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Cultura

Come passare da icona del porno gay a ricercatore della Sapienza

Abbiamo intervistato Ruggero Freddi, il ricercatore di ingegneria finito in un'assurda polemica per il suo passato nel porno gay.
Niccolò Carradori
Florence, IT
Foto via Facebook/Ruggero Freddi.

Ruggero Freddi è un ricercatore universitario di 41 anni con due lauree in matematica, una borsa di ricerca e corsi di Analisi I e Ingegneria Clinica alla Sapienza. Fino a una decina di anni fa era anche noto come Carlo Masi, e con un contratto di esclusiva con la più importante casa di produzione del settore—la COLT Studio Group—era uno degli attori più apprezzati nel panorama mondiale del porno gay.

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Fino a pochi giorni fa la prima parte della sua carriera era nota soltanto a un pubblico di nicchia—in Italia il porno gay passa da sempre in sordina rispetto a quello etero—e la seconda non interessava direttamente che i suoi studenti, la sua relatrice e i suoi colleghi.

La scorsa settimana però Freddi è stato risucchiato in un circolo di attenzione morbosa e polemiche astruse capitanate dal quotidiano La Verità, che—dopo aver realizzato una copertina con una sua immagine sul set—in un articolo ha messo in discussione l'opportunità di affidare una cattedra della Sapienza a un ex attore porno quando anni fa lo stesso ateneo aveva impedito al Papa di tenere una lezione.

Da allora Freddi è stato ospite da Barbara d'Urso e ha realizzato interviste per altri quotidiani. Ieri mattina, dopo tutto questo clamore, è finalmente tornato a lezione, e io l'ho contattato per sapere com'è andata, come ha vissuto questi giorni e perché ha deciso di abbandonare il porno all'apice della carriera per tornare nel mondo accademico.

VICE: Ciao Ruggero, come stai? Come sono andati questi ultimi giorni?
Ruggero Freddi: Sono stati un vero delirio. Il telefono non ha smesso di squillare un secondo, mi arrivano richieste di interviste e domande da tutte le parti. È stato abbastanza stressante, e sto cercando di essere il più cortese possibile per fare chiarezza e rispondere a tutti. Sì, immagino. Ma come è partito tutto?
Non è vero, come si sta supponendo in giro, che tutto è partito dal "pezzo-inchiesta" de La Verità. Loro si sono semplicemente accodati a un caso che si stava già formando.

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Le cose sono andate così: qualche studente ha scritto un post sul gruppo Spotted della Sapienza in cui parlava di me, un professore molto muscoloso che sul suo profilo Facebook metteva in mostra il proprio corpo. Quel post ha ricevuto una marea di commenti, e dopo un po' qualche studente mi ha riconosciuto come Carlo Masi, il mio nome da attore. A quel punto la questione si è gonfiata molto all'interno del gruppo, e in qualche modo la notizia è finita su Dagospia e su tutti gli altri siti.

[Detto ciò], quella de La Verità è una polemica volgare, mal gestita e mal scritta—il layout è veramente ridicolo—che come fine ultimo credo che abbia semplicemente quello di rubare un po' di visibilità da quella che sto ottenendo. Non si capisce bene nemmeno dove vogliano andare a parare, e penso che nemmeno loro credano a quello che hanno scritto. Alla fine del primo articolo c'è pure uno strambo accostamento fra me e Francesco Schettino…

Uno dei temi principali della tua storia, almeno così come l'hanno presentata i giornali, è il passaggio da un mondo accademico molto impegnativo come quello della matematica pura, al porno. Come e perché, una volta laureato, sei diventato un attore?
È successo tutto in modo molto casuale. Da molto tempo conoscevo e apprezzavo il lavoro della COLT Studio Group, che da 40 anni ormai porta avanti un progetto che non ha a che fare soltanto con l'intrattenimento per adulti gay, ma con una liberalizzazione dei costumi e delle identità. Fu una delle prime case ad avere il coraggio di proporsi in questo campo rischiando, in un momento in cui anche solo mostrare un foto di un attore omosessuale in mutande era considerato scabroso.

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La pornogafia, poi, era soltanto una parte del lavoro portato avanti della COLT: la compagnia produce da sempre una serie di calendari molto famosi, con ragazzi bellissimi, che sono considerati un po' il "calendario Pirelli" del mondo gay. Comunque sia i talent scout della compagnia videro alcuni miei scatti su un sito dedicato ai ragazzi gay muscolosi, e mi contattarono.

Io fui molto lusingato e inizialmente accettati di girare un primo film soft-core dove non dovevo cimentarmi in un rapporto sessuale. Non me la sentivo di iniziare subito con l'hard… ero appena uscito dall'università, e non sapevo ancora cosa volessi fare.

Temevi avrebbe potuto minare la tua credibilità nel mondo accademico?
No, non era tanto questo. All'epoca ero molto combattuto perché non digerivo fino in fondo la legittimità di fare sesso in cambio di denaro. Sono sempre stato stato un sostenitore del porno e di personaggi coraggiosi come Ilona Staller, che hanno contribuito a cambiare la percezione del sesso nella nostra società, ma non è stato semplice all'inizio. Il percorso iniziale mi ha portato a domandarmi quanta ipocrisia si celasse nelle mie remore: perché avevo dei problemi morali con l'hard? Alla fine ho fatto i conti con me stesso, e ho deciso che volevo intraprendere quella strada.

Riguardo alla perdita di credibilità, invece, non avevo alcun problema: la COLT ha sempre prodotto film con uomini dai 30 ai 40 anni, non ragazzini sprovveduti e superficiali di 20 anni che da un giorno all'altro si sentivano star planetarie. Eravamo tutti uomini intelligenti, e consapevoli delle sfumature di quello che stavamo facendo. Ho sempre pensato che se avessi deciso di tornare nel mondo accademico, sarebbero state le mie credenziali a permettermi di non essere giudicato.

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Quanto è durata la tua carriera?
Dai 28 ai 34, sei anni circa. Con il passare del tempo, poi, è diventata quasi una sorta di identificazione: la COLT io la definivo e la definisco—anche se sono fuori da tempo—la mia compagnia, perché sentivo di far parte di qualcosa.

Perché hai deciso di smettere allora?
Ho lasciato in un momento in cui dal punto di vista professionale le cose stavano andando benissimo—ero quasi diventato più importante io della mia compagnia. Cioè, almeno la percepivo così. A quel punto abbiamo avuto qualche incomprensione con la COLT, e ho cominciato a pensare che a 34 anni potevo sperimentare qualcosa di nuovo: era l'ultimo treno che avevo per intraprendere un nuovo percorso e una nuova formazione professionale, e quindi l'ho fatto. Per una breve parentesi ho tentato di rimanere nel mondo dello spettacolo—teatro, televisione—ma non era soddisfacente, e ho capito che il mio vero interesse era tornare in ambito accademico.

Ti manca mai il porno? Non intendo solamente dal punto di vista dell'atmosfera e del lavoro, ma anche della gratificazione economica.
Mi manca ovviamente l'attenzione che ricevi quando sei una star di questo settore: l'apprezzamento, il fatto che in discoteca ti lasciano passare senza farti fare la fila… Siamo umani, e queste cose sono gradevoli. Economicamente, poi, ho avuto la mie soddisfazioni: diciamo che ne è valsa la pena, nel mio caso. Ma ora è tutto cambiato: alcuni ragazzi con cui mi sono confrontato mi raccontano che il livello è sceso molto dal punto di vista dei comfort e della premura nei confronti degli attori.

Oggi sei tornato a lezione dopo tutti questi giorni di attenzione e polemiche. Com'è stato?
È andato tutto abbastanza tranquillamente: certo mi è capitato di intravedere dei maleducati che sguaiatamente mi indicavano e si bisbigliavano "eccolo, eccolo." Io però ero impegnato a conversare con la mia relatrice, e non ho prestato molta attenzione. Ovviamente mi ha chiesto come stanno andando le cose, ma mi ha chiesto anche com'è andato il mio primo ciclo di lezioni e dato consigli su come preparare il secondo. Lei e il marito—che è professore al dipartimento in cui mi sono laureato in matematica—sono stati estremamente gentili, e mi hanno detto che ho veicolato un messaggio molto positivo in tutta questa vicenda.

Come pensi che si svilupperà la cosa? Hai pensato di confrontarti con i tuoi studenti su quanto è accaduto?
No, assolutamente. Con i miei studenti parliamo soltanto di matematica, e non ho intenzione di parlare di altre questioni durante i miei corsi e gli orari di ricevimento. Però, insieme all'ateneo, sto cercando di organizzare un incontro per parlare di diritti gay e di HIV in occasione della Giornata Mondiale della prevenzione il primo dicembre.