Un po' di detenuti parlano dei tatuaggi che si sono fatti in carcere
Tutte le foto di Mircea Topoleanu.

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Un po' di detenuti parlano dei tatuaggi che si sono fatti in carcere

"Se potessi li raschierei via tutti con una lama."

I tatuaggi sono praticamente onnipresenti, lo sappiamo, ma farsene fare uno in uno studio, sdraiati su un lettino, è molto diverso da avere il compagno di cella che passata dopo passata ti tatua usando nient'altro che la molla di una penna, dell'inchiostro artigianale e la batteria di uno spazzolino elettrico.

Per farmi un'idea di come funzionino i tatuaggi in carcere, ho girato diversi istituti di detenzione della Romania e parlato con vari detenuti del processo, dell'importanza dei tatuaggi e del significato di quelli che si portano addosso.

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MARIUS, 35 ANNI, CARCERE DI JILAVA

tatuaggi in carcere

Dopo che ci siamo presentati, Marius si toglie la maglietta e passa un dito sui tre nomi tatuati sul petto. Il primo è quello di suo nipote, Claudiu, seguito da quello della figlia, Larisa, e dal fratello Ady, che non c'è più. Mi dice che li voleva "vicini al cuore. Me li sono fatti in un momento difficile, per riuscire ad andare avanti anche da dentro una cella." Ha altri tatuaggi sul braccio, otto in tutto—ognuno dei quali simboleggia a una relazione.

Marius, che si è fatto il suo primo tatuaggio a 12 anni, è entrato e uscito da diversi istituti penali, ed è stato testimone di due diversi trend nel mondo del tatuaggio in prigione. Il primo risale agli anni Novanta, quando l'inchiostro si ricavava dalle scarpe dei secondini. All'epoca Marius era in un istituto per minori, e lavorava come lustrascarpe. "Raschiavamo con una lama un pezzetto di suola—pochissima, per non farci scoprire. Poi bruciavamo i pezzettini sotto del vetro e li mettevamo a diluire nel piscio. In questo modo si formava una specie di inchiostro in cui immergevamo un ago da cucito. Per il filo usavamo pezzi di lenzuola. Questi tatuaggi ti incidevano tutta la pelle," spiega, facendo sì che il metodo fosse particolarmente rischioso e fonte di infezioni. "Dopo un po' la pelle non ce la faceva più," aggiunge. "Ma se li facevano tutti, quindi io non dicevo di no."

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Claudiu, il nome del nipote di Marius.

Il secondo metodo, usato tutt'ora, è un po' più avanzato: i detenuti creano macchinette artigianali usando il motore di uno spazzolino elettrico e le molle delle penne a scatto.

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Nel 2010, mentre era in prigione, Marius si è fatto tatuare "Elena" sulla spalla. Era una ragazza con cui aveva iniziato a sentirsi per telefono, nonostante fuori dal carcere avesse una moglie. Per darsi prova del loro amore, i due avevano deciso di tatuarsi il nome dell'altro.

tatuaggi in carcere

Il tatuaggio modificato.

In quel periodo la moglie di Marius si era vista ritirare il diritto di visita per aver cercato di introdurre un caricabatterie in carcere. Quando alla fine ha scoperto del tatuaggio è andata su tutte le furie, così Marius ha deciso di coprire il nome con la parola "Blondie", il soprannome della moglie.

MADALINA, 28 ANNI, CARCERE DI TARGSORUL

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Mădălina ha un solo tatuaggio che si è fatta quando aveva 24 anni. Aveva in programma di farlo già da tempo, ma nel giorno prescelto aveva scoperto di essere incinta e aveva rimandato. L'ha scelto dopo aver sfogliato diversi cataloghi, e in proposito dice, "Per me, il fiore e la farfalla rappresentano la delicatezza della vita."

CORNELIU, 62 ANNI, CARCERE DI PLOIESTI

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Corneliu si è fatto il suo primo tatuaggio, un guantone da boxe, quando aveva 14 anni. Era un pugile, e sperava di poter trasformare quella passione in una carriera. Uno dei suoi fratelli continuava a insistere perché lo facesse, quindi un giorno Corneliu ha preso due aghi e un po' di inchiostro e si è inciso la pelle da sé.

"L'ho fatto per dimostrare che ero coraggioso, che poi è anche il motivo per cui molti quando sono dentro si fanno tatuare," racconta. "Ma in famiglia quel tatuaggio non è stato accettato, i miei genitori erano arrabbiatissimi."

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Il primo tatuaggio di Corneliu.

Quando ha capito che non sarebbe diventato un professionista, Corneliu ha smesso di allenarsi e ha iniziato a lavorare come taglialegna. Ispirato da questa sua nuova professione ha deciso di tatuarsi un abete gigante, "perché è un albero che non puoi abbattere." Nel 1992, mentre era in prigione, ha coperto l'albero trasformandolo in una corona. "È facile farsi un tatuaggio in carcere, ti bastano un ago, dell'inchiostro e un po' di coraggio," dice. Oggi è pentito dei suoi tatuaggi: "Se potessi li raschierei via tutti con una lama."

VAILE, 60 ANNI, CARCERE DI PLOIESTI

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Vaile non capisce chi si fa tatuaggi in parti poco visibili del corpo. "O lo metti in mostra, o non ha proprio senso," ripete. Il suo primo tatuaggio risale al 1978, all'epoca del servizio militare. Si era fatto scrivere il nome della fidanzata Marianna sul petto, "perché portare il nome di una persona amata sulla pelle significa tenersela sempre vicina."

Dopo un po' Vaile e Marianna si sono lasciati, e la fidanzata successiva non apprezzava il fatto che Vaile avesse il nome di un'altra così in vista. "Ho dovuto dirle una bugia, che Marianna era morta."

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Vaile ha un tatuaggio del suo anno di leva, 1978.

Come Corneliu, anche Marius vorrebbe rimuovere i suoi tatuaggi. "Se finisci nella merda i poliziotti possono identificare i tatuaggi. "Non servono chissà quali tecniche, bastano le immagini sul tuo corpo," dice. "E se ti beccano, non puoi negare."

CRISTIAN, 30 ANNI, PRIGIONE DI PLOIESTI

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Quando chiedo a Cristian quanti tatuaggi ha e qual è il loro significato, sorride. Ne ha talmente tanti che non sa da quale storia cominciare. Alla fine mi dice che il suo primo tatuaggio se l'è fatto "fuori", ma che quasi tutti gli altri sono stati fatti in prigione. "È un po' uno stile di vita, mi piacciono," aggiunge.

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La nonna di Cristian.

Il suo tatuaggio preferito è quello della nonna. È stato realizzato usando la batteria di un lettore CD, il manico di un cucchiaio, un ago e un po' di inchiostro.

IULIAN, 28 ANNI, CARCERE DI PLOIESTI

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Per Iulian, i tatuaggi sono uno stile di vita e un elenco delle persone a cui tiene. Il suo primo tatuaggio risale al suo primo periodo in carcere. "Ero un ragazzino e volevo dimostrare di essere un duro." Da allora se ne è fatti altri, tutti in prigione.

Una volta uscito vorrebbe poterli ritoccare tutti, per migliorarli e farli risaltare. In prigione non ci si può sbizzarrire troppo, e "l'unica cosa che conta è farlo in sicurezza." Iulian non ha mai avuto infezioni, e assembla da sé le macchinette.

SOFICA, 21 ANNI, CARCERE DI PLOIESTI - TARGSORUL NOU

tatuaggi in carcere

Sofica ha in totale 12 tatuaggi, per lo più nomi delle persone a lei più care. Il primo se l'è fatto a 15 anni, e tutti gli altri in carcere. Non è però soddisfatta del risultato, e pensa che un giorno, quando sarà di nuovo in libertà, potrebbe rimuoverli. Dice che le donne nella sua comunità non sono così tatuate, anche se la madre ha diversi tatuaggi.

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GEORGE, 34 ANNI, CARCERE DI JILAVA

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Nessuno dei tatuaggi di George è stato fatto in prigione. Sa che gran parte dei detenuti si avvicina al tatuaggio in cella, ma trova che la cosa non abbia nulla di igienico o artistico. Nel 2010 si è fatto tatuare dei simboli maori per coprire un tatuaggio non riuscito. Sul braccio destro ha un giocatore di rugby, testimonianza del suo passato da atleta.

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Nel 2013 si è tatuato il figlio insieme alla sua data di nascita, e a questo ha aggiunto l'immagine di un piccione che veglia sui ritratti della moglie, della madre, della nonna e del padre. "Rappresenta la calma e la pace che voglio per ognuno di loro," spiega.

BODGDAN, 32 ANNI, CARCERE DI JILAVA

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Bogdan si è tatuato per la prima volta a nove anni. L'ha fatto insieme a un amico più grande, con una macchinetta ricavata da una penna. "Ero solo: mia madre era morta, mio padre in prigione, non sapevo cosa stavo facendo." A quel tatuaggio ne sono seguiti altri: il volto della moglie, i nomi delle figlie e un'immagine religiosa.

Sono tutti tatuaggi che si è fatto fuori dalla prigione, ma il suo tatuatore è un ex detenuto che ha iniziato a tatuare in carcere. Se potesse, Bodgan se li farebbe togliere tutti, perché "mi ricordano il passato."