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Tecnologia

L'importanza della People's Climate March

La marcia di 400.000 persone fa parte ormai del tessuto culturale.

In futuro, se la razza umana potrà guardare indietro al ventunesimo secolo da un mondo in cui il clima sarà profondamente cambiato e non catastroficamente fottuto, a quel punto genitori, insegnanti e storici potranno mostrare le foto della folla che si è riversata nelle strade di New York per la People Climate March per raccontare il modo in cui il peggio è stato scongiurato.

Dopo tutto è stato il momento in cui circa 400,000 persone provenienti da tutto il mondo hanno pacificamente invaso il cuore di Manhattan per far sentire la propria voce dopo due decenni di colpevole inoperosità da parte di politici e di leader mondiali.

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Questo pezzo di storia sarà stato documentato con precisione: riprese aeree dell'evento, contenute nei libri digitali resistenti al calore e all'acqua dei futuri studenti mostreranno il gran numero di persone che sono uscite di casa per passare la domenica nelle strade della Grande Mela per protestare contro un futuro condizionato solo dal profitto che non si cura dell'ambiente.

La grande raccolta di foto, condivise sui social network e in giro per la rete, fanno sentire tutti noi più vicini ai membri della grande folla che ha seguito lo stesso itinerario del segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, dell'ex vice presidente Al Gore e dell'attore e messaggero ONU Leonardo DiCaprio.

La marcia non sarà stato in momento cruciale che porterà al cambiamento, come l'hanno descritta gli organizzatori: ma sicuramente sarà stata la miglior dimostrazione culturale e sociale del fatto che, per quanto riguarda il clima, stia davvero cambiando tutto. E questo è di fondamentale importanza.

Sono anni che è risaputo, grazie a numerosi sondaggi e indagini, che l'opinione pubblica è preoccupata del cambiamento climatico: è stato ad esempio dimostrato che la maggior parte degli americani appoggerebbe l'approvazione di leggi per la riduzione delle emissioni di gas serra; molti movimenti e attivisti hanno organizzato manifestazioni, anche Occupy aveva un contingente che si focalizzava sulle questioni climatiche.

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Ma non c'era stata ancora nessuna grande presa di posizione collettiva che unisse le persone solamente sulla questione del cambiamento climatico, o almeno non con questa affluenza. La marcia per il clima di Cophenhagen contava 80.000 persone, e per la Forward on Climate March a Washington DC se ne sono riunite oltre 35.000: per la People Climate March oltre 10 volte tanto.

Ora, può sembrare folle (e un po' scoraggiante) che ci sia voluto tutto questo tempo per veder emergere un movimento così consistente, considerando che da tempo le no-profit, le compagnie di energia pulita, attivisti, artisti e alcuni leader pubblici hanno cercato in tutti i modi di portare l'attenzione su questa questione cruciale per il futuro del nostro pianeta.

The day the climate movement came of age. It took 25 years, but better late than never

— Bill McKibben (@billmckibben) September 21, 2014

Ed è folle che in tutti questi anni in cui il clima si è configurato come un problema così importante non ci sia mai stata una manifestazione tale, o che non sia mai stato organizzato un movimento di protesta con tale risonanza. Non era mai stato organizzato un evento in cui politici ed esperti potessero essere reali portavoce dello scontento della gente sulla gestione delle politiche ambientali. Essi hanno personificato la preoccupazione e la rabbia—e anche la paura—che il cambiamento climatico provoca in tutti noi.

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Ecco cosa ci ha dato la People Climate March: un riferimento cristallino per tutti quelli che si chiedevano se le persone normali considerino il cambiamento climatico una questione urgente.

400.000 persone: questa è la stima più largamente accettata. Alcuni riportano che gli scanner della polizia di NY hanno contato fino a 600.000 persone presenti alla manifestazione. Queste cifre sono abbastanza alte per fare sì che questa possa essere considerata non solo la più ampia manifestazione per il clima, ma probabilmente la più grande marcia di protesta dell'ultimo decennio. Che si è svolta, tra l'altro, anche in altre parti del mondo.

Le immagini lo confermano: una folla straripante che si riversa lungo la 8th e la 6th Avenue di Manhattan. Occupy non ha mai riunito una folla così grand; e il Tea Party non ci è neanche andato vicino.

Tutte queste immagini delle strade gremite di gente rappresentano una prova inattaccabile del fatto che il cambiamento climatico smuove molte persone. E, più importante, che queste persone hanno diritto ad essere rappresentate sul piano politico.

Di nuovo, sappiamo queste cose da un po' di tempo: i dati mostrano che le persone che supportano la lotta contro il cambiamento climatico e investono nelle energie pulite sono sempre di più: ma ai politici sono sottoposti moltissimi sondaggi e, anche se è enormemente stupido farlo, quella di ignorare i numeri è una pratica comune.

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I politici possono ignorare anche le masse pacifiche, determinate e speranzose di persone, ma è più difficile: queste folle rappresentano qualcosa di più di speculazioni o sondaggi telefonici, sono ormai una parte importante del tessuto sociale e culturale. Ora, ogni volta che un politico sosterrà "non possiamo permetterci alcuna azione in merito," questa manifestazione sarà un memento onnipresente: 400.000 persone la pensano diversamente. E questo non poteva accadere prima della People Climate March.

Tutte le persone con cui ho parlato alla manifestazione, dai rappresentati del Bangladesh, minacciato dall'innalzamento dei mari, ai membri della 1199 SIU, educatori in campo ambientale, e addirittura i poliziotti che si occupavano dell'ordine, erano molto fieri di essere lì e parlavano dell'urgenza di prendere provvedimenti per combattere il riscaldamento globale.

Tuttavia c'è ancora molto da fare per evitare che il riscaldamento globale abbia effetti gravi; va evitato un futuro dove poche élite parleranno della bellissima ma inutile marcia per il clima rinchiusi nei loro bunker fortificati dal nord del Canada.

C'è bisogno di un punto di svolta. Al Gore, che ha partecipato alla manifestazione di domenica, mi ha detto recentemente di essere stupefatto dalla velocità con cui i politici hanno approvato politiche restrittive nei confronti del consumo di tabacco, uno dopo l'altro all'improvviso, dopo un certo punto, dopo anni di battaglie su questo fronte. E lo stesso si può dire delle leggi sui matrimoni omosessuali, che stanno cambiando più velocemente di quanto avrebbe immaginato chiunque dieci anni fa.

Nella People Climate March, un momento culturale organizzato che cattura lo spirito di centinaia di migliaia di persone preoccupate provenienti da tutto il mondo, potremmo vedere il punto di svolta per le azioni in favore del clima, che potrebbe portare a delle azioni concrete da parte dei rappresentanti politici.

O almeno sarà stato un punto di riferimento e fonte di incoraggiamento per azioni future. Potrebbe aiutare ad alimentare uno snodo tra due diversi futuri, un in cui l'umanità continua a prosperare in un pianeta risanato e uno in cui questa manifestazione sarà soltanto un episodio marginale che studieremo nei libri storia dai nostri bunker sotterranei costruiti per scampare a un clima infernale.