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Musica

Buon Sangue (Mostro) non mente

Oggi esce Cuo-Rap, il nuovo album dei Sangue Mostro, abbiamo parlato con Speaker Cenzou degli ultimi vent'anni dell'hip-hop italiano e alla fine ci ha anche lasciato una traccia in free download.
Mattia Costioli
Milan, IT

Oggi per JesceSole esce Cuo-Rap, il nuovo album dei Sangue Mostro, storico collettivo napoletano formato da Speaker Cenzou AleZin, Ekspo e Dj Uncino, personaggi immersi nella scena hip-hop da oltre vent'anni. Si tratta di un album atipico sotto diversi punti di vista: contiene 18 tracce e per lo più sembrano uscite da un buco spazio-temporale che vi riporta agli anni in cui avete scoperto l'hip-hop, che non significa necessariamente che questo disco suona antico, più che altro suona vero, genuino.

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Ho fatto una bella chiacchierata con Speaker Cenzou, che ha registrato il suo primo singolo mentre io facevo ancora la cacca nei pannolini, ma la mia sensazione è stata soltanto quella di parlare con un appassionato, entusiasta di quello che succede e con la voglia di spingere fortissimo delle realtà valide. Alla fine mi ha anche dato "Tiemp Luntan," la prima traccia dell'album da farvi scaricare gratis e il nuovissimo video di "71," che se non è un'anteprima è come minimo una perlamaggiorparteprima. La canzone potete ascoltarla o scaricarla qui, il video invece è un po' più in basso.

Noisey: Raccontaci qualcosa di "Tiemp Luntan"
Speaker Cenzou: "Tiemp Luntan" è una traccia dal sapore back in the days, che in un certo senso racconta quali sono stati gli eventi e in che modo il collettivo Sangue Mostro ha incontrato l’hip-hop, con tutti i cambiamenti nelle nostre vite di musicisti e uomini che ha comportato questo incontro.

La tua biografia di musicista praticamente inizia che io non ero nemmeno nato.
Eh sì, si parla di vent’anni ormai.

Ho ascoltato l’album e mi azzarderei a dire che puntate sui suoni old-school, sei d’accordo?
Non del tutto, questa definizione a volte la trovo un po’ stretta. Mi sembrano sicuramente molto più old-school certe sonorità che si possono ritrovare nella trap, sonorità 909 o 808 che trovavi anche nei dischi hip-hop della prima ora. Piuttosto che old-school direi che siamo orientati verso una produzione che in certi casi va a toccare un gusto più tipicamente east-coast.

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Quindi l’obiettivo prefissato per questo album era provare a fare una sintesi di ciò che sono stati gli ultimi vent’anni?
Si tratta di raccontare il nostro percorso, più che una sintesi generale. Quanto questa faccenda ci abbia fatto crescere e maturare, in un momento storico attuale in cui a questo genere musicale è associata una quantità eccessiva di divertimento festaiolo fine a se stesso. In tanti casi puoi sentire una musica che ti allontana da dei valori, che spesso e volentieri non ti regala degli insegnamenti o una morale, parafrasando KRS-One mi viene da dire che da questo rap non puoi trarre né educazione, né intrattenimento, ti sei solamente rincoglionito la testa con dei ritmi assordanti. Più che a un hip-hop consapevole io questa cosa la associo alla peggiore techno da disfati.

Nel vostro disco c’è un perché a cui avete pensato seriamente, mi sembra di capire, una morale forse.
In realtà non c'è nulla a cui abbiamo pensato a tavolino, il disco nella sua completezza, che è fatta anche di copertina e grafiche, non è stato studiato in una stanza e poi realizzato seguendo degli schemi, le cose sono successe da sole e le storie si sono raccontate autonomamente. Tutto è venuto da solo, come succede da un po’ di anni a questa parte. Nella confusione piano piano si è enfatizzato il nostro gusto nel percepire la vita stessa, direi.

State proponendo una visione un po’ diversa rispetto ad altri artisti del momento, magari non necessariamente critica, soltanto diversa.
È veroNon critichiamo nessuno, però sì, andiamo in una direzione un po’ diversa dalla corrente che c’è nel calderone hip-hop, che ormai è immenso e ci sono molto artisti che si appoggiano solo in parte con la nozione hip-hop originale. Per farti un esempio, nel 2013 è uscito un disco che agli occhi degli ascoltatori non ha avuto grande visibilità o un mercato gigantesco: Sunset Blvd. degli Yancey Boys, che sarebbero il fratello di J Dilla e Frank Nitt, secondo me è un disco che poteva uscire nel “97 come nel 2007 ma io non mi sento di parlare di old-school, si tratta di true-school, che non ha nemmeno bisogno di confrontarsi con nessuna epoca o moda, capisci?

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Certo, e mi pare che sotto quest’ottica si possa leggere anche il titolo del vostro album, Cuo-rap.
Sicuramente lo puoi interpretare così, vogliamo arrivare all’essenza delle cose, arrivare al cuore in quanto centro.

E la vostra vita è legata a filo doppio con questo genere e con l'attitudine hip-hop.
Bravo, quindi si tratta di arrivare al cuore della vita stessa.

Adesso girerete un po’ per la promozione, c’è qualche data in programma?
Oggi esce il disco e giriamo per promuoverlo un paio di giorni, poi torniamo a Napoli e inizieremo a ragionare sul tour, nei prossimi 15-20 giorni renderemo pubbliche date e appuntamenti per venirci a sentire. Potete stare aggiornati sulla nostra pagina. Sicuramente faremo un po’ di date, perché secondo me l'esperienza del live, in un genere come il nostro, resta la condizione regina; abbiamo sempre tanta voglia di portare il nostro genere in faccia alle persone che vengono a sentirci.

Ti faccio una domanda poco discreta, ti sei interessato alle storielle tra Esa e Fritz e dell'accusa a Fritz di essersi venduto?
Guarda in realtà cerco di usare poco Internet, e soprattutto cerco di stare lontano dai gossip, per così dire.

Infatti non volevo entrare nel merito della questione, più che altro mi interessava sapere la tua opinione sulla situazione dell’underground italiano, dato che sei al centro del sistema da oltre vent’anni. Credi che ci sia ancora una corrente valida?
Senza ombra di dubbio.

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Raccontaci qualcosa dal tuo punto di vista.
Allora per quanto riguardo il rap in senso stretto ti posso dire che storicamente a Napoli, e non voglio essere campanilistico, abbiamo sempre avuto una scuola di flow che non c'è in nessun'altra città italiana. Negli ultimi anni infatti i vari Clemente e Rocco stanno salendo alla ribalta. Anche io ai miei tempi, ma anche i Sangue Mostro, 13 Bastardi, La Famiglia… Questi sono quelli che hanno avuto più visibilità, ma se tu scendi alle jam che si fanno settimanalmente a Napoli sentirai dieci mc e dieci flow diversi, dieci storie e situazioni diverse. A Napoli è molto forte anche la scena del beat-making, c’è una voglia di sana competizione e sana ricerca che porta alla ricerca di un suono sempre nuovo e sempre innovativo, che sia una fotografia di quello che sta succedendo.

Per cui pensi che ci sia un processo naturale per cui voi artisti riuscite a emergere e essere ripagati, ad esempio Rocco in questo momento sta godendo di un bel successo anche fuori dal circuito napoletano.
C’è un modo di dire napoletano che recita “quando un guaglione mette scopa” chiaramente nel gioco della scopa se è rimasta una carta a terra e tu ce l’hai in mano, hai fatto scopa. È inevitabile.

Alle volte ci vuole la giusta dose di culo, stare al posto giusto nel momento giusto
Ci vuole che l’ultima carta a terra sia quella che tu hai in mano, è così che funziona la cosa.

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Il tuo consiglio qual è?
Di seguire tutte quelle realtà che magari non hanno, per un motivo o per l’altro, molta visibilità. Essere più curiosi, soprattutto in questo momento che l’hip-hop è in radio e in televisione più che mai, è importante andare a cercare tra le righe ed essere curiosi, non accontentarsi di quello che viene messo a disposizione. Solo così c’è l’occasione di trovare la chicca o il fenomeno che tra cinque o sei anni sarà sulla bocca di tutti.

Il vostro album è molto ricco di collaborazioni, alcuni nomi più noti e altri che non conoscevo, avete cercato di dare spazio a chi se lo meritava?
A un certo punto ci hanno letteralmente tirato fuori dallo studio, se no probabilmente a quest’ora stavamo ancora là a fare tracce. Per gli standard italiani comunque abbiamo fatto un disco molto grasso, come noi, con 18 tracce.
Non è che abbiamo pensato alle collaborazioni come fossero dei provini, sono cose nate da sole e dalla stima reciproca, da una comunione di intenti e da una conoscenza e volontà di condividere anche un percorso musicale insieme. Magari una serie di personaggi di cui magari non si era mai sentito parlare c’erano già in Napoli Parte Terza, poi ci sono altri un po’ più conosciuti ma che comunque a Napoli rappresentano quella cosa che ti spiegavo prima, un flow originale che proviene da una scuola potente. Ma ce ne potevano stare altri 15, però a un certo punto per motivi di tempo abbiamo dovuto fermarci.

Altrimenti alla fine ve ne uscivano due di album.
Eh sì, però credo ci sia un fil rouge che parte dai miei vent’anni e arriva ai ragazzi che quell’età ce l’hanno oggi. C’è qualcosa che ci unisce e ci accomuna tutti e laddove avremo e abbiamo avuto la possibilità di dare voci a questi fenomeni sicuramente saremo sempre lì sul pezzo a continuare a farlo.

Mi sembra un buon proposito.
È quello che è successo a me, cerco di passare il favore. Io a sedici anni sono stato ospite sugli album dei 99 Posse e dei Messaggeri con Neffa, qualcuno mi aveva sentito e aveva deciso di far sentire a tutti le mie storie, io cerco di farlo a mia volta.

Grazie per la chiacchierata, allora.
Grazie a te, mi sono divertito, è bello parlare di cose non scontante.

Ci proviamo dai, in bocca al lupo!
Crepi.