FYI.

This story is over 5 years old.

News

Ora possedere un'arma in Italia sarà molto più semplice

Il provvedimento ufficialmente recepisce una direttiva europea, ma c'è dell'altro.
Foto di Clinger Holsters via Flickr (CC BY-ND 2.0).

Sembra ieri quando il 18 luglio scorso il ministro della Giustizia Bonafede cercava di frenare gli entusiasmi della Lega, sottolineando come “in [nessun] modo la realizzazione dell’obiettivo riformatore [sulla legittima difesa], potrà portare alla liberalizzazione delle armi in Italia, la detenzione ed il porto delle quali risultano disciplinate da disposizioni normative rigorose.”

Al momento la legge sulla legittima difesa non è stata riformata, eppure alcuni timori di Bonafede sono stati confermati: dal 14 settembre è infatti molto più facile possedere un’arma da fuoc, persino un Kalashnikov, e non ci sarà più l’obbligo di avviso ai familiari o conviventi per ottenere la licenza.

Pubblicità

Tutto ciò è possibile in quanto lo scorso 10 agosto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 140, con il quale l’Italia recepisce la direttiva europea 853/2017, voluta da Bruxelles per uniformare le norme dei vari paesi europei, al fine di contrastare la circolazione illegale di armi in chiave anti-terrorismo; ma che ha reso di fatto meno restrittiva in Italia la normativa sul possesso di armi legalmente detenute.

In ogni caso: quali sono i punti salienti del decreto, oltre al fatto che la denuncia di detenzione ora può essere inviata ai Carabinieri o alla Questura tramite posta elettronica certificata, e non vige più nessun obbligo di di avvisare i propri conviventi maggiorenni? Come riportato in breve dal Corriere della Sera:

  • I modelli liberamente acquistabili a uso sportivo, tra cui alcuni modelli di fucili d'assalto, passano dagli attuali 6 a 12;
  • I colpi consentiti nei caricatori passano da 5 a 10 per le armi lunghe e da 15 a 20 per le armi corte;
  • La durata delle licenze di porto d’armi per la caccia e a uso sportivo si riduce dai sei ai cinque anni;
  • Per i semplici detentori di armi, il certificato medico potrà essere rilasciato anche da medici in quiescenza o in congedo, come avviene per il rinnovo della patente di guida;
  • La categoria di ‘tiratori sportivi’, oltre a identificare gli iscritti alle specifiche federazioni del Coni, comprende adesso anche gli iscritti alle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, alle associazioni dilettantistiche affiliate al Coni e ai campi di tiro e ai poligoni privati;
  • È prevista la retroattività al 13 giugno 2017 dell’obbligo di essere tiratori sportivi per poter detenere le armi di categoria A6 (demilitarizzate) e A7 (armi a percussione centrale con caricatore superiore a dieci colpi per arma lunga e venti per arma corta).

Pubblicità

Il provvedimento è stato voluto fortemente da Matteo Salvini, il quale l’11 febbraio scorso—in piena campagna elettorale—all’Hit Show di Vicenza, fiera dedicata alle armi e alla caccia, aveva stipulato un accordo con il Comitato Diretta 477, una “associazione per la tutela dei diritti dei cittadini che detengono legalmente armi per sport, caccia, collezionismo e difesa,” da mantenere nel caso in cui fosse andato al Governo.

Una porzione dell’incontro tra le parti in causa è stato ripreso quel giorno dal giornalista di Repubblica Fabio Butera. Una volta accortosi della sua presenza, il leader della Lega ha fatto allontanare il giornalista, il quale però nel frattempo aveva ormai portato a casa una dichiarazione di Lamberto Cardia, presidente dell'associazione EnalCaccia, ex presidente di Ferrovie dello Stato e Consob, a cui era scappato un, “troviamo chi far votare in cambio di una garanzia che dopo non si limiti alla caccia”.

In Italia, quello delle armi—che esportiamo in diverse parti del mondo—è un business molto attivo: vale più o meno lo 0,7 percento del Pil, coinvolge circa 2500 imprese e oltre 1,3 milioni di titolari di licenze.

In tutto questo, per i critici del provvedimento, non tornano due cose: la velocità con cui è stato approvato (l'Italia è il primo paese in Europa), e il fatto che sembra ci si sia "spinti oltre."

“Mi sembra evidente che, più che alle esigenze di sicurezza pubblica ma anche alle reali necessità dei veri sportivi, le modifiche introdotte rispondano alle pressioni della lobby delle armi,” ha commentato Piergiulio Biatta, presidente dell'osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia, a Repubblica. “L'impressione è che il M5S abbia dato carta bianca alla Lega. E che Salvini abbia così cominciato a dar corso a quel patto d'onore.”

Raggiunto dal Fatto Quotidiano Francesco Vignarca, presidente della Rete Disarmo, ha dichiarato che la direttiva è stata "usata come cavallo di battaglia per allargare le maglie.”

“Prendiamo la questione del numero di armi detenibili: la direttiva prevede che al massimo possano essere 12, le leggi italiane ne prevedevano sei. Ovviamente il numero scelto dall’Unione Europea è una media di quante ne erano permesse nei Paesi europei prima della direttiva," continua Vignarca. "Il governo, insomma, avrebbe potuto tranquillamente lasciare invariato il numero concesso in Italia senza incappare in alcuna contestazione da parte dell’Europa.”