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Musica

Musica Sconosciuta: La scena hardcore isrealiana

Non tutti lo sanno, ma crescere in un paese del genere può spingere molti kids a darsi da fare con il punk e la politica, e soprattutto a fare casino

via Bas Spierings

Le scene punk e hardcore affiorano sempre da calderoni ribollenti di malcontento, e Israele è uno di questi. La moderna metropoli Tel Aviv, è sicura e americanizzata, ma i suoi confini sono ancora logorati dai continui conflitti della vicina Palestina. Essere punk è malvisto se vivi nella Terra Promessa, e varie scene locali si sono svilupate e disperse in poco tempo grazie alle cattive reputazioni, alla bassa longevità delle band e alla leva militare obbligatoria a diciotto anni. Un sacco di giovani fingevano malattie mentali e infortuni pur di sfuggire al servizio militare. Sfortunatamente, qualche anno fa il governo ha collegato quest’assenza ingiustificata alle scene punk ed emo e queste si sono estinte, vittime delle paranoie delle autorità, che iniziarono a stereotipare e tracciare il perfetto profilo del ragazzo “alternativo”.

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Ma i kids sono di nuovo uniti e la scene sta rifiorendo, a dispetto delle avversità.

Il più grande gruppo punk rock ad affermarsi al di fuori di Israele sono gli Useless ID di Haifa, che sono sotto Fat Wreck Chords e girano il mondo in tour dalla metà degli anni 90. Tuttavia, fatta eccezione per loro, molti gruppi punk non sopravvivono al loro primo Lp. Ho fatto una chiacchierata con Nadav Rotem, il bassista del gruppo hardcore israeliano Kids Insane a seguito del loro recente tour europeo. “I punk hanno i loro metodi per evitare il servizio militare. Tre di noi Kids Insane hanno parlato con degli psichiatri e gli hanno detto che odiano il mondo, che odiano loro, che fanno la pipì a letto, che si drogano e tutte quelle stronzate.” Detto questo, la maggioranza di essi non sono sufficientemente dediti alla musica per sfuggire alla leva obbligatoria. “C’è questo strano sentimento generale, quando vedi quindicenni ai concerti punk, perché sai che nel giro di due o tre anni saranno nell’esercito. Un sacco di ragazzini vanno e vengono.”

I gruppi che effettivamente sono in grado di sfuggire alla coscrizione indiscriminata portata avanti in Israele non sono del tutto liberi dagli ostacoli che la loro identità porta con sé, “Uno dei miei principali obiettivi in quanto membro dei Kids Insane era di suonare in Malesia e Indonesia, ma non possiamo perché abbiamo il passaporto sbagliato!” ci ha spiegato Nadav. “C’è una grossa scena hardcore laggiù ed è un peccato, perché nemmeno loro possono venire qui. Il fatto è che bisogna ignorare queste limitazioni…Credo che la prossima generazione la penserà così.”

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Non sorprende che la politica e la scena punk vadano a braccetto in Israele, proprio come succede in qualsiasi altro Paese del mondo. Ho parlato con Smiley, che dirige un'etichetta, la You’re Next Records, e che è impegnato da anni sia sul fronte delle band che su quello dell’attivismo, “Attraverso il punk molta gente ha imparato a comprendere l’assurda situazione politica, l’occupazione e l’oppressione di quattro milioni di Palestinesi.” Ha poi continuato, “L’oppressione è quotidiana in Cisgiordania e la gente che è in grado di vedere questa realtà usa il punk come importante mezzo per promuovere le proprie idee e critiche.”

C’è anche il movimento BDS “Call For Boycott”, una campagna mondiale con cui gli artisti boicottano i propri concerti in Israele e si schierano contro l’occupazione. I punk israeliani sono ambivalenti verso questo movimento (anche se molti di loro lo supportano), perché comporta il non poter assistere ai concerti di molte band occidentali. Il lato positivo, tuttavia, è che ha generato dei caratteri forti nella scena autoctona. Nadav ci ha spiegato il dilemma, “È importante che le band a carattere politico, che trattano determinati argomenti, siano sentite dai ragazzi. Ma se i gruppi vogliono veramente fare questo devono ignorare la chiamata al boicottaggio. Rihanna canterà qui a Tel Aviv stasera e chiederei la cancellazione del concerto, perché non è qui per dire nulla di importante, se non per intascarsi un sacco di soldi e levare subito le tende!”

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Jello Biafra è stato uno degli artisti che hanno cancellato il suo concerto a Tel Aviv nel 2011, ma si è astenuto da un supporto diretto alle BDS. “Jello Biafra è un buon esempio perché è un simbolo del punk politico. Se lui dice che boicotterà i suoi concerti in Israele finché il governo non metterà a posto le cose sarà ascoltato da tutto il mondo” spiega Smiley.

In aggiunta alle tensioni politiche la modesta popolazione israeliana di 7.9 milioni fa sì che la scena punk si mantenga compatta. Sono pochi i luoghi in cui suonare, ma il loro ammirevole senso comunitario fa sì che vengano messi sùi per pura e semplice passione. “C’è un posto DIY chiamato Zimmer che è molto bohèmienne e organizza concerti punk. Fanno anche roba politica, come se fosse un camp estivo o un programma di doposcuola per bambini africani rifugiati”, ci ha detto Smiley. “Considero tutto questo una componente del punk. Combattere per il cambiamento sociale, resistere allo status quo nel luogo in cui vivi fa parte dell’antagonismo basilare del punk.”

Molti degli Israeliani con cui ho parlato hanno visitato solo raramente le aree palestinesi e non hanno mai attraversato il confine per fare concerti. Questo comunque non vuol dire che non accada mai, “Abbiamo avuto delle serate assurde al Rogatka (altra location musicale DIY),” ricorda Smiley. “Serate con risse, droga e rapper palestinesi che arrivano per fare rap e parlare all’open mic tra una band punk e l’altra.”

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Gli israeliani Mondo Gecko hanno pubblicato uno split Lp con il grupo hardcore argentino Demokhratia nel 2011. Questo dimostra un’altra volta gli sforzi che le nuove generazioni stanno compiendo verso un miglioramento delle relazioni. “Mi sembra che le generazioni più giovani siano effettivamente più determinate a mettersi nei nostri panni e a risolvere le questioni attuali”, ha detto con entusiasmo Nadav.

D’altro canto, non tutte le band hanno ideali così politicamente radicati; i Bo La’Bar (che in ebraico significa “Vieni Al Bar”) sono soprattutto a favore della musica d'evasione festaiola, ricordandoci che il weekend rimane il weekend, indipendentemente da dove ci si trovi. “Talvolta [l’hardcore] sembra essere un ottimo modo per vivere in un tuo mo personalendo.” Ha ammesso Ishay Berger, frontman dei Bo La’Bar e bassista degli Useless ID. “Quando molte persone fanno parte di qualcosa ci si può trovare di fronte a un elemento collettivo, nostalgico. Non sempre si tratta di politica…”

È un ethos che ha trovato eco in Nadav, “Alla fine della settimana arriva il weekend e tutti vogliono divertirsi, per cui cerchiamo di non diventare troppo pesanti parlando di certe questioni! Proprio perché vivono qui, gli israeliani tendono a darsi alla pazza gioia, essendoci la possibilità di salire su un autobus e che questo esploda. Può effettivamente accadere. Perciò se vai a un concerto punk qui l’attenzione sarà posta soprattutto sul divertimento.”

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Interrogati sul futuro di Israele e Palestina, i punk con cui abbiamo parlato sentivano tutti lo stesso disagio “C’è troppo odio e aggressività…Qualsiasi cosa succeda, ci saranno delle vittime” ha riflettuto Nadav. Smiley è stato più ottimista, “Aspetto con ansia di vedere più Israeliani che comprendano ciò che sta succedendo e più resistenza popolare in Israele.”

Forse è il breve lasso vitale delle band sulla scena a rendere il tutto così fresco e puro. La gente non si butta nei gruppi per diventare i prossimi Guns N’ Roses o per fare carriera, è semplicemente un modo per divertirsi, fare baccano e far sentire la propria voce seppur costantemente sotto il fragile soffitto di vetro che incombe su Israele.

Questa scena iperattiva e autoprodotta è l’epitomo del punk, si può imparare molto dalla passione incondizionata per i concerti e la musica che c'è. È dominata dagli adolescenti e per gli anni che precedono la leva questi decidono di passare il tempo a fare stage diving e pogare, il che secondo me è abbastanza stupendo.

Ishay dei Bo La’Bar l’ha riassunto al meglio quando ha detto, “L’hardcore è la cosa più figa a detta dei ragazzi di qui, e se pensi di essere meglio di loro, devi levarti dalle palle!”