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Ogm, ambiente e giustizia: nei leak del TTIP nuovi dettagli sul “più grande accordo commerciale di sempre”

Per la prima volta un leak di 248 pagine rivela la posizione degli Stati Uniti nei negoziati per il TTIP: il governo americano starebbe facendo pressione sull'UE per l'abbassamento degli standard sulla sicurezza ambientale e alimentare.
Foto di Jess Hurd/NoTTIP

Finora i negoziati per il TTIP, il Partenariato transatlantico su commercio e investimenti tra Stati Uniti e Unione Europea, sono rimasti perlopiù oscuri —soprattutto per quanto riguarda la posizione americana. Un leak di 248 pagine di documenti riservati, ottenuti dall'ufficio olandese di Greenpeace e pubblicati oggi, lunedì 2 maggio, adesso è in grado di offrire una panoramica sull'andamento dei negoziati, e rivelare alcuni punti critici su temi anche controversi, come gli organismi geneticamente modificati (OGM) o le norme sulla sicurezza alimentare.

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Il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung, a cui Greenpeace ha fornito i documenti, ha confermato con diverse persone coinvolte nei negoziati che i documenti sono aggiornati e assolutamente attuali.

Secondo quanto si legge nelle carte, gli Stati Uniti starebbero minacciando di bloccare l'allentamento delle norme sull'importazione di auto europee negli Stati Uniti per costringere l'Unione Europea ad acquistare più prodotti agricoli statunitensi.

Tuttavia, i prodotti alimentari provenienti dagli Stati Uniti toccano un nodo cruciale nei negoziati tra i due blocchi economici. Il governo americano, infatti, vuole che l'Unione Europea arrivi a un superamento del cosiddetto "principio di precauzione," secondo cui se non è possibile ottenere una valutazione scientifica completa del rischio di un prodotto, può essere impedita la distribuzione di tale prodotto o può essere ritirato dal mercato.

Ad esempio, l'Unione Europea impedisce la vendita e il consumo di cibi geneticamente modificati o di carni trattate con gli ormoni come misura precauzionale, alla comparsa del minimo rischio sulla loro sicurezza per il consumo umano. Gli Stati Uniti, invece, applicano una politica che prevede il divieto di vendita di questi prodotti solo se la loro nocività è provata scientificamente — e il governo americano sta spingendo affinché l'Unione Europea applichi lo stesso sistema di "gestione del rischio."

Secondo Suddeutsche Zeitung, i documenti rivelano che la pressione che gli Stati Uniti stanno facendo sui paesi dell'Unione Europea è più forte di quanto si pensava in precedenza. Le carte mostrano anche quanto siano distanti le posizioni dei due blocchi, fatto che rende complicato il possibile raggiungimento di un accordo — che, secondo i piani iniziali, doveva essere firmato entro il 2015.

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Dai documenti emerge l'intenzione degli Stati Uniti di limitare la libertà decisionale dei legislatori europei. Come riportato dal Guardian, le proposte americane includono l'obbligo di informare le aziende americane dei nuovi regolamenti che intende approvare, in modo che le aziende statunitensi abbiano lo stesso input delle compagnie europee sui processi decisionali.

"I documenti resi pubblici confermano quello che diciamo da molto tempo: il TTIP metterebbe le grandi aziende al centro del processo decisionale, danneggiando l'ambiente e la salute pubblica," ha detto Jorgo Riss, direttore di Greenpeace EU. "Sapevamo che la posizione dell'UE non era buona, ora sappiamo che la posizione degli Stati Uniti è anche peggiore. Un compromesso tra le due sarebbe inaccettabile."

Stando ai documenti, gli Stati Uniti avrebbero anche bloccato la richiesta urgente dell'Unione Europea di sostituire il sistema dei tribunali privati per la risoluzione delle controversie aziendali (sistema noto come Composizione_ delle controversie tra investitore e Stato_, o ISDS) con un modello pubblico statale.

L'ISDS è stato incluso in diversi accordi commerciali a partire dagli anni Ottanta, e implica che gli azionisti di un'azienda possono fare riferimento a questi tribunali privati per stabilire se un governo straniero li abbia trattati in maniera ingiusta, e in caso affermativo di ricevere una riparazione economica.

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Secondo i critici, questo sistema permette alle multinazionali di fare causa a un governo per i mancati guadagni derivati dalle sue azioni politiche ed economiche, rendendo in questo modo il paese ricattabile e rischiando di ledere i diritti dei lavoratori.

L'Unione Europea non ha accettato la richieste degli Stati Uniti, ma nei documenti non sembrano essere state contestate, e su questi temi non sono state fatte delle controproposte.

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I negoziati sul Partenariato transatlantico, un accordo per il libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea, sono iniziati ufficialmente a luglio del 2013. Gli obiettivi principali del TTIP sono l'apertura dei rispettivi mercati alle imprese straniere, la riduzione degli oneri doganali e amministrativi per le aziende impegnate nell'esportazione, e la creazione di nuove norme per rendere più agevole il commercio transatlantico.

Secondo l'Unione Europea, l'accordo porterebbe a un rilancio dell'economia del continente, un aumento di posti di lavoro, una riduzione dei prezzi e una maggiore scelta per i consumatori, oltre alla possibilità per l'UE di "influenzare le regole del commercio mondiale."

Nonostante l'Unione si proponga di voler rispettare a tutti i costi le norme a protezione della salute e dell'ambiente, e di far rispettare agli elevati standard dell'UE ai prodotti importati degli Stati Uniti, molti critici del trattato - tra cui Greenpeace - ritengono che l'accordo metta in pericolo proprio la sicurezza alimentare e ambientale, e che sia una minaccia per i processi democratici sul continente.

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Mentre l'Unione Europea ha reso pubbliche le sue posizioni negoziali e le sue proposte testuali, la posizione degli Stati Uniti è rimasta finora pressocché segreta. I 13 capitoli ottenuti da Greenpeace, che non includono l'ultimo round di negoziati che si è svolto la scorsa settimana a New York, costituiscono più di due terzi dei testi totali legati ai negoziati del TTIP e spaziano su questioni quali le telecomunicazioni, i pesticidi, il cibo, l'agricoltura e i prodotti cosmetici.


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Foto di Jess Hurd/NoTTIP rilasciata su licenza Creative Commons