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Musica

Beatport e il destino finanziario della musica elettronica

DJ quotati in borsa e grandi investimenti sull'industria musicale ci fanno preoccupare per lo stato della libertà creativa.

Una delle scene più surreali offerteci dal 2014 è stata quella di Afrojack circondato da banchieri ed agenti di scambio occhialuti alla borsa del NASDAQ che applaudiva, circondato da coriandoli, mentre partiva la campanella a marcare la fine di un giornata di scambi azionari. Dunque, perché Afrojack è stato il primo DJ ad avere a che fare col NASDAQ? Per segnare il primo giorno d’affari della SFX Entertainment—la compagnia che sta acquisendo larghe porzioni di business in qualche modo legate alla dance music—dato che è quotata in borsa. Se il 2013 è stato l’anno in cui l’EDM è entrata in pieno nella scena mainstream, il 2014 potrebbe essere l’anno in cui la dance music fa il suo ingresso nel mondo di Wall Street.

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Anche se il nome SFX Entertainment non è conosciuto da molti, il 2013 li ha visti spendere enormi somme di denaro tali da imporsi come principale giocatore nel mondo della musica dance elettronica. A fine anno, la SFX Entertainment possedeva, o aveva quote di maggioranza in: Beatport, Tomorrowland Festival (Belgium), Stereosonic Festival (Australia), Electric Zoo Festival (USA), Creamfields Festival (Australia), Liv Festival (USA), Nature One Festival (Germany).

L’offerta pubblica iniziale ha stabilito per ciascuno dei 20 milioni di titoli azionari un prezzo di vendita pari a 13$ per azione, portando il valore della SFX Entertainment a circa $1.05 miliardi. Da quando Afrojack ha suonato la campana dopo il primo giorno in borsa però, è stato un viaggio un po’ turbolento. Il prezzo dei titoli non ha mai raggiunto il picco del primo giorno; calando fino a un prezzo di $7.80, e mentre scrivo, siamo a $10.97 per azione. Nulla di spettacolarmente terribile, ma neanche niente che farà fremere le mani dalla gioia ai futuri investitori all’idea degli indicibili profitti guadagnabili con la EDM.

Il che, in fin dei conti, è uno dei problemi principali quando si parla di una società pubblicamente quotata in borsa. Le decisioni iniziano ad essere influenzate dal profitto, l’obiettivo principale è quello di far aumentare il prezzo delle azioni della compagnia. Tutte le società devono generare profitti per sopravvivere—ed ecco a voi il capitalismo—ma quando un’azienda è quotata pubblicamente, ogni fallimento nel creare guadagni è visibile da chiunque. E ora che le quotazioni sono state rese pubbliche, la SFX sarà per sempre giudicata sulla base del prezzo delle azioni, e questo mette sulle compagnie incorporate dalla SFX moltissima pressione di restare redditizie.

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Questa è una cosa che molti impiegati di Beatport hanno dovuto scoprire a proprie spese.

Beatport è stata acquisita dalla SFX per 50 milioni di dollari, nel febbraio 2013. Inizialmente quest’acquisto è sembrato molto sensato. Quando la compagnia venne comprata, il fondatore della SFX, Robert Sillerman, ha detto: “Beatport ci dà un contatto diretto con i DJ e ci permette di vedere cosa è popolare e cosa non lo è. Ma soprattutto, ci offre un’importantissima piattaforma per tutto ciò che sia legato all’EDM."

A inizio dicembre la notizia era che un bel po' di impiegati di Beatport erano stati licenziati, in occasione di ciò che Techcrunch ha descritto come “un bagno di sangue”. Sono stati lasciati a casa soprattutto ingegneri e sviluppatori, che stavano lavorando a progetti della compagnia non direttamente connessi allo store. Sono state date poche spiegazioni circa i licenziamenti, al di fuori della solita tiritera propinata dalla società, secondo cui l’intento era di “dare al team una nuova struttura e fare sì che tutti si focalizzassero su un’unica visione.”

Non ci vuole un grande salto di immaginazione per rendersi conto che l’iniziativa era connessa al fallimento da parte di Beatport nel generare profitti. Avendo subito una presunta perdita di $2 milioni nel 2012, e a seguito dell’acquisto da parte di SFX, Beatport aveva perso un altro milione di dollari nel primo quadrimestre del 2013. Le cifre certamente non sono fantastiche in un’ottica economica, ma la prontezza con cui la SFX Entertainment ha saputo tagliare larghe porzioni della forza lavoro fa notare quanto le grandi imprese possano essere spietate.

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Quest’anno ci darà delle indicazioni effettive sull’impatto che i cambiamenti all’interno di Beatport avranno sugli affari. I licenziamenti hanno incluso sviluppatori che lavoravano nella società dal momento della fondazione, e nuovi membri sono stati introdotti per agevolare la riorganizzazione, molti dei quali provenienti da altre tre società recentemente acquisite dalla SFX; Arc90, Paylogic e Fame House. Tim Crowhurst, quando ha parlato della ristrutturazione aziendale, ha fatto il seguente commento “È un’industria largamente frammentata per quanto riguarda dove la gente reperisce notizie e informazioni, dove scopre contenuti, dove ascoltano contenuti, dove vengono a conoscenza di eventi e dove comprano i biglietti. La nostra idea è di creare un’esperienza molto più coesa per il fan e ogni componente qui gioca un ruolo significativo.

È chiaro che Beatport non è stata comprata unicamente per il suo ruolo di distributore online specializzato. Lasciare a casa una porzione così ingente della forza lavoro originaria fa capire che la SFX era meno interessata nel lavoro che Beatport stava portando avanti come società, e più interessata nell’estendere il proprio controllo sul marchio. I commenti di Crowhurst sembrano suggerire che il marchio Beatport verrà utilizzando come facciata per qualcosa di molto più grande; una combinazione tra le società acquisite dalla SFX, offrendo uno spazio centralizzato in cui ogni esigenza musicale dell’utente potrà essere soddisfatta. La SFX avrà quindi teoricamente una capacità di controllo senza precedenti sulla scena della musica dance commerciale, offrendo qualsiasi cosa vada dalla vendita di biglietti, ai festival, fino alle modalità di pubblicazione online di nuova musica.

Tenendo tutto questo in mente, è possibile che una società a capo di un tale monopolio possa sfociare facilmente in stagnazione. Se la SFX userà i dati di Beatport come indicatori di quali DJ sono popolari, ciò potrà a sua volta influenzare le loro mosse di booking per i festival e i locali in cui hanno investito, e portare a una mancanza di nuovi talenti capaci di emergere. La prontezza con cui Beatport è stata riorganizzata rende evidente che la SFX non sarà molto paziente nel gestire le branche minori dei propri affari. Sebbene Sillerman ha in precedenza affermato di essere interessato ad acquistare imprese di successo per rafforzarne i guadagni, non c’è alcun dubbio che la SFX abbia in mente altre cose. Se una società appena acquisita non sta operando nel modo in cui la SFX vuole che operi, verranno apportati cambiamenti per riportarla in linea con i loro piani a lungo termine.

Profitti rapidi e creatività non sono l’accoppiata più felice. Come mette in evidenza Bobby Owsinski nel suo articolo sull’offerta pubblica iniziale della SFX, la creatività nell’industria musicale è spesso soffocata quando le grandi società entrano in gioco, e questa non è una tendenza nuova nell’industria musicale. Investimenti di così larga scala possono essere ritenuti segnali di successo per un genere musicale, ma in realtà si tratta spesso di una visione poco lungimirante. Le società gestite dalla SFX possono tutte adattarsi ai nuovi trend, ma non è compito della SFX supportare gli artisti o incoraggiare idee creative o rischiose.

Forse questo è uno dei più grandi luoghi comuni che entrano in gioco quando si parla di investimenti nella musica dance. La SFX Entertainment non investe in musica, investe in economia.