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Macro

Il lavoro nei videogiochi è noioso e stressante come nella realtà

Shenmue e altri videogiochi riproducono l'esperienza di sudarsi lo stipendio fin nei minimi dettagli. E se tecnicamente non si può che encomiarli, molti giocatori continuano a preferire i soldi facili e la violenza di GTA V.

Franklin di

GTA V

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

Osservo la città dal mio balcone. La siepe è potata alla perfezione. Il rumore proveniente dalla città arriva attutito fino alla mia villa sulla collina, in un insieme di rombi di motori e voci umane. Dentro casa, una radio manda musica rap e io mi avvicino alla bottiglia di vino che ho posato lì a fianco. Me ne verso un bicchiere e brindo alla mia vita: libero e single, un re tra la feccia di Vinewood Hills.

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Ovviamente, "io" sono Franklin Clinton, nient'altro che un avatar in Grand Theft Auto V, uno dei tre personaggi maschili principali. A un certo punto Franklin, che lavorava nella sezione "recupero" per un losco concessionario d'auto, entra in contatto con l'ex criminale Michael De Santa, che sta per tornare nel giro e lo trascina nel suo mondo. Poi Franklin incontra Lester Crest, un fixer con l'occhio per i raggiri azionari e in men che non si dica ha un sacco di soldi—nonostante abbia dovuto far saltare qualche testa per guadagnarli. Un lavoro rischioso, certo, ma "lavoro" che è immediatamente ricompensato con una casa nell'equivalente virtuale di Hollywood Hills.

È tutto molto eccitante, ben lontano dalla noiosa reiterazione di un vero lavoro. Ma GTA è così: avvenimenti sensazionali, schianti catastrofici, pezzi di ricambio nuovi fiammanti. E non ci vuole molto perché il giocatore medio di GTA V abbia fatto abbastanza soldi per comprare tutto quello che vuole—vestiti, armi, macchine, case, tutto quello che puoi comprare nel gioco. E tutto semplicemente puntando una pistole e premendo grilletti.

In alcuni giochi però guadagnare è molto più difficile—al punto che giocare diventa una specie di seconda giornata di lavoro, ricostruita fin nei minimi particolari. Trovarlo divertente o meno dipende da quanto il realismo del mondo virtuale conta per il giocatore. Giocare a Football Managero a FIFA è po' come avere un vero lavoro, sotto molti aspetti—anche se puoi scegliere di rendere automatici alcuni passaggi, o di assegnarli a qualche altro giocatore. Ma c'è un videogioco in particolare in cui il giocatore deve farsi un gran mazzo per guadagnare soldi.

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Ryo, l'eroe di

Shenmue

Shenmue: dite questa parola nei circuiti giusti e sarete circondati da un'aura di reverenza. Il gioco per il Dreamcast della Sega è del 1999, è arrivato in America ed Europa a fine 2000 e ha un grande successo ancora oggi. Il sequel è arrivato nel 2001, quando il protagonista Ryo si sposta da Yokosuka in Giappone a Hong Kong in seguito alla vicenda della morte del padre, ma dal momento finale del secondo capitolo, in cui l'eroe vaga con uno specchio magico, della saga non si è saputo più niente per oltre dieci anni. Il produttore e creatore Yu Suzuki, leggenda della Sega, ha detto più volte che desidera creare un terzo capitolo, che però è stato confermato solo quest'estate.

Nel primo episodio Ryo deve risparmiare per un viaggio in barca fino a Hong Kong—e per farlo deve un lavoro al porto di Yokosuka, guidando un muletto dall'alba al tramonto. Nei paraggi ci sono gang molto attive e il protagonista deve indagare per scoprire chi c'è dietro l'assassinio del padre, ma il giocatore passa la maggior parte del tempo tra i pontili, a spostare pietre dal punto A al punto B sul suo interessante veicolo, alzando e appoggiando carichi, fino al momento di tornare a casa. La mattina almeno c'è una gara di muletti.

Mi è piaciuto un sacco Shenmue, anche se ci sono arrivato solo molto tempo, e l'ho finito solo nel 2014. Ma la fase dei muletti mi ha quasi allontanato per sempre da quello che è considerato uno dei titoli più prestigiosi della Sega—un lavoro molto ambizioso e costato 90 milioni di euro. Forse proprio questo costo eccessivo ha rimandato così tanto l'uscita del terzo capitolo—forse i programmatori originari avevano perso la voglia di vivere al quinto mese di lavoro sui muletti, e la AM2 doveva trovare nuovo personale.

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Corsa di muletti in

Shenmue

Shenmue non è l'unico videogioco che riempie il giocatore di lavoro, ovviamente. Anche le serie di Fable e Elder Scrolls danno delle belle gatte da pelare ai giocatori, dal fare torte e suonare il flauto a intarsiare il legno, fare i maniscalchi e commettere reati di vario tipo. Nei Sims c'è un'ampia scelta di carriere: il tuo personaggio può entrare nel campo medico, nell'industria musicale o, in The Sims 4, nei servizi segreti. Fantasy Life permette di scegliere tra 12 carriere.

Ma è stato solo con Shenmue che ho davvero pensato: cavolo, è proprio come un lavoro vero. E non è molto divertente. E dato che ho già un lavoro nella vita reale, per quanto riguarda i videogiochi continuerò a preferire i soldi facili di GTA V.

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