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anticapitalismo

Abbiamo incontrato 'Robin Bank', il militante anti-capitalista spagnolo in fuga da anni

VICE News è riuscita a entrare in contatto con Enric Duràn tramite un sistema di comunicazione crittografato, e lo ha incontrato in Italia, per parlare della sua latitanza e dello stato dell'arte delle sue battaglie sociali.
Enric Duràn, noto come Robin Bank. [Foto via Diario VICE]

[L'intervista a Enric Duràn è stata realizzata da Dani Campos per Diario VICE, il programma di VICE España su Movistar+]

Il 17 settembre 2008, solo due giorni dopo la dichiarazione di bancarotta di Lehman Brothers che sancì l'inizio della peggiore crisi economica degli ultimi cent'anni, in Spagna vengono distribuite 200.000 copie di un nuovo giornale dal titolo quantomai evocativo: Crisi.

Dimostrando un tempismo allarmante rispetto al maremoto che avrebbe investito le isole d'oro della finanza globale, gli articoli al suo interno invitano alla disobbedienza, al coraggio civile, alla rivolta, alla dismissione di un sistema - quello capitalista - considerato la radice delle disuguaglianze globali.

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Un'operazione senza precedenti per dimensioni, soprattutto considerando che la 'visione' dietro al progetto porta una sola firma: quella del militante e attivista anti-capitalista catalano Enric Durán, al lavoro sul progetto da tre anni.

Per finanziare il suo giornale, che viene realizzato e distribuito con l'aiuto di un collettivo, Duràn investe diverse migliaia di euro. Tuttavia, non si tratta di soldi suoi. Il denaro è stato infatti rubato — sottratto illegalmente a quello che lo stesso attivista definisce l'obiettivo principale della sua crociata: le banche.

In un editoriale pubblicato sul primo numero di 'Crisi', è lui stesso a raccontare la vicenda: "Scrivo su queste pagine per rendere pubblico che ho espropriato 492.000 euro a 39 enti bancari grazie a 68 operazioni di credito. Se si includono gli interessi, la cifra reale che dovrei restituire - ma che non pagherò - ammonta a più di 500.000 euro."

Da quel giorno Duràn diventa per la legge un criminale, per alcuni un eroe. Viene soprannominato Robin Bank, o il Robin Hood delle banche.

Tre anni prima della nascita del movimento degli Indignados, che inondò le piazze iberiche di proteste contro la corruzione, la disoccupazione, il ruolo dell'economia nelle faccende di governo, l'iniziativa di Duràn viene ripresa da tutta la stampa internazionale.

Il sistema ideato da Duran è, secondo lui stesso, un modo per denunciare le falle del sistema bancario e finanziario. "il mancato pagamento dei debiti è uno dei motivi per cui il sistema finanziario è crollato," spiegava a VICE nel 2013.

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Con i soldi sottratti, l'attivista lancia Cooperativa Integral Catalana.

Nelle sue parole, si tratta di "una comune in cui cerchiamo di costruire un'economia collettiva, organizziamo i consumi e il lavoro, soddisfiamo i bisogni e stabiliamo relazioni di cooperazione anche finanziaria per sostenere la creazione di nuovi progetti. Abbiamo un sistema di infrastrutture che soddisfa tutti i problemi basilari — riscaldamento, cibo, trasporto, energia. Il punto fondamentale è che è un sistema autonomo."

Denunciato da sei banche - cui aveva effettivamente chiesto prestiti per i motivi più svariati, coprendo talvolta le operazioni attraverso la creazione di finte società - è arrestato nel 2009 all'università di Madrid, a sei mesi esatti dall'uscita di Crisi. Quel giorno aveva lanciato un nuovo giornale Podem! - 'possiamo!' - che a differenza del suo predecessore non doveva solo denunciare i problemi, ma offrire soluzioni.

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Pochi mesi dopo, qualcuno paga una cauzione di 50.000 euro, lasciandolo libero di uscire dal carcere. Il processo continua, e il pubblico ministero chiede per l'attivistauna condanna a otto anni. Prima di un'audizione in tribunale programmata per il 12 febbraio 2013, però, Duran lascia la Spagna, cominciando la sua latitanza.

In un video pubblicato online all'epoca, spiega le motivazioni del gesto: "Non ritengo legittimo un sistema giudiziario basato sull'autorità, perché è un'autorità che non riconosco."

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Da quel momento, le sue tracce si perdono. Poche settimane fa, però, VICE News è riuscita a entrare in contatto con lui tramite un sistema di comunicazione crittografato; Dani Campos di VICE España lo ha incontrato in Italia, a Fossombrone, per parlare della sua latitanza e di come stanno andando le sue battaglie sociali.

"Non so che cosa sarebbe successo se mi fossi presentato al processo," ci ha spiegato il militante anti-capitalista, ritornando sulla sua decisione di fuggire dalla Spagna nel 2013. "Probabilmente avrei dovuto trascorrere del tempo in carcere, e il processo di costruzione di alternative in cui sono al momento immerso si sarebbe dovuto fermare."

"Con gli anni sono riuscito a tornare sempre più alla normalità. Mentre all'inizio stavo sempre nascosto e osavo a malapena uscire per fare la spesa, dopo un certo tempo ho iniziato a condurre una vita 'normale'," prosegue, "anche se non mi mescolavo a livello sociale e politico nei luoghi in mi trovavo. […] Con l'esperienza riesco a capire quali sono i limiti, fino a dove posso rischiare considerando la situazione in cui mi trovo, e via via mi prendo sempre più libertà. Direi che sto ottenendo buoni risultati."

Un anno e mezzo fa, Robin Bank ha lanciato un sistema finanziario alternativo a quello bancario: FairCoop, basato sull'utilizzo di una criptovaluta - il FairCoin, che vale un ventesimo di euro - e che permetterebbe alle persone, secondo le intenzioni del suo creatore e del team che ci lavora, di "commerciare, finanziare la crescita gli uni degli altri, ridistribuire le ricchezze e prendere decisioni collettive."

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L'iniziativa, secondo quanto spiegato dallo stesso Duran, è finanziata attraverso i soldi sottratti alle banche spagnole, di cui lui però non sarebbe mai entrato pienamente in possesso. "Li abbiamo sempre investiti subito. Non ho mai avuto per le mani più di 50.000 euro alla volta. I soldi sono stati spesi in varie iniziative," spiegava a VICE tre anni fa, senza tuttavia mai approfondire pienamente la natura e la tipologia di tutte le "iniziative" intraprese.

Negli anni, le fluttuazioni del FairCoin - e i momenti di abbandono da parte della sua stessa comunità - hanno portato lo stesso Duran a investire nella criptovaluta, gettando ombre sulla reale efficacia di un simile progetto.

"È un meccanismo che il sistema bancario o quello statale non possono controllare: puoi rispettare le leggi, in quanto cittadino, ma non c'è un controllo diretto. Qui nessuno ti sequestrerà il conto," ha spiegato a VICE News.

La sua lotta ha un obiettivo concreto, per quanto visionario: creare le basi per permettere a chiunque lo voglia di vivere al di fuori del capitalismo. "Fino a quando ci sarà il capitalismo, per costruire qualcosa di nuovo dobbiamo farlo al di fuori del capitalismo stesso. Perché il capitalismo altrimenti non ce lo permetterà. Dobbiamo riuscire a costruire sistemi monetari, cooperativi, finanziari e di sostegno sociale migliori di quelli attuali. L'obiettivo è che un giorno siano "loro" [i sistemi capitalistici] a stare 'al di fuori'."

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La sua latitanza prosegue e, spiega Duran, comporta anche lo spostamento da un paese all'altro. La prospettiva di finire in carcere resta sempre sullo sfondo. "Quando prendo la decisione di attraversare la frontiera è perché il motivo della mia scelta è più importante del rischio che corro," spiega.

Ormai sono passati otto anni dall'ingresso di Robin Bank nell'arena pubblica. Come tutti gli attivisti più estremi, il suo gesto ha polarizzato l'opinione pubblica. Gli effetti sul sistema globale, arguiscono alcuni, sono minimi.

Lui però non si arrende, e resta fedele alla sua visione: "Mi piacerebbe vedere che i sistemi sociali basati sull'economia solidale, sul cooperativismo, sul sostegno reciproco e sull'autogestione fossero parte integrante della società. Credo che ci guadagneremmo tutti."

Guarda la puntata di Diario VICE su Enric Duràn, in spagnolo:


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Ha contribuito Andrea de Cesco.