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Musica

L'evoluzione del look di Justin Timberlake

Dai capelli orrendi e i vestiti dello zio a questo signorino chic che è diventato.

Se hai iniziato la tua carriera cantando insieme al tuo branco di amici, standotene lì in piedi a fare i cori (ma va bene anche in posizione squat, se poi ti alzi nei momenti topici), se lo hai fatto per benino, questa cosa ti ha portato al successo e tu e i tuoi amici siete diventati famosi. I tuoi problemi arrivano dopo, quando decidi—e fidati che capita a tutti—che è ora di diventare una persona seria. È un problemone, perché ormai tutti ti prendono per il culo per quella roba degli squat in mezzo ad altri quattro babbi. Se poi andiamo a vedere le cose che indossavi quando stavi sul palco con loro, è la fine: magari erano anche di moda, ma prova a dirmi che non erano mostruose. Dei capelli è meglio che non parliamo: neanche un tredicenne in quel periodo si metteva addosso così tanto gel. Però è figo pensare che il mondo dello showbusiness si muove tanto in fretta, o dimentica tanto velocemente, che vedendoti vestito da sfigatone, agli albori e vedendoti oggi, con il tuo look da vero uomo, non sembri nemmeno la stessa persona.

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Sembra incredibile, ma Justin Timberlake—quel genio assoluto che con Jimmy Fallon ha appena riassunto la storia del rap in quattro puntate (le ho riguardate da poco e ho ancora i brividi da quanto sono bravi)—è la stessa persona che si presentò a TRL con una fascetta elastica sulla fronte e uno spolverino di nylon. Proprio per questo non sarebbe corretto (anzi sarebbe un po’ paraculo) raccontare la vita di Timberlake solo per come lo conosciamo oggi, senza tirarne fuori ogni singolo dettaglio. Sì, anche i più truci. A questo punto, non ci resta che cominciare dall'inizio, ossia con Star Search. Siamo nel 1993 e un piccolissimo Justin Randall si muove sul palco con un enorme cappello da cowboy in testa. E adesso ditemi se la sua camicia non è tra le più fighe che abbiate mai visto.

Un anno dopo, Justin entra nel cast del Mickey Mouse Club e l’effetto è subito bomba. La formula del successo è quella classica: prendi un ragazzino inesperto, timido e talentuoso e, bam!, lo sbatti in faccia all’America seduta davanti la TV. Qui Justin conosce Ryan Gosling. I due non ci mettono molto a diventare grandi amici tra le gigantesche orecchie di Topolino che fanno da scenografia e le urla laceranti di Christina Aguillera. Al programma partecipava anche JC Chasez, che finì per entrare con Justin negli ‘NSYNC. Il genio che li scoprì si chiamava Lou Pearlman e oggi purtroppo sta scontando una condanna a venticinque anni di carcere per una di quelle truffe da società a organizzazione piramidale. Volete una notizia ancora più triste? Be’, è la scomparsa degli O-Town. Che amarezza pensare alla loro fine. Ma ci sarà sempre un posto per voi, ragazzi, nei nostri cuori.

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Come succedeva a quasi tutte le grandi pop band di quel periodo, la produzione impose agli ‘NSYNC di vivere assieme nella stessa casa. L’idea era semplice ma efficace: in questo modo avrebbero potuto alimentare a sufficienza i loro ego e contenere le loro ansie da giovani star della musica. Sono abbastanza convinto che il risultato non dovesse essere molto diverso da quei circoli di autoaiuto per sfigati che si vedono ogni tanto in giro. La casa in cui vivevano si trovava a Orlando, che era senza dubbio il miglior posto al mondo per farsi conoscere. Proprio a Orlando, infatti, si trovava il Pleasure Island (RIP), che altro non era che la parte di Disney World riservata agli adulti. Pensa, ci potevi addirittura comprare gli alcolici: WHOA!!!! CHE SBALLO!!!! In poche parole: era il luogo ideale dove esibirsi. Per l’occasione Justin si presentò sul palco con una camicia bianca alla coreana e un bel paio di bretelle. Sembrava uscito da un cosplay di Beverly Hills 90210 in cui lui faceva chiaramente David. L’outfit era curato in ogni dettaglio: i più attenti tra di voi avranno già notato la deliziosa catenina d’oro e i riccioli accuratamente ingellati. A ogni modo, se la vostra passione è guardare video di ragazzine sceme che urlano a caso per una band che non hanno mai (ma proprio mai, mai) sentito nominare, be’, non potete perdervi questa performance. Non parliamo poi dei synth della base, che sono il vero capolavoro. Semplicemente perfetti. In questo show, Justin aveva appena 14 anni.

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Justin Timberlake pleasure island

Potrebbe suonare incredibile, ma questi cinque ragazzini hanno avuto talmente tanto culo da firmare subito un contratto con la BMG. Non solo, non hanno neanche avuto il tempo di posare la penna che eccoli già in Svezia pronti a registrare la storia del pop con i più grandi stregoni e alchimisti della musica. Sì, parliamo proprio di Denniz Pop e Max Martin (produttore di Katy Perry, Ace of Base, Taylor Swift, e quella m***a di Celine Dion).

Purtroppo non si trovano molte foto di quel periodo. Ci accontenteremo di questa qui sopra, che rimane comunque abbastanza sintomatica. Avevo completamente dimenticato—chissà cosa ne penserebbe Freud—di quel periodo in cui era di moda vestirsi come uno appena sceso da una pista da sci che cerca disperatamente lo skylift tra le palazzine di qualche quartiere residenziale. Ora che ci penso bene, anch’io avevo un pile identico a quello di Justin, solo che il mio era blu. Di solito, ci abbinavo un paio di spettacolari fornarina con la zeppa e dei pantaloni argentati. Ah, se solo mi fossi reso conto all’epoca di quanto ero coglione. Per non farmi mancare nulla, tra l’altro, anch’io portavo quegli orrendi occhiali da sole alien-style. Vabbè, prendiamoci un minuto di silenzio per commemorare ciò che altro non è che un olocausto dello stile. Se poi, tra parentesi, osservate bene Lance Bass, lui è quello più in botta in questa foto. OK Lance vai tranquillo, l’abbiamo capito che in quel periodo eri ancora preso bene con i Nirvana.

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NSYNC GERMANY

Il primo posto al mondo in cui gli ‘NSYNC diventarono delle star fu la Germaina. Hai capito bene: la Germania. Del resto, erano proprio irresistibili quei cinque visi d’angelo sorridenti e sfacciati che campeggiavano sulla copertina del primo singolo “I Want You back”. E poi come resistere alla “club version” inclusa nella release? Spaziale. Una roba tipo: “‘NSYNC. Gli amici dei DJ dal 1995”. Torniamo però alle questioni di stile, Justin sembrava avere nell’armadio solo gilet, una catenina d’oro (ancorché stilosissima) e l’abbronzatura di uno che vive a Orlando. Sei mesi dopo il boom tedesco di “I want you back” uscì il loro primo album, intitolato semplicemente ‘NSYNC. Arrivò subito primo in classifica, il fenomeno *NSYNC esplose in tutt’Europa e si diffuse a macchia d’olio.

In un attimo arrivò il 1998. Justin aveva appena 17 anni e la band firmò il suo primo contratto per la RCA. Era finalmente arrivato il momento di sistemare gli ultimi dettagli del disco e di prepararsi all’uscita negli Stati Uniti. In quel periodo capitarono un sacco di cose: vi sarà sufficiente sapere che dopo aver registrato i due nuovi pezzi da includere nell’album, Justin scambiò lo shampoo con la candeggina. Il nuovo gioco ispirò, ahinoi, anche i suoi amichetti che iniziarono a loro volta a sperimentare sempre di più sul loro peli della testa.

NSYNC FASHION FAIL

Chris in questa foto è senza dubbio il più brutto della band. E poi ve le ricordate queste incredibili collane tipo da skater? In quel periodo quella robaccia sembrava essere la cosa più fica del mondo. Vogliamo parlare poi di Lance e della sua giacchetta Jacquard. Dev’essere la stessa che la mia mamma s’è messa per un matrimonio il mese scorso. Infine c’è Justin, che idolo con la sua giacca di pelle. E soprattutto che fierezza nell’indossarla, nonostante fosse chiaramente più grande di almeno due taglie.

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Il debutto della band in America non fu dei migliori. Anzi, ci fu bisogno di una sofisticata operazione di re-branding. Il nome cambiò in *NSYNC, con la genialata dell’asterisco e i ragazzi iniziarono a girare grazie ad una preziosa comparsata nella serie TV “Sabrina, vita da strega” che li fece arrivare al nono posto della classifica americana. Mi ricordo benissimo come andava a finire quella puntata. Mentre gli zii di Sabrina se ne stavano chiusi in cantina e cercavano di ammansire i pirati, la nostra protagonista si procurava un documento magico (evidentemente falso) per andare a sentire gli *NSYNC. Che in quella puntata suonano il loro pezzone “Tearin’ Up My Heart” e provocano un quasi infarto a Sabrina e alla sua amicona Valery.

justin Timberlake ramen

Justin, in quel periodo, aveva la fissa di andare in giro cercando di assomigliare il più possibile a un piatto di ramen. Per chi si fosse distratto, tra l’altro, Justin era anche un grande fan delle collane e, in particolare, di una catena con tre riproduzioni gigantesche delle lettere J, T e R. Che sono, appunto, le iniziali del suo nome (Justin Randall Timberlake). Ma va?

Dopo aver preso la saggia decisione di pubblicare un album natalizio, la band licenziò quel cattivone di Lou Pearlman. E, visto che c’era, lo querelò pure. Più leggeri e più agguerriti che mai, i nostri cinque idoli erano finalmente pronti a conquistare il mondo. Senza più avere un produttore (e soprattutto finissimo stylist) come il compianto Pearlman, gli *NSYNC passarono in fretta dall’essere una band famosa in Germania alla band che vendette in un solo giorno più di un milione di copie (e 2.42 millioni in una settimana) di No String Attached, il loro secondo disco. Per i più giovani: sì una volta c’erano anche persone che compravano i dischi. RIP.

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Dal 1999 al 2002—come se non si sapesse—Justin Timberlake è stato con Britney Spears. Quei due erano chiaramente la cosa più potenti generate dall’universo del pop fino a quel momento. Una vera e propria bomba atomica. Un fenomeno di dimensioni colossali. Justin e Britney erano per tutti l’unico riferimento, l’unica vera guida in grado di traghettarci da quel medioevo che era la fine degli anni Novanta all’orizzonte dorato degli anni Duemila. C’era poi chi opponeva ancora un po’ di resistenza, ma cedette presto di fronte questo doppio completo total denim.

justin timberlake britney spears denim VMAs

In quel periodo Justin era totalmente andato. Il punto era semplice: era innamorato. Britney era il suo primo amore e soprattutto lui non perdeva un’occasione per raccontare in giro quanto fosse preso. I due assieme formavano Bustin, che altro non era che una di quelle fusioni che si vedevano in Dragon Ball GT. Solo che più kitsch e un po’ più carina.

Justin Timberlake britney spears fashion fail

Ogni volta che lei si presentava con un top stropicciato che le mostrava l’ombelico, lui, con una dedizione encomiabile, rispondeva con una camicetta altrettanto stropicciata. Tra l’altro, proprio in quel periodo, quei due cercarono di lanciare una nuova moda a base di improbabili indumenti in pelle color sabbia. Si trattò evidentemente di un fail colossale, che nessuno osò vivaddio seguire, tranne forse qualche vecchio fan di Indiana Jones.

Justin timberlake britney spears goatee

Se spingiamo la nostra analisi un po’ più in là, non faticheremo a trovare in Bustin le tracce di un animale ibrido. Paradossale formazione di compromesso tra il declino ormai nettissimo degli anni Novanta e l’incedere pieno di dubbi e di speranza dei 2000. Insieme Justin, il suo pizzetto da adolescente e Britney Spears sembravano poter arrivare ovunque.

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Eppure non sempre tutto va come deve andare e, nel marzo del 2002, il mondo che fino ad allora avevamo imparato a conoscere mutò radicalmente. Io mi ricordo ancora bene di quando mi dissero che tra Britney e Justin era finita, che Bustin non c'era più. Al di là di tutti i racconti che ne sono stati fatti (e delle tonnellate di gif che da allora hanno iniziato a circolare), il povero Timberlake ne uscì davvero male, con il cuore spezzato. In corrispondenza del dramma sentimentale di Bustin, ci fu anche la prima frattura all’interno della band. Timberlake era di fronte a un bivio (sia stilistico che ““professionale””). Il baratro e l’oblio erano dietro l’angolo. Insomma, tutti lo immaginavamo già come l’ennesimo ex-membro dell’ennesima boy band che ogni tanto partecipa a qualche programma TV per parlare della sua dipendenza da psicofarmaci e per cantare qualche vecchio brano assieme a Lance Bass. Già ce lo vedevamo a programmare una di quelle tristissime reunion in vista del nuovo tour in Cina e di qualche apparizione nell’ultimo reality musicale. Tutti sanno però che Justin non è come gli altri. (Tra parentesi: Lance Bass porta un po’ di rancore nei confronti di Timberlake e del suo successo. Basta leggere la sua autobiografia, Out of Sync).

La vera svolta arriva il 14 ottobre del 2002, il giorno in cui Justin regala al mondo “Like I Love You”. Se non ve lo ricordate, vi basterà sapere che si tratta di una bombetta prodotta dai Neptunes. È questo il pezzo della virata verso l’hip hop e della definiva consacrazione di quel falsetto che oggi è ormai un classico. Un po’ come succede ai personaggi minori delle serie televisive (o come capita prima o poi a tutti a Pyongyang), i pantaloni in pelle di Justin scomparvero improvvisamente. Nessuno li vide più in giro, si cominciò a non parlarne più. Non c’erano dubbi: si trattava di una colossale operazione di rimozione collettiva della memoria. Di quali pantaloni di pelle lucida stai parlando? Come, prego? Justin iniziò quasi a vestirsi bene. Le taglie si fecero man mano più adeguate; con le prime t-shirt comparirono anche le felpe con il cappuccio e jeans dalle forme meno improponibili. Insomma, era finalmente arrivato il momento in cui la musica poteva avere la meglio sugli scempi stilistici degli anni passati. No, non prendete la foto che c’è qui sotto come esempio della svolta. Siamo ai Video Music Awards e Justin è ancora solo all’inizio della sua rehab. Bisogna avere pazienza.

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justin timberlake mtv vmas 2002

La roba che indossa in questa foto è davvero tremenda e francamente non c’è proprio nulla che si salvi, dai pantaloni lucidi troppo bracaloni ai guantini neri senza dita. A dover ipotizzare a quale fosse la sua fonte d’ispirazione per quel look, mi immagino ogni volta questa scena. “Ciao mamy, avrei bisogno di un consiglio. Come si fa a vestirsi come un hip-hop?” Sì dev’essere andata proprio così.

Il suo primo album solista, Justified vendette meno di quanto gli *NSYNC non fossero abituati a fare. Eppure la critica finì per apprezzare il disco e questo si rivelò per la carriera di Justin un fattore di gran lunga più rilevante che una manciata di copie in più. Mi ricordo perfettamente che i miei amici, che a quell’epoca ascoltavano solo “LA VERA MUSICA”, improvvisamente iniziarono ad andare ai suoi live. La scusa era delle più classiche: “Sì però guarda che adesso suona un botto di strumenti. E poi è tutto live. E poi balla benissimo”. La cosa pazzesca è che questi miei amici erano dei nerdacci. Dei fissatoni che però andavano a sentire Justin Timberlake in concerto. In tutto ciò, il dato centrale è che Justin stava man mano conquistando l’incredibile statuto di artista. È vero però che non si era ancora liberato del tutto del suo passato, come del resto non si era liberato della campagna pubblicitaria che aveva fatto per McDonalds. “I’m lovin’ it.”

Questa foto l’ho trovata sul sito JunkFoodNews.net: ci troverai tutte le ultime novità in fatto di cibo fast, furious e junk. Cosa aspetti?

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Con il passare del tempo, lo stile di Justin si è fatto sempre più sobrio. Cosa che forse ha giovato notevolmente al suo personaggio. Qual è stata la scelta di look davvero decisiva? Rasarsi i capelli e farsi crescere un po’ di barba. Del resto la barba troppo curata è tipica solo delle boyband e delle star del porno. OK, forse anche di qualche pensionato, ma niente di più. La sua barba invece gli donava perfettamente e, ora che ci penso, è quanto di più rappresentativo della sua trasformazione artistica. La barba di Justin è infatti naturale, spontanea, ma al contempo curata e ben tenuta. Insomma, proprio come la sua musica dopo la trasformazione.

La nuova svolta di Justin Timberlake arriva nel 2004. Dopo aver spuntato la casella “fatto” a: “mostrare le tette di Janet Jackson durante il Superbowl” e “imporre l’uso del sintagma “wardrobe malfunction” nel vocabolario della cultura pop, Justin si prese una pausa e decise di fare l’attore. Sì, Sì l’ATTORE. I suoi primi film sono indimenticabili. Tipo Shrek 3 e Alpha Dog. Il mio preferito però non è proprio un film, ma il video di “This train don’t stop there anymore” di Elton John, dove Justin interpreta proprio Elton John.

Elton John Justin Timberlake

Quel che si dice un classico.

Dalla sua c’è da dire che Justin ha uno humour molto sottile e che certo non teme di ridicolizzarsi davanti al mondo intero. In genere le persone apprezzano quando uno si ridicolizza davanti tutti. Perché stupirsi quindi se nel 2006—lo stesso anno, guarda un po’, della release di FutureSex/LoveSounds—conduce il Saturday Night Live. Il secondo album di Justin lo riportò, in termini di vendite, ai vecchi splendori. I numeri erano di nuovo quelli degli *NSYNC: 684.000 copie in una settimana e prime posizioni nella classifica di Billboard. L’album è effettivamente un capolavoro e dentro c’è anche tanto rock oltre al solito R&B. Tra le sue influenze, Justin cita David Bowie e Prince. Il che basta a spiegare un po’ tutto.

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justin timberlake suit

Un nuovo album e una nuova etichetta discografica (si tratta della JayTree Records—carino il nome eh?) hanno un solo sinonimo: nuovo stile. Fu così che Justin, arrivato alla soglia dei 25, scoprì il mondo dei completi da uomo. Devo dire che un po’ mi fa strano vedere un vestito del genere addosso a un tipo come lui. Insomma, sarà anche vero che nella vita fa il ballerino, ma c’è una bella differenza tra Justin e quelli che ballano la salsa nelle sagre di paese, magari con una magica abbronzatura all year long tipo Carlo Conti. Ad ogni modo, qui siamo al top.

Tra il 2007 e il 2012, Justin si è dedicato soprattutto alla recitazione. In The Social Network ha interpretato il ruolo pazzesco di Sean Parker, l’inventore di Napster. E poi c’è quella stranissima parte in Bad Teacher, dove Timberlake recita con la sua ex (per davvero) Cameron Diaz. Se non avete proprio in mente di cosa stiamo parlando, non è poi così grave. Andatevi a cercare però la scena della finta scopata con i jeans. È roba un po’ strana in effetti, ma divertente. A modo suo.

Sul red carpet, Justin e il suo completo nero. Noterete gli occhiali dalla montatura spessa e i capelli un po’ più lunghi (qui si intravedono ancora i ricci).

justin timberlake marine

Raga, che dolce Justin che va al ballo per il compleanno di una tipa della marina. Lei gliel’aveva chiesto su Youtube. E tra l’altro sembra che Justin si sia pure emozionato in quell’occasione. Chi c’era ne parla come di una persona molto tranquilla: “Sembrava proprio come noi. Si faceva pure fare le foto”. Ogni volta che sento una frase tipo “sembrava proprio come noi”, mi figuro un antropologo sperduto in qualche villaggio nelle foreste dell’America Centrale, magari intento a partecipare a uno di quei riti arcani di socialità. “Sembra proprio come noi”.

Siamo nel 2012 e Justin ricomincia a fare musica: è il momento del suo terzo album in studio. Il disco si chiama The _20/20 Experience_ e ha venduto quasi un milione di copie. Il nostro ragazzo è finalmente tornato a cantare e la sua prima performance, dopo quasi quattro anni, è perfetta e stilosissima. Justin è ormai un ometto e può permettersi di cantare un pezzo di 5 minuti e 28 secondi al Saturday Night Live, che peraltro aveva già condotto ben cinque volte. Inutile dirvi lo shock nel rivederlo dopo tanto tempo. Justin non era più quello di una volta.

justin timberlake straight hair

ECCO COS’È SUCCESSO: SI È LISCIATO I CAPELLI.

Questa notizia fece sbroccare un po’ tutti. Chi è che ti ha fatto questo, Justin? Un relaxer, una piastra? Justin, che ti è successo? Non parliamo poi dell’effetto sui completi. Con quei capelli lisci, gli abiti di velluto nero che prima davano un effetto così straniante, non potevano stagli meglio. Sembra addirittura più intelligente. I mocassini poi spiegano quel che resta da spiegare, dio che spettacolo.

justin timberlake grammys

Con un azzardo del pensiero e volendo avanzare ipotesi su quanto ci aspetta, potremmo dire che se il guardaroba di Justin diventa più fico con ogni album che pubblica, al prossimo vedremo forse un look total-jewel, con corona e scettro (con intarsiata un’immagine di Jessica Biel). Insomma, quel che si addice a un vero re del pop (“ciao ciao ologramma di Michael Jackson”).