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Per l'ennesima volta, non fatevi illusioni: non vogliono legalizzare nulla

Dire che ultimamente in Italia si è tornati a parlare di legalizzazione della cannabis è un gentile eufemismo. Peccato che tutte queste proposte non porteranno a niente di buono.

Nel frattempo, in Colorado. Thumbnail via Flickr.

Benvenuti, amici, alla nuova puntata dell’amatissima rubrica "Un penalista specializzato in stupefacenti per amico."

Dire che ultimamente si è tornati a parlare di legalizzazione della cannabis è un gentile eufemismo, sarebbe più accurato dire: persino un leghista ha fatto la sua proposta di legalizzazione.

Come già discusso qui, infatti, qualche tempo fa Gianni Fava ha twittato dal suo account un invito a riflettere sul fallimento del proibizionismo, iniziativa che in rapida successione ha causato un retweet di Maroni poi attribuito a un errore dello staff, smentite varie, precisazioni di Salvini e un infinito numero di commenti sul tema—tra cui quello di Matteo Renzi, che ha subito reagito alla proposta usandola come ottima occasione per non prendere una posizione decisa sull’argomento, e limitandosi a dire che la legge Fini Giovanardi ha bisogno di modifiche. Che è un po’ come dire che la teoria eliocentrica è un po’ datata.

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La notizia, però, è che a Torino sono stati approvati due provvedimenti proposti dal consigliere Marco Grimaldi, in area Sel, riguardanti la disciplina degli stupefacenti. Nella prima parte si autorizza l’utilizzo di farmaci e preparati a base di cannabis in ospedali e farmacie. Nella seconda parte c’è una sorta di dichiarazione di intenti contro la Fini-Giovanardi, che non si capisce bene che ricaduta possa avere nella vita quotidiana dei consumatori. Allora, come al solito, ho chiamato l’Avvocato Zaina per capire se tutta questa rinnovata attenzione può portarci qualcosa di buono.

VICE: Avvocato Zaina i provvedimenti approvati a Torino sono significativi?
Carlo Alberto Zaina: Nessun consiglio comunale può legiferare in materia, è come se fosse una dichiarazione del Rotary o della parrocchia. È un’affermazione di principio, ma non ha alcun significato a livello legislativo. Mi sembra un intervento un po’ demagogico. Non è un comune che deve decidere queste cose. Ma poi vogliono che il comune chieda un decreto al governo per abolire la Fini-Giovanardi, cioè vorrebbero abolire la legge Fini Giovanardi usando le stesse forme per cui la Fini Giovanardi è incostituzionale… sembra che non si sappia di cosa si sta parlando.

In questo momento il dibattito sul tema è particolarmente vivo. Secondo lei può portare a qualche soluzione concreta?
Credo che in questo momento ci sia una corsa alla telecamera. Chiunque adesso si inventa le proposte più strampalate, magari anche in buona fede. Le proposte vanno fatte con dei fondamenti giuridici, non si possono fare solo di pancia. Giustissimo osservare che la Fini Giovanardi va cambiata e quello che vuoi, già è un’affermazione più complessa dire che si è favore della legalizzazione. Ci si riempie la bocca col concetto di legalizzazione senza capire che non è un tipo di materia che si può gestire come si è fatto con l’aborto o altri istituti. In questo caso ci sono dei limiti e delle direzioni di diritto sovranazionale, che vanno rispettati, se si vuole fare una proposta concreta.

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Quale potrebbe essere un primo passo concreto, invece?
Se intanto arrivassimo a stabilire, con parametri certi, che la coltivazione e la detenzione a scopo personale sono depenalizzati si arriverebbe a una cosa che legalizzazione non è, ma sarebbe già una scelta più civile. Io credo che la depenalizzazione sia una soluzione fattibile, per esempio, mentre legalizzare vuol dire riconoscere un diritto a una determinata condotta, che quindi andrebbe tutelata. Per assurdo si potrebbe arrivare a far causa allo stato perché non garantisce la disponibilità di un determinato tipo di semi per la coltivazione di cannabis. Mi sembra un po’o una forzatura. Ma ora c’è molta confusione sull’argomento, tutti provano ad accaparrarsi il loro posto al sole. Alcune proposte, come quella di Manconi, sono una riedizione di tentativi che sono già stati fallimentari, come la proposta Farina. Ha i suoi lati buoni, perché interverrebbe sulle sanzioni, ma sostanzialmente non funziona. Ad esempio concede la cessione per uso immediato che secondo me è superficiale. In questo senso sarebbe come dire apertamente che si può spacciare. È un regalo alla criminalità organizzata. Io faccio l’avvocato da 34 anni, parlo per esperienza e continuo a dire che cercare di legalizzare il piccolo spaccio non ha molto senso. Al momento non ci sono in circolazione proposte che si possano concretamente prendere in esame, sono solo sortite politiche, di persone che vogliono dei voti.

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Quindi neanche in questo caso c’è qualche cambiamento sostanziale per il consumatore medio?
Assolutamente no, si tratta davvero di un provvedimento sul nulla.

Quale sarebbe secondo lei la strada da percorrere?
Un progetto ampio e organico, di regolamentazione degli stupefacenti in generale, non una di queste misure secondarie e ineffettive. Tornare alla giusta distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti, che questa legge abolisce arbitrariamente. La legge Fini Giovanardi va cambiata in maniera articolata, è una legge terribile. Bisogna eliminare le sanzioni, in favore di una depenalizzazione. Ma questo richiede tempi lunghi, mentre tutti vogliono presentarsi adesso come padri di questa grande rivoluzione sulle droghe. Non si lavora su una vera disciplina di modifica perché quella non interessa a nessuno e non è perché qualcuno ha un’esperienza passata di ribellione o disobbedienza civile può pensare di reinventarsi nella scrittura di una legge sulla legalizzazione. So che un consumatore di fronte alla prospettiva che qualcosa cambi in suo favore a livello legislativo si accontenta di tutto, ma c’è bisogno di un disegno di legge più importante, strutturato. Si gioca sulle aspettative della gente, con un bel cinismo. Svegliatevi, perché vi prendono in giro.

Segui Laura su Twitter: @lautonini

Nelle puntate precedenti:

Non hanno depenalizzato un bel niente

La legalizzazione è un incubo, e Giovanardi lo sa bene