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Come sono riuscita a infilarmi in due reality e a diventare la donna più odiata del Regno Unito

Sono riuscita a partecipare non a uno, ma a ben due reality show. Sapevo esattamente come manipolare i produttori che mi facevano i cast, quindi è solo colpa mia se sono finita alla pubblica gogna.

When Women Rule the World.

Sono riuscita a partecipare non a uno, ma a ben due reality show. Sapevo esattamente come manipolare i produttori che mi facevano i provini, quindi è solo colpa mia se sono finita alla pubblica gogna. Perché i reality show? Mi annoiavo, e i reality erano pur sempre un modo per impiegare il mio tempo. Un quarto d'ora di celebrità fa gola a qualsiasi genio della truffa, perché per ottenerlo serve esclusivamente una cosa: l'imbroglio.

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Se sai cosa cercano i produttori, basta presentarti ai casting e scegliere accuratamente le risposte. Un consiglio: cercano dei sociopatici. Pensateci: nell'immaginario comune, i sociopatici sono quelli che non sanno provare empatia né rimorsi, e tendono ad avere scatti di violenza. Non sembra la descrizione di un partecipante qualunque di un reality show qualunque?

Ai casting mi fingevo una mangiatrice di uomini stronza, femminista, pettegola e instancabile. Ho semplicemente portato all'estremo quella che è una piccolissima parte del mio carattere. In realtà sto ancora cercando di capire come sono, come chiunque altro. In ogni caso, oltre a non volere i ciccioni, i produttori rifuggono la complessità. Vogliono il dramma, e l'essenza del dramma è il conflitto. Ma la vita di tutti i giorni è priva di quei conflitti costanti che rendono interessante la televisione, e la gente ha bisogno di persone contro cui puntare il dito.

Al contrario dei reality show statunitensi, quelli britannici sono un'istituzione che gode di altissima considerazione, e vengono trattati quasi al pari di una religione. Nel Regno Unito i protagonisti dei reality possono far fruttare la loro fugace fama grazie a pubblicità, dvd di fitness, ingaggi da modelle, rivelazioni da riviste scandalistiche o matrimoni con qualche calciatore. Per chi è disposto a provvedere ai propri bisogni in mondovisione è previsto un ricco bottino di soldi e fama. Oltre a un rispetto che potrà sembrare piuttosto strano a chi viene da fuori. Grande Fratello, Geordy Shore, The only way is Essex : sono tutte macchine da soldi che hanno trasformato dei sociopatici che non piacevano a nessuno in vere celebrità, e che in alcuni casi diventano il tema di discussioni parlamentari.

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I due reality a cui ho partecipato sono When Women Rule The World (2008) e First Dates (2014). Erano entrambi prodotti dallo stesso canale, Channel 4, e seguiti da milioni di spettatori. Nel primo si cercavano ragazze attraenti, forti, di indole pseudo-femminista, che avrebbero governato l'isola con una sola legge: le donne comandano, gli uomini obbediscono. Mi sono candidata subito. Ho risposto a ogni domanda atteggiandomi da spaccona. Mi si chiedeva perché volevo andare in televisione. Ho immaginato che parlando di "vendetta" non sarei stata compresa, quindi ho optato per "perché sono stupenda e la gente mi ama." Ho allegato le foto più sfacciatamente attraenti che sono riuscita a trovare, e ho inviato il tutto.

Mi hanno risposto in nemmeno una settimana: mi avevano convocata ai casting. Non ero né sorpresa né eccitata. Sapevo che mi avrebbero contattata. Sapevo esattamente cosa stavo facendo. Una volta nello studio, mi hanno messa davanti a una telecamera e mi hanno rivolto domande del tipo, "Quale è la prima cosa che gli uomini dovrebbero imparare dalle donne?"

"Il cunnilingus," ho risposto. A chi verrebbe in mente di dire una cosa del genere? E invece se la sono bevuta. Dopo qualche altro incontro in cui ho conosciuto i produttori, fatto le prove abiti e ricevuto un primo assegno, hanno chiamato una psicologa per assicurarsi della salute mentale dei partecipanti. È qui che è avvenuta la vera e propria truffa. Avete presente il trucchetto delle carte, quando uno si finge cieco per distogliere l'attenzione dal bluff? Io ho messo da parte la questione della cecità e mi sono buttata sul bluff. In mia difesa, devo ammettere che la suddetta psicologa era una totale incapace.

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"Sei mai stata vittima di violenza domestica?" Sì. "No," ho risposto con un sorriso affabile. "Sei felice?" Sono spesso depressa. "Certo, mi ritengo una persona molto felice." Ho fatto gli occhioni, e la psicologa ha sancito il mio lasciapassare.

La settimana successiva ero su un aereo che da Londra mi avrebbe portato in Repubblica Dominicana. Appena arrivata sul set, costruito su una spiaggia isolata da un gruppo di più di 200 persone, mi sono resa conto di quanti milioni doveva esser costato quel programma: il viaggio, vitto e alloggio, gli autori, gli attrezzi scenici, gli elettricisti, gli operatori, gli impianti sonori, il regista, e non per ultime le retribuzioni dei concorrenti. E io ero là, nei panni di una iena sorridente con la vacanza pagata ai Caraibi e il jolly della comparsata televisiva.

Le mie compagne di reality erano una varietà di donne dalla lingua facile che andavano dalla modella glamour alla pornostar specializzata in sesso anale. I culi sodi e i seni finti abbondavano. Tra gli uomini c'erano calciatori misogini e gangsta rapper che si atteggiavano da maschi dominanti. Giusto per farvi un'idea.

Poi è stato il turno di First Dates: mi annoiavo e sapevo già che quel canale assumeva dei dementi, quindi quando sono venuta a sapere di un casting per la seconda stagione ho riempito il questionario e ho allegato una foto accattivante.

First Dates è il classico reality in cui una coppia di sconosciuti va a cena con la speranza che scatti il colpo di fulmine o scoppi una lite. Ho superato due audizioni nutrendo i produttori delle parole che volevano sentire. Al contrario dell'atro reality, ogni concorrente partecipava a una sola puntata, quindi dovevo giocarmi bene le mie carte.

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A un certo punto però ho scoperto di aver sottovalutato i produttori. Non erano degli idioti completi. Mentre mi microfonavano per mandarmi in un ristorante a girare l'episodio, ho incontrato il ragazzo con cui sarei andata a cena. Un ragazzo dolce e piacevole, che balbettava pesantemente. Non ero pronta. Ero abituata a compagni di reality odiosi e sociopatici. Questo ragazzo era carino e sorridente, ma se avesse parlato troppo avrebbe compromesso la riuscita dell'episodio.

Quindi, a parlare ci ho pensato io. Mi sono lasciata andare alla diarrea verbale, e ho parlato tanto che alla fine mi faceva male la gola. Come prevedibile, l'episodio andato in onda non aveva nulla a che vedere con il nostro appuntamento: era stato montato in modo che la sua balbuzie risaltasse più di ogni altra cosa, e le scene sono state tagliate per dare l'impressione che lo guardassi scocciata e che lo zittissi ogni volta che tentava di aprire la bocca.

I social sono impazziti, e su Twitter c'era gente che mi minacciava di accoltellarmi o di stuprarmi per strada. A Londra non potevo spostarmi senza essere riconosciuta come "quella stronza." Una volta ero in un pub quando una folla mi si è riunita intorno. "Ti ho vista in tv. Perché ti sei comportata così con quel povero ragazzo?" Stringevo le spalle e mi scusavo per averli delusi.

Ero la donna più odiata del Regno Unito. Ero insonne e depressa. E me lo meritavo.

Ho incontrato i produttori per discutere delle minacce di morte che avevo ricevuto e di quanto ritenessi ingiusta l'immagine che avevano dato di me. Hanno annuito, mi hanno offerto il pranzo e mi hanno detto che avrebbero considerato le mie obiezioni. Mi hanno assicurato che sui loro profili di Twitter e Facebook sarei stata adeguatamente difesa, e che avrebbero mandato in onda le parti tagliate per dimostrare la mia innocenza.

Ovviamente non hanno fatto niente di tutto ciò. Non che me lo aspettassi.

Alla fine, il bluff peggiore l'ho subito io. Il truffatore si scopre truffato. L'ho imparato a mie spese: un giorno, l'ultima risata spetterà a qualcuno che non sei te, e a quel punto che puoi fare?

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