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Condannato per aver insultato la polizia, vince un rimborso da 35.000$

Nessuno può arrestarti se insulti la polizia su Facebook.

Immagine: James Alby/Flickr

Thomas Smith, l'uomo arrestato per aver scritto tre anni fa "Fuck the fucking cops" sulla pagina Facebook di un dipartimento di polizia ha appena vinto una causa da 35.000 dollari (circa 31.000 euro) proprio contro la polizia.

A luglio del 2012, la cittadina di Arena, nel Wisconsin, ha annunciato una nuova sequenza di arresti sulla sua pagina Facebook. Smith ha commentato con dei "Fuck ths fucking cops they ant shit but fucking racist basturds an fucking all of y'all who is racist," e "Fuck them nigers bitchs wat you got on us not a dam thing so fuck off dicks." L'uomo è stato arrestato per utilizzo improprio di computer e telefono. La sentenza è stata emessa da una giuria locale, ma la Corte d'appello del Wisconsin ha stabilito che in questo caso sono stati violati i diritti garantiti dal Primo Emendamento.

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"Non c'è dubbio che l'imputato si meriti ogni singolo centesimo del suo rimborso"

Smith e il suo avvocato Tom Aquino hanno fatto causa alla città e mercoledì, secondo quanto dichiarato da Aquino, Smith è stato rimborsato.

"Le corti statali e federali hanno omesso che la libertà di parola non si limita all'esprimere le proprie opinioni in maniera educata," ha scritto sul suo blog Aquino, "nella nostra nazione siamo autorizzati a criticare il nostro governo con passione. L'utilizzo di qualche parolaccia nel farlo non rappresenta mai un crimine."

Il caso potrebbe sembrare semplice, ma le condanne che violano il Primo Emendamento sono molto comuni e non finiscono sempre in appello, ha spiegato Lee Rowland, avvocato della American Civil Liberties Union specializzata in casi di violazione del Primo Emendamento.

"Il fatto che dal punto di vista costituzionale un diritto sia garantito sulla carta, non significa che il governo sia incapace di violarlo," ha proseguito la Rowland, "ci piace pensare che i diritti costituzionali possano prevenire tali violazioni e, in un caso del genere, risulta molto difficile credere che tutti i coinvolti non fossero coscienti della palese incostituzionalità del loro procedimento, eppure questo ha avuto ugualmente luogo."

"Non c'è dubbio che l'imputato si meriti ogni singolo centesimo del suo rimborso," ha aggiunto l'avvocato "non aveva solamente il pieno diritto di esprimersi in maniera volgare, ma il lavoro degli ufficiali di polizia comporta anche la capacità di tollerare le reazioni dei cittadini in stato di stress, il fatto che l'esternazione abbia avuto luogo su una pagina Facebook non rappresenta una attenuante."

Come prova a carico di questa argomentazione, potete leggere la trascrizione del primo processo, non sfigurerebbe come copione di fantascienza distopica.