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Primo maggio a Kreuzberg

Il primo maggio è qui, e a Berlino è l’occasione perfetta per far visita a un uomo che ha un bel po' da dire in proposito: Hans Georg Lindenau, che dal 1985 gestisce un negozietto di Kreuzberg in cui offre “tutto il necessario per una rivoluzione”.

Foto di Gergana Petrova.

Il primo maggio è qui, e a Berlino è l’occasione perfetta per far visita a un uomo che ha un bel po' da dire in proposito: Hans Georg Lindenau. Hans, H.G. per gli amici, gestisce dal 1985 un negozietto di Kreuzberg in cui offre “tutto il necessario per una rivoluzione”. Non fuma, non beve e segue una dieta vegana. Nel suo negozio vende dalla letteratura di sinistra alle felpe nere col cappuccio passando per i quotidiani radicali. Ha anche spranghe e spray al peperoncino in offerta speciale.

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H.G., che dopo un tentato suicidio di 25 anni fa vive su una sedia a rotelle, si è ritagliato un po' di spazio per parlare con me nonostante il negozio fosse pieno di gente. Lo ha fatto per quasi due ore, interrompendosi solo quando veniva sopraffatto da brevissimi colpi di sonno.

A volte non sapevo se i suoi discorsi fossero più intelligenti o più scombussolati, e se avessi io delle difficoltà a seguire o se mi stesse semplicemente prendendo in giro. Gli ho chiesto com’è cambiata la scena del primo maggio negli anni, e in compenso ho appreso cose interessanti su antipsichiatria, Mahatma Gandhi e l’arte dello jodel.

VICE: C’è un sacco di gente oggi. Intorno al primo maggio hai sempre molto da fare?
H.G. Lindenau: [Conclude rapidamente la vendita di una bandana nera a un sedicenne] Sì, ma qui è sempre così, da Pasqua al primo maggio, perché inizia la stagione turistica.

Ma vengono anche persone che comprano appositamente per le manifestazioni del primo maggio?
Sì, ci sono molte manifestazioni antifasciste e l’incremento degli acquisti dipende anche da questo.

Da chi è costituita la tua clientela?
Articoli per la rivoluzione per me significa anche“abolizione della Monarchia”: i clienti non sonodei sovrani bensì degli attivisti, perciò vendo di tutto. Tra l’altro quest’angolo è anche un luogo che i turisti visitano per il suo prestigio.

Come previsto, due “turisti” vestiti di nero entrano nel negozio e chiedono delle cinture in finta pelle, ma non comprano niente. Rimangono titubanti davanti alla porta aperta del negozio e H.G. si preoccupa che possano mettersi a fumare. 

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Sei nella scena del primo maggio da più di 35 anni. Com’è cambiato negli anni? Credi che i contenuti politici giochino un ruolo sempre minore?
La fibra rivoluzionaria di questa festa ha subito una trasformazione, è diventata la festa internazionale del capitale: capitalisti da tutto il mondo si incontrano e decidono come sfruttare i dipendenti per poter fare più soldi nel minor tempo possibile. Ormai è questo il motto della festa e, visto che il capitalismo è internazionale, non ha più un significato nazionale. È un ammasso di capitalismo multiculturale.

Prima che io potessi capirne il motivo, H.G. ha iniziato un’assurda invettiva cospirazionista. Mi ha raccontato della CIA, del nazionalismo balcanico e dei Lupi Grigi—un’organizzazione della destra estrema turca—che viene finanziata grazie alla vendita di T-shirt dell’SO36.

Vendi anche lo spray al peperoncino. A che scopo viene usato? Soltanto per difendersi?
Sì. Lo spray al peperoncino è pensato per potersi difendere, ma solo contro gli animali. Si può usare contro gli uomini solo in caso di vera necessità; ma molti lo usano con tutt’altro intento, di solito contro gruppi molto numerosi. Questa pratica si chiama nebbia; bisogna stare attenti a spruzzare in base alla direzione del vento, altrimenti ce la si spruzza in faccia. [Dopo un mini-sonnellino] C’è la nebbia, che è estesa, poi c’è anche lo spruzzo mirato, e poi il gel, che è ancora più preciso: il liquido al peperoncino viene mischiato con l’olio e ha un’efficacia maggiore.

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E le spranghe? Vendi anche quelle?
Ho anche dei bastoni allungabili. Ovviamente certa roba non la posso vendere così apertamente, perché a volte da me vengono anche dei gangster. Per lo stesso motivo non vendo nemmeno coltelli, qui davanti ho già visto troppi laghi di sangue di gente accoltellata.

In tutto ciò ti dichiari pacifista?
Secondo me il pacifismo è sbagliato. Sono un militante, ma non un militarista, per me è importante perorare una qualche causa. Il pacifismo è troppo poco. Ad esempio Gandhi era un militarista, un militarista pacifista. Era un ottimo stratega militare, ha manovrato persone come fossero marionette e anche se il suo intento era positivo, non parlerei di pacifismo.

Ormai anche il primo maggio è la festa del capitalismo internazionale, una festa contro la violenza ma alla base molto violenta, perché espressione di una violenza strutturale: tutte le conquiste, le resistenze contro lo sfruttamento capitalistico, per cui, si dice, verrà fatto sempre di più, sono solo di facciata—molti turisti vengono da noi per ubriacarsi e assumere droghe su cui lo Stato guadagna, ma questi fondi non vengono certo reinvestiti in riabilitazione.

Un’ultima domanda: credi ancora alla rivoluzione? Secondo te da dove si dovrebbe partire?
Credo nell’autodeterminazione in armonia con gli altri, mettersi sempre alla prova in questo senso è per me l’unica via alla rivoluzione. Bisogna riconoscere gli errori e rifletterci, esprimere se stessi apertamente e dialogare con gli altri. Costruire relazioni significa empatizzare con i sentimenti altrui e doverci fare i conti—come canto in una delle mie canzoni [H.G. è anche un cantante e performer]: "The Walls have to fall inside us all Israel, Cyprus, Mexico, Korea, Pakistan, Irak, Palestine: PEEEEACE NOOOOW."

Quando capisci di avere poche cose in comune con qualcuno non devi concentrarti sulle differenze, ma fare pratica nel cercare gli aspetti comuni; solo allora sei antimilitarista, sei non violento, sei uno che contribuisce al cambiamento della società.

Amen. Peace now.