Attualità

Le persone stanno andando a San Marino per fare quello che è proibito in Italia

In Italia bar e ristoranti devono chiudere alle 18 per via del coronavirus, a San Marino no—e parte della vita 'notturna' si è spostata lì.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
san-marino
Foto di Vincenzo Ligresti.

Secondo il ministro della salute Roberto Speranza, la situazione dell’epidemia di coronavirus in Italia è “ancora difficilissima” e la curva dei casi tende decisamente verso l’alto—per questo, ha spiegato in un’intervista, “o la pieghiamo o andiamo in difficoltà.”

Per il Ministro rimangono pochi giorni per provare a dare una stretta, e proprio in queste ore si sta parlando dell’arrivo imminente di un nuovo DPCM. Al momento, comunque, le misure più restrittive hanno colpito soprattutto bar, ristoranti, locali, palestre—tutte completamente chiuse o (nel caso del comparto ristorativo) chiuse dalle 18 in poi.

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Ma c’è una porzione di territorio dove le regole sono decisamente meno stringenti, anche se non formalmente parte dello stato italiano: la Repubblica di San Marino.

Dall’inizio della pandemia, a San Marino si sono registrati poco meno di 1000 casi—in aumento negli ultimi giorni—e 42 decessi su circa 33mila abitanti. Stando all’ultimo decreto del Congresso di Stato, l’organo esecutivo, i ristoranti e i locali possono rimanere aperti fino alle 24 (con sei persone per tavolo) ed è consentita l’attività motoria e sportiva “in luoghi pubblici e in strutture sportive, pubbliche o private,” a patto che vengano rispettate le norme di distanziamento e igiene.

Le caratteristiche del territorio, aveva spiegato il governo, permettono di “privilegiare norme stringenti e controlli, piuttosto che imporre chiusure anticipate” e di tutelare “la salute dei cittadini [insieme] all’economia.”

Proprio nei giorni scorsi, riportano i quotidiani locali, i residenti di comuni limitrofi dell’Emilia-Romagna hanno approfittato delle misure più permissive per spostarsi nelle ore serali in ristoranti o locali a San Marino—ossia per fare attività ricreative che in Italia al momento sono impossibili.

Il fenomeno non è ovviamente sfuggito, al punto da essere definito “immigrazione della tagliatella e dello spritz.” L’assessore alle attività economiche di Rimini Jamil Sadegholvaad ha parlato esplicitamente di una situazione che può inficiare “gli sforzi delle autorità italiane dal punto di vista della prevenzione sanitaria,” nonché di un “problema di concorrenza sleale.” Il politico ha fatto l’esempio di alcune zone di confine in cui un ristorante su suolo italiano chiude alle 18, mentre a poche decine di metri un altro, su suolo di San Marino, rimane aperto.

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Le autorità sammarinesi, tuttavia, hanno respinto in blocco le critiche. Teodoro Lonfernini, segretario di Stato al lavoro, ha dichiarato che “San Marino è diversa dall’Italia” visto che ha una popolazione “contenuta su un territorio proporzionalmente più ampio [e dunque] il controllo è più semplice, il tracciamento da noi funziona.”

Il presidente dell’Unione sammarinese operatori del turismo (Usot) Luigi Sartini ha invece denunciato un “attacco mediatico che ci sta psicologicamente devastando,” mentre la Gendarmeria ha assicurato che saranno svolte verifiche rigorose sull’osservanza delle disposizioni.

Di contro, diversi sindaci del riminese—insieme alla provincia—hanno pubblicato una lettera-appello intitolata “Il virus non ha confini di Stato,” scrivendo che “i territori della Provincia di Rimini e della Repubblica di San Marino sono profondamente interconnessi” e che “i virus viaggiano rapidi senza curarsi di confini e frontiere.”

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