evento si è tenuto presso la sala convegni dell’Ater (azienda dei trasporti veronesi), ed era organizzato da personaggi molto meno presentabili dei “professori” del primo convegno: Forza Nuova e Christus Rex, un circolo ultra-cattolico del Triveneto. Per capire la posizione di Christus Rex sull’omosessualità è sufficiente guardare questo incredibile video elettorale del suo portavoce, Matteo Castagna.

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Al convegno era presente Don Floriano Abrahamowicz, che fino al 2009 è stato il capo della comunità lefebvriana del Nordest e più volte ha celebrato messa per la Lega Nord. La sua è una storia piuttosto particolare.

Nel 2001 il prete aveva preso parte in Emilia a una commemorazione per la X Mas. Stando alla cronaca di Repubblica dell’epoca, Abrahamowicz aveva prima definito i partigiani come “dei poveri ignoranti che combattevano per quella che Pio XI chiamava la setta perversa del comunismo;” poi aveva detto che la Prima guerra mondiale è stata una guerra civile perché “i massoni e gli pseudopacifisti volevano distruggere i troni cristiani e il papato,” e infine aveva rivelato che Giuseppe Mazzini era un “satanista.”

Nel 2006 le telecamere di Annozero lo avevano ripreso mentre incitava i (pochi) fedeli alla crociata contro la modernità e a “rispondere, se necessario, anche con l’intervento armato a un’aggressione, combattendo.” Nello stesso video, Abrahamowicz aveva detto di non considerare Priebke “un boia.” Nel 2009 il prete aveva dichiarato che il Concilio Vaticano II è stato una “cloaca maxima” peggiore “di un’eresia” e, in un’intervista alla Tribuna di Treviso, aveva detto che “le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione.” Considerato troppo estremista persino dagli iper-tradizionalisti lefebvriani, Abrahamowicz viene espulso dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ma non si perde d’animo. In questi ultimi anni il prete ha bruciato gli atti del Concilio Vaticano II in un caminetto (“Con gioia diamo fuoco ai testi ambigui”), è andato in televisione a spiegare i danni del signoraggio bancario, e ha officiato messe “riparatrici” per il Gay Pride, dal momento che “l’ira di Dio per il peccato, per l’orgoglio e la perseveranza di peccare, va placata con umili e devote riparazioni.”

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Il resoconto dettagliato del convegno del 21 settembre lo fornisce direttamente Christus Rex. “Di fronte a un centinaio di persone—si legge nel loro sito—i relatori Nello Alessio, don Floriano Abrahamowicz, Agostino Sanfratello e Roberto Fiore, introdotti e moderati da Matteo Castagna hanno parlato della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra uomo e donna e finalizzata alla procreazione, stigmatizzando come sovversivi dell’ordine naturale quei tentativi, anche parlamentari, di assimilazione dell’unico modello di vera famiglia con altri tipi d’unione.” La “perversione” della sodomia, “come insegnano Gesù e la Chiesa,” non può essere sostenuta in alcuna forma, così come il divorzio e l’aborto, ossia “lo pseudo diritto di ammazzare bimbi innocenti.”

Roberto Fiore è apparso particolarmente in forma. “In un applaudito e accorato intervento conclusivo,” si legge sempre nel sito, Fiore “ha parlato di Europa sotto scacco dei poteri forti e delle lobby, paventando il pericolo di ulteriori aperture nei confronti della pedofilia e dell’eutanasia, della potenza della lobby sodomita che infiltra i suoi in ogni ambito della vita civile.” Ad ogni modo, la soluzione per sconfiggere la “lobby sodomita” potrebbe venire dall’Est: “Il modello russo, il divieto di propaganda sodomita che vengono da Putin ma anche la nuova Costituzione ungherese sono esempi cui guardare con grande attenzione.”

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Per chi non lo sapesse, il “modello russo” consiste nella caccia al gay portata avanti da gruppi neonazisti, che non esitano a picchiare e torturare le loro vittime.

Per quanto queste iniziative appaiano marginali, non va dimenticato il contesto in cui si inseriscono. Secondo l’Istat, il 47,4 percento degli italiani “ammette di avere sentito amici o parenti insultare un omosessuale.” L’Espresso, inoltre, ha recentemente ricordato che “in Italia non esiste una statistica ufficiale dei casi di omofobia. […] Nessuno sa quanti siano i gay colpiti dall’odio omofobo. Né quanti anni abbiano, o dove vivano.” In più, da qualche anno a questa parte stiamo assistendo a una paurosa involuzione su temi e diritti civili.

Una legge decente che colpisca seriamente l’omofobia non risolverà di certo tutti i problemi. Ma è un segnale che potrebbe evitare il ripetersi di giornate come il 21 settembre a Verona e proiettarci finalmente nel Ventunesimo secolo, che purtroppo per una parte consistente del Paese rimane ancora un’invalicabile barriera spazio-temporale.

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