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La guida di VICE alle Elezioni

La guida di VICE ai partiti delle Elezioni 2018 - MoVimento 5 Stelle

Cinque anni fa nessuno pensava che i Cinque Stelle avrebbero preso oltre il 25 percento dei voti alle politiche—probabilmente nemmeno loro.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Juta
illustrazioni di Juta
Illustrazione di Juta.

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Dopo lo “tsunami” che si è abbattuto sulle elezioni del 2013, nel 2018 il M5S sogna l’indicibile: espugnare Palazzo Chigi e sferrare l’attacco finale all’odiata Kasta. In questo assalto al cielo, gli aspiranti onorevoli sono protetti dal nume tutelare di Orietta Berti—che dopo l’endorsement a Luigi Di Maio è stata attaccata dal Partito Democratico, e ora è la colonna sonora dei video del candidato premier.

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Come arriva a queste elezioni: Cinque anni fa nessuno pensava che i Cinque Stelle avrebbero preso oltre il 25 percento dei voti alle politiche—probabilmente nemmeno i Cinque Stelle.

E in effetti, nell’arco di una sola legislatura il “non-partito” ha subito moltissime evoluzioni: ha espulso una quota non indifferente di parlamentari, ha formato una specie di classe mediatico-dirigente, ha dovuto fare i conti con la morte di Gianroberto Casaleggio, ha consolidato il suo essere un “partito pigliatutti,” ha cercato di far ordine nel groviglio di associazioni (senza riuscirci troppo, a dir la verità), e alla fine si è dato una struttura simil-partitica.

In tutto ciò dispiace solo per la non ricandidatura di Alessandro Di Battista, ma è comunque una gioia vederlo molto attivo sui social, in libreria, in tv e fuori dalle Asl di Roma.

Chi si sta candidando: A differenza della maggior parte degli altri partiti, il M5S ha un candidato premier: Luigi Di Maio, ovviamente, scelto dopo una votazione sul Sacro Blog che l’ha visto vincere facile facile contro sette emeriti sconosciuti. Per questa tornata elettorale, inoltre, il partito si è aperto alle candidature della società civile; su tutti spiccano quelle dell’ex leghista e conduttore de La Gabbia Gianluigi Paragone e dell’ex comandante della Marina Gregorio De Falco.

Ma sono le parlamentarie a regalare le maggiori soddisfazioni. Come da rituale, oltre ai cronici problemi tecnici della piattaforma, anche questa volta si sono potuti compulsare decine e decine di video sui social per decidere chi mandare in Parlamento (tra cui quello del signoraggista fruttariano che in sottofondo spara " Smells like teen spirit" dei Nirvana).

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I risultati sono comunque arrivati ieri sera, e tra gli esclusi figurano molti deputati che appartengono all'ala più ortodossa e/o complottista del M5S. "Volevamo evitare l'effetto scie chimiche," dice una fonte al Corriere della Sera, "siamo riusciti nell'intento. Ora possiamo voltare pagina."


Guarda il nostro video Una giornata nell'Italia a Cinque Stelle:


Cosa hanno promesso finora: Già da tempo il M5S ha un proprio programma elettorale, approvato su Rosseau—il “sistema operativo” del MoVimento—dagli iscritti. Senza entrare troppo in dettaglio, il fiore all’occhiello è indubbiamente il “reddito di cittadinanza” (con le virgolette perché nemmeno Di Maio ha le idee chiarissime su cosa sia il reddito di cittadinanza), le cui stime variano dai 15 miliardi di euro ai 30.

Curiosamente, la parte sull’immigrazione è stata avversata dalla stampa di estrema destra, che ha parlato di un programma scritto da fantomatici “uomini di Soros”—nonostante Luigi Di Maio abbia ribadito che la linea del M5S non è per nulla pro-immigrazione.

Quante possibilità hanno di farcela: I sondaggi parlano quasi all’unanimità di M5S come primo partito, con il 28 percento circa dei consensi—una cifra che però non basta a governare. Per quello serviranno probabilmente delle alleanze post-voto; il problema è se e con chi farle.

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