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Musica

Barcellona non è la nuova Berlino

Ma nell'arco degli ultimi cinque anni è diventata un punto di riferimento per musicisti da tutto il mondo e questa compilation prova a raccontare i nuovi suoni che caratterizzano la capitale catalana.

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Rinomata per il suo capitale culturale sconfinato, le sue architetture fiabesche e una gastronomia di rilevanza mondiale, Barcellona è diventata recentemente uno dei porti prediletti della scena techno. Nell'arco degli ultimi cinque anni l'etichetta di stanza nella città costiera spagnola, ma originariamente fondata a Toronto, No.19 Music, ha guidato l'avanguardia cittadina.

L'uscita di I Live in Barcelona è l'occasione della label per offrire una compilation che funga da showcase del talento degli artisti cittadini. Jonny White, uno dei co-fondatori dell'etichetta, meglio conosciuto con il suo moniker Art Department, si è preso qualche minuto per guardare indietro e capire cosa l'abbia attratto verso la capitale catalana.

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"Già prima di trasferirmi qui avevo trascorso la maggior parte della mia vita lontano da casa, lontano dal Canada," ha spiegato, "quindi non è stata esattamente una scelta programmata e razionale." Dopo tutto quando ha deciso di trasferirsi l'Europa stava già legando con le sonorità che lui e il suo vecchio socio Kenny Glasgow portavano avanti dal 2009, e il processo era molto più veloce rispetto al Nord America. "Avevamo ancora i nostri appartamenti a Toronto, ma praticamente abbiamo vissuto… o meglio, abbiamo occupato divani a Londra, per un intero anno. Ero alla disperata ricerca di un posto adeguato per realizzare me stesso e le mie idee e, dopo un breve tour da quelle parti, ho capito che Barcellona poteva essere la scelta giusta."

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Quasi contemporaneamente al suo arrivo in città ha iniziato a stringere legami con i nomi di spicco della città, nonché i suoi resident come Anthony & Luca di Audiofly, Davide Squillace e Dubfire, che gli hanno dato un benvenuto più che caloroso. "È stata una sensazione incredibile, dopo tutto quel tempo senza sentirmi a casa," ricorda White. "Avevano costruito questa cosa e… sembrava di entrare a far parte di una famiglia. Una famiglia in cui ognuno faceva la sua parte per trasformare Barcellona in un posto che gli immigrati potessero chiamare casa. Ho amato questa loro impostazione."

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Per l'altro canadese Carlo Lio ci è voluto un po' più di tempo per migrare a Barcellona. Anche per lui, come per White, il 2010 è stato l'anno in cui ha iniziato a fare tour degni di tale nome, ma Lio ha deciso di continuare a vivere a Toronto e viaggiare dentro e fuori dall'Europa praticamente ogni settimana. Dopo un anno di viaggi ininterroti un cambiamento è stato nell'ordine naturale delle cose.

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"Sapevo che era il momento di muovermi," ricorda Lio. "Essere a stretto contatto con Dubfire… Credo che sia stato lui a farmi capire i motivi per cui avrei dovuto trasferirmi a Barcellona, rispetto a tutte le altre città. È un posto perfetto per viaggiare e, a parte quello, c'è una cultura, sia musicale che non, davvero unica. È stata una decisione piuttosto facile."

In più I Live in Barcelona contiene le partecipazioni dello strumentista sudamericano Guti e del suo socio Morgan, che sono arrivati a Barcellona dopo percorsi differenti. Mentre l'australiano Morgan è atterrato in città direttamente da Berlino nel 2014, Guti è stato un nomade per diverso tempo. La sua infanzia come virtuoso del pianoforte l'ha portato in giro per il mondo e ha avuto la possibilità di fare musica in Argentina, Venezuela, Costa Rica, Francia e Russia.

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"Ero sempre in giro," spiega Guti. "Barcellona sarà sempre una parte importante della mia vita e penso che le persone cambino in base ai contesti in cui si trovano a dover vivere. Sono convinto che la città in cui si sceglie di stare influenzi l'animo di chiunque, le strade, il cibo, la folla, gli amici."

Sulle orme del suo compagno di scuderia in Desolat, il messicano Hector ha preso la stessa decisione di Guti. Hector è l'ultimo, tra i produttori che fanno parte della compilation di No.19, ad essersi stabilito a Barcellona. Così come Guti, Hector ha avuto la possibilità di viaggiare in ogni angolo del pianeta, con permanenze più lunghe a Londra, Berlino, Brooklyn, Ibiza, Los Angeles e in giro per il Giappone. "Ho sempre saputo che quelle permanenze erano qualcosa di temporaneo, che avrei sentito la necessità di spostarmi di nuovo" ammette il ragazzo di Guadalajara. "Mentre ora ho deciso di mettere radici, voglio un posto da poter chiamare davvero casa e in cui poter costruire una vita, ma anche uno studio. In questo momento credo che Barcellona sia il posto più adatto per realizzare queste aspirazioni."

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Al di là dell'impressionante roster di artisti, Barcellona è diventata il quartier generale di molte altre stelle della techno. Tutti, da Marco Carola, Luciano e Carl Craig a Joseph Capriati e Paco Osuna, oggi chiamano Barcellona casa. Forse è per via di qualcosa nell'acqua. "Penso che la gente venga attirata qui perché c'è sempre una festa o un evento diverso e per tutti i gusti in cui lasciarsi coinvolgere. È una città così impressionante da vivere e visitare che credo sia ovvio il flusso di creativi che desiderano raggiungerla."

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"Il solo fatto di essere ha Barcellona significa già un'infinità di porte potenzialmente aperte," considera Carlo Lio. "La rete sociale è una parte fondamentale di questa città. Ci sono così tanti artisti, promoter, agenzie ed è grandioso che le persone e la scena musicale siano così legate e connesse da poterti aiutare lungo gli step del percorso." Al contrario, Jonny White attribuisce il motivo del così alto numero di immigrati a Barcellona ad una questione di stile di vita, più che un'opportunità carrieristica. "È una delle città più affascinanti del mondo," sostiene, "è relativamente economica, se paragonata a Londra, e la qualità della vita in termini di cibo e condizioni atmosferiche non è seconda a nessun'altra città europea. Barcellona ha molti motivi per essere apprezzata che prescindono dalla fioritura della sua scena techno, che comunque al momento vive una primavera."

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La scena elettronica della città catalana ha anche sviluppato un suono unico e riconoscibile. Dopo aver deciso di fare di Barcellona la base delle sue operazioni Ryan Saltzman, affiliato della Bullit Agency, si è accorto che il suono della città è molto più cupo, sporco e grime rispetto a quello di Ibiza, ma allo stesso tempo un po' più tropicale, arioso e divertente di quello che si potrebbe trovare a Berlino: "In un certo senso Barcellona è qualcosa a metà tra Berlino e Ibiza"

"Non sono stato davvero in grado di apprezzare queste differenze stilistiche di cui tutti parlavano, ma piuttosto un suono collettivo e riconoscibile che abbraccia l'intera città," ammette Jonny White. "La mia opinione è che in realtà siano rappresentati tanti modi diversi di lavorare con il suono. Mi piace pensare che ci a Barcellona si possano ascoltare tanti artisti paradigmatici di ciò che rappresenta la città e che ognuno esprima una sfaccettatura diversa."

Morgan riconosce il merito agli artisti expat a Barcellona di aver aggiunto le loro personali spezie a quell'intruglio che era la scena catalana: "In città ci sono jam in ogni quartiere e dietro ogni angolo si possono ricevere botte di energia musicale purissima. Una via può sembrarti sporca e buia, mentre l'altra tropicale e luminosa… Ma probabilmente stai ascoltando due artisti della stessa etichetta, che fanno parte della stessa famiglia. In più Barcellona offre venue all'aperto squisite e basement in cui fare festa fino al mattino. Sono queste cose che circondano di un profumo magico tutta la città."

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In termini di collettività e dal punto di vista dell'intenzione di costuire una comunità solida Jonny White riconosce nella scena di Barcellona un sentimenti familiare che lega tutti in un modo davvero unico. "Tutti hanno le chiavi di tutti e si prendono cura degli spazi altrui e, visto che facciamo tutti parte di un circo itinerante che attraversa tutta Europa, questo è un valore aggiunto molto importante. Quando siamo qui, vogliamo poterci sentire a casa. Non credo che potrei sentirmi a casa in nessun altro posto." Per Carlo Lio la città è diventata molto più affiatata negli ultimi tempi. "Telefoni a un tizio, che chiama un altro tizio, che chiama un altro tizio e in mezz'ora ti ritrovi spalla a spalla con quindici persone che si sentono proprio come te," spiega Lio. "È una bella sensazione avere attorno così tante persone che, oltre all'amicizia, condividono con te anche l'amore per la tua più grande passione."

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Se prendiamo in considerazione il suo valore turistico e come destinazione in generale, la forte presenza di DJ internazionali e uno spirito collegiale unico, forse potremmo pensare che Barcellona sia in grado di diventare la nuova Berlino. Hector, che ha vissuto entrambe le città, non vuole dare molto peso a questa analogia: "Sono due mondi diversi che non possono essere comparati," insiste. "Sia che si tratti della musica, dei club o della vita quotidiana… Berlino e Barcellona rappresentano due culture quasi agli antipodi."

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"Tutti provano sempre a paragonare le realtà tra di loro," lamenta Carlo Lio. "Barcellona si è guadagnata il diritto di fare storia a sè, non c'è bisogno di paragonarla ad altre città." Guti e Morgan concordano, con il secondo che ha voluto spiegare che la città catalana "non è la seconda Berlino, ma semplicemente la prima Barcellona."

'I Live in Barcelona' è uscita per No.19 il 12 dicembre.

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