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Musica

Questi musicisti fanno musica con i floppy disc

È buffo da vedere, ha un suono strano e non costa un cazzo: è il nuovo migliore amico dei producer.

Tutte le foto sono di Noelle Solange Didierjean

A un concerto underground nella residenza di un artista ad Hamilton, Ontario, la musicista Etienne Trudeau preme maniacalmente sui tasti di una tastiera messa di fianco a un vecchio computeraccio. Andando a riscavare nei meandri dell'era dei computer anni Ottanta, scopriamo che c'era un particolare tipo di floppy disc chiamato carta SID. La tastiera di Commodore 64 del 1982 fungeva da controller per il floppy: si usa un programma per trasformarlo in un synth, e a quel punto ogni tasto ha una diversa funzione. "Sembravo completamente pazza," mi spiega Trudeau, membro della band dream pop Nimbes, commentando la propria performance. “Sembra di suonare un giocattolo, dal vivo." "Amo l'aspetto e il suono che ha… mi fa tornare indietro nel tempo," mi dice. "Mi evoca una nostalgia estetica."

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Anche se il concetto di sintetizzatore—uno strumento che usa oscillatori elettronici vibranti per produrre musica—risale agli anni Venti e al theremin, la tecnologia si è espansa nei Sessanta, con invenzioni come il Moog, per poi diventare mainstream grazie a personaggi come Giorgio Moroder. I moderni sintetizzatori sono stati disegnati per detenere una certa gamma di suoni preimpostati e sequenze, una possibilità che è emersa dapprima negli anni Ottanta con i floppy disc, durati pochissimo perché sostituiti immediatamente da altra tecnologia ancora. In poco tempo, i floppy disc hanno iniziato a essere usati come synth, contenenti quella specifica gamma di suoni preimpostati e sequenze di azionamenti di tasti. Tuttavia, visto che possono contenere solo parte dei dati di una moderna chiavetta USB, quando la tecnologia è avanzata, molti musicisti hanno smesso di usare i synth floppy-compatibili e li hanno sostituiti con strumenti un attimo più sviluppati o con programmi per computer che emulassero gli stessi suoni. Nei primi anni Duemila, i più fanatici e nerd della musica hanno creato l'emulatore drive del floppy che permetteva alle schede SD di sostituire i multipli floppy disc un tempo necessari per salvare stringhe di suoni e sequenze. Da allora gli emulatori hanno cominciato a far gola a tutti i piccoli musicisti in erba per via del loro basso costo, della semplicità di utilizzo, che dava comunque come risultato un suono da vecchio synth old school, e della generica estetica anni Novanta.

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Per certi versi, i floppy sono l'equivalente tecnico della prima ondata di gentrificazione nei quartieri delle grandi città; offrono carattere e la possibilità di sperimentare agli artisti—e in tutto il Canada l'appeal di tecnologia datata è più forte che mai. Peter Venuto, il proprietario di un'azienda di noleggio di synth, con base a Montreal, ha spiegato che i synth degli anni Ottanta inizialmente erano visti come "urgenza dell'era sintetico-digitale." Alla gente cominciava a piacere l'idea che venissero eliminate tutte queste manopoline, che ci fosse un'interfaccia molto più maneggevole, e un menù alla Blade Runner. Il contrasto tra il look minimale, essenziale dei synth dei primi anni Ottanta, è una bomba in confronto a quello dei sintetizzatori dei decenni precedenti, che nella casa di Venuto, a Plateau, quartiere che ha dato i natali a Grimes e Arcade Fire, vanno a riempire un'intera parete. Il più strano synth è il The Buchla 200e, una creazione dei primi anni Sessanta alta sessanta centimetri ricoperta di manopole e quadranti in un caleidoscopio psichedelico di colori, disegnati da un ingegnere della NASA. Alcuni synth compatibili con i floppy sono equipaggiati con una scatolina poco appariscente che permette l'inserimento della scheda SD, al posto dei floppy. "È un curioso caso di retro-futurismo, perché i nerd sono riusciti a rimediare gli aspetti problematici dei primi synth," spiega. Il laureando in Art and Design dell'Università dell'Ontario, gestisce il sito Synth Palace, direttamente dal suo studio/soggiorno.

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Isaac Latham, occasionale membro dei Des Moines, con sede a Montreal, ha comprato il suo primo synth online un po' di anni fa e ancora non si è voltato indietro. “Kijiji ha reso più facile la vita di chi fa parte di questa strana nicchia,” mi ha detto. Come Venuto, Latham si è trasferito a Montreal dopo essere stato cacciato via dal gentrificatissimo quartiere di Toronto Parkdale, e parte del fascino dei floppy per questo musicista ventenne è anche il loro prezzo basso. "La maggior parte di queste attrezzature costa pochissimo", mi ha detto. Un esempio è il vecchio sequencer trovato su Kijiji per sessanta dollari. Un sequencer di pari qualità costruito in questo millennio potrebbe arrivare a costare anche duemila dollari oggi. L'utilizzo di strumentazione a basso costo si inserisce in quella che Venuto chiama una nuova ondata DIY nella musica elettronica di oggi. "Prima, usando roba costosa, avevi paura di romperla". Oggi, puoi mettere un microcontroller su un synth con meno di venti dollari, facilitando le sperimentazioni di ogni fan dei Kraftwerk che abbia un seminterrato. Le qualità salvifiche dei floppy disc estendono la loro popolarità anche al di fuori dei confini nordamericani. Lo studente di informatica Yannick Richter, ventenne di Amburgo, passa tutto il suo tempo libero a modificare vecchi lettori di floppy.

"Hanno un suono unico che tutti conoscono, e ricorda le chiptune classiche", mi ha scritto. Richter ha quasi diecimila iscritti al suo canale YouTube dedicato alla musica creata usando i floppy disc. Ci si è appassionato nel 2012, dopo aver ascoltato musica simile online e aver scoperto che poteva procurarsi dei floppy disc dal laboratorio di informatica della propria scuola, in cui tra l'altro faceva da assistente. In un video con più di cinquemila visualizzazioni, suona una versione schizzata e robotica del tema di Ritorno al Futuro, usando una mezza dozzina di floppy e un microcontroller. "È anche un po' uno spettacolo", ha aggiunto. "È impressionante vedere queste cose che si muovono da sole e questi lettori che lavorano insieme suonando una canzone". Anche Provencher ama molto il suo synth floppy-friendly, il Juno 106. "Lo adoro!", mi ha detto. "È molto strano da programmare, ma è un synth davvero profondo. È uno dei miei preferiti". Anche i floppy di marca, creati apposta per il Commodore 64, affascinano il frontman dei Nimbes Trudeau. "Sono chip molto complessi e molto belli", dice delle card SID che permettono alla tasteira di controllare il computer. "È un suono unico e bellissimo". L'altro synth floppy-compatibile preferito dai Nimbes ha i suoi vantaggi. "Ha un suono molto caldo". La macchina, se usata con un sequencer, "può essere calda e rilassante, ma può anche essere molto fredda e aggressiva. Ti colpisce davvero forte".

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Ma mentre alcuni accolgono il ritorno dei synth con floppy a braccia aperte, altri pensano che il trend stia diventando ridicolo. "Un musicista dovrebbe preoccuparsi più dell'output che dell'input nella sua musica", dice Filip Pietruszewski, venditore di effetti per chitarra e musicista di Montreal. "L'estetica dovrebbe essere secondaria rispetto al suono". Pietruszewski pensa che il ritorno dei floppy disc faccia parte di un'ondata di moda anni Ottanta e Novanta, che chiama "prevedibilissima". Il musicista di New Brunswick Evan Matthews si è imbattuto in un synth floppy-compatibile per caso. Un amico gli ha regalato uno Yamaha S77 dei primi anni Novanta, una macchina essenziale, nera, con un'intefaccia minimalista. Matthews ammette che lo strumento funziona alla perfezione, ma usarlo è un casino. "È un synth piuttosto difficile da usare", mi ha detto. "Ogni variabile a disposizione è nascosta dentro a strati su strati di menù con titoli incomprensibili". Il synth era anche accompagnato da un volume alto dieci centimetri che l'artista ha solo provato a decifrare. "Fa dei suoni fighi, ma ci vogliono tre minuti per cambiare una sola variabile". Matthew è finito per barattare il synth con una chitarra.

Da entrambe le parti tra i musicisti c'è scetticismo sulla possibilità che la tecnologia floppy diventi mainstream. "I floppy non raggiungeranno la popolarità delle cassette", dichiara con sicurezza Pietruszewski. "Non possono contenere più di trenta secondi di audio, per cui non si vedranno in giro lettori di floppy portatili". Provencher allo stesso modo mantiene un sano cinismo: "Un po' spero che diventino più popolari, ma non credo succederà", dice. "La maggior parte della gente non è in grado di suonare un synth a floppy. È più difficile". Venuto è un po' più ottimista: "Per file audio di grandi dimensioni, è scomodo. Ma se lo usi per registrare delle sequenze, può funzionare". "Ho grande rispetto per le persone che sono inspiegabilmente attratte dai floppy da 3,5 pollici, è una fascinazione indescrivibile", continua, facendo riferimento al fatto che le informazioni contenute in un floppy oggi possono entrare in un chip grande quanto un'unghia. Ma pensa che la rivoluzione digitale e la tecnologia anni Novanta possano procedere l'una a fianco all'altra.

“Penso che il floppy sia ancora vivo—ma oggi si chiama SD card", dice sorridendo.

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