massimo pericolo g13 club barcelona
Massimo Pericolo al G13 Club di Barcellona, foto di Giada Arena
Musica

Siamo andati al concerto di Massimo Pericolo in un cannabis club a Barcellona

"Fumo l'erba per l'ansia ma c'ho l'ansia per l'erba": noi finalmente ci siamo potuti godere un concerto di Massimo Pericolo in tranquillità.
Giacomo Stefanini
Milan, IT
Giada Arena
foto di Giada Arena
Milan, IT

Ciao, oggi è il 4/20, il giorno preferito dei fumatori di erba, e quindi abbiamo pensato di ripostare questo articolo di agosto in cui era tutto molto bello, e aperto, e potevamo uscire di casa.

Se vi siete mai fatti un giro sui profili Facebook e Instagram di VICE (e ci auguriamo di sì) saprete che gran parte delle persone che commentano i nostri articoli pensano che il nostro lavoro comporti fondamentalmente tre cose: drogarci, scopare e ascoltare rap (e scrivere articoli al riguardo). È un po’ esagerato, ma non è del tutto falso. Per questo, quando abbiamo avuto l’opportunità di andare a un concerto rap dentro un cannabis club ci siamo presi benissimo e abbiamo prenotato un aereo.

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Massimo Pericolo dentro un cannabis club è una di quelle tempeste semi-perfette che non potevamo ignorare. Venerdì 16 agosto verso ora di pranzo eravamo dentro al G13 Club di Barcellona. Ci siamo subito resi conto che non ci trovavamo davanti a un coffee shop all’olandese, ma a una cosa più vicina a un centro giovanile, con gente tranquilla che fuma e ride sui divani o gioca a biliardo. C’è un piccolo bancone su cui sono disposti vari tipi di erbe, un palchetto per un DJ e un’atmosfera famigliare. Le persone non sembrano “clienti”, e infatti non lo sono: sono socie.

g13 cannabis club

Consigliamo la Gelato

Davanti a un piatto di ottimo cibo catalano, il presidente del club Mattia Loetscher ci spiega un po’ come funziona: “Tanto per cominciare c’è da dire che la cannabis in Spagna rimane illegale al di fuori di uno spazio privato”, inizia, facendoci sussultare. Significa che puoi fumare dentro casa, ma non puoi comprare, vendere o portarti in giro niente. È in questo piccolo pertugio legislativo che si infilano i cannabis club: circoli privati di proprietà di associazioni i cui soci condividono lo spazio e l’erba che si consuma solo lì dentro.

Mattia è nato a Chiasso, al confine tra Svizzera e Italia, dove tra il ’97 e il 2004 è stato legale coltivare e vendere la cannabis. Andando al liceo in quegli anni in Italia, a Varese, la sua “carriera” è iniziata abbastanza presto. “Vivevo in un supermercato dell’erba e passavo il confine tutti i giorni: era naturale soddisfare le richieste dei miei amici, poi degli amici degli amici”, ci ha raccontato. “Nei 20 anni successivi la marijuana è stata la mia attività principale”. A Barcellona ci è finito perché, dopo una vacanza, ha capito che il modello del club era quello che cercava: non un semplice negozio né un coffee shop per turisti, ma un luogo di aggregazione.

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Massimo Pericolo e XQZ al G13 Club

“G13 é molto di più che un luogo dove rifornirsi di erba, è un lifestyle brand e una piattaforma di lavoro artistico e culturale”, ci spiega. Dentro al club si muovono vari musicisti, artisti, videomaker e skater ai quali viene offerto, ok, anche da fumare, ma anche uno spazio e una piattaforma in cui sperimentare. Grazie al loro lavoro, G13 è diventato uno sponsor per alcuni skater della scena del MACBA di Barcellona, ha creato un team di produzione che presto avrà un vero e proprio studio di registrazione all’interno del club e partecipa all’organizzazione di live anche in altri locali di Barcellona e addirittura a Ibiza, dove G13 ha una serata reggae/hip hop fissa dentro allo Zoo Project. Insomma, attorno a quei vasetti pieni di cime gira tutta una serie di forze creative.

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Passiamo gran parte del pomeriggio a parlare di depenalizzazione delle droghe. Mattia ci spiega che non è semplice come fare una raccolta firme: è l’ONU che deve riclassificare la cannabis, che al momento è registrata nella stessa tabella di alcuni oppiacei tra cui l’eroina. Secondo lui, questa rivoluzione è imminente, visto anche la recente richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Nelle settimane successive a questo cambio ci sarà una corsa generale verso questo mercato. Bisognerà creare un intero settore dal nulla proprio come è successo nell'ultimo anno in California”, rischiando che il business finisca in mano a “multinazionali con interessi milionari”, mentre a guidare la reintroduzione della marijuana nella società dovrebbero essere consumatori e attivisti. Per questo, nonostante i rischi, lui e i suoi soci hanno investito in un club a Barcellona: per farsi trovare pronti.

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A Barcellona siamo arrivati il 15 agosto, e girando per la città non abbiamo potuto fare a meno di notare la quantità impressionante di italiani in giro per strada. Ce ne sono molti tra i soci del cannabis club? “Il tessuto sociale del club è molto eterogeneo. Gli italiani potrebbero essere circa il 30% degli iscritti o forse anche meno. Vengono anche tanti americani, nordeuropei, russi, mediorientali”. Ci facciamo una tessera anche noi e ci assicuriamo che il prodotto locale sia all’altezza in vista del concerto. Siamo curiosi di vedere come andrà stasera: il locale, che per essere un cannabis club è piuttosto spazioso, confrontato con un normale locale per concerti sembra piccolissimo, e i concerti di Pericolo sono piuttosto selvaggi. Ma di cose per rilassarsi ce n’è un armadio pieno, e ci ritiriamo per una doccia e un paio di tapas.

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Quando Massimo Pericolo sale sul palco, non c’è spazio neanche per respirare e sembra di stare dentro un cassetto delle mutande, ma al posto delle mutande ci sono un centinaio di ventenni che sghignazzano con le palpebre a mezz’asta. Nonostante l’atmosfera iper-pressurizzata, non mi sono mai sentito più al sicuro in vita mia.

“Non sono più abituato a suonare in posti così piccoli”, esordisce Vane salendo sul minuscolo palchetto del G13. “Sono più agitato davanti a cento persone che davanti a duemila”. Si gira verso XQZ che si occupa delle basi e dice "manda qualcosa dai". Da quel momento in poi, davanti a un pubblico che all'inizio non sa bene come comportarsi – un po' perché è fattissimo e un po' perché è piuttosto surreale vedere un rapper che ha spaccato così tanto negli ultimi tempi su un palco di due metri per uno a 30 centimetri dalla tua faccia – comincia la magia di un concerto rap, e il bello è che in un posto così il palco è tutto il locale. Ci mettiamo un pezzo o due a renderci conto che Massimo Pericolo ha bisogno di un'energia completamente diversa a quella a cui siamo abituati, sia noi che lui, con folle molto più ampie. Meno si è, più casino si deve fare. Più casino si fa, più casino si vuole fare. Risultato: il concerto perfetto.

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Massimo Pericolo dopo il concerto al G13 Club

Arriva il momento di "Scialla Semper" e c'è solo una cosa da dire, riguarda un certo periodo della vita di Pericolo, quando è finito nei guai proprio per l'erba. Tra l'altro lui non fuma più, ce l'aveva già detto, ma è facile immaginare quale sia la sua posizione sulla depenalizzazione delle droghe (tutte le droghe, precisa). "Liberi tutti", urlato prima di iniziare "Ansia", è un messaggio che ci emoziona ancora quando lo sentiamo da un rapper di oggi.

Il concerto prosegue scaldandosi tra "Scacciacani", "Cocco", "Sabbie D'Oro", "Amici" fino a culminare con l'ovvio delirio di "7 Miliardi". Forse è una banalità da dire, ma visto così da vicino Massimo Pericolo è ancora più vero: nella sua voce e nei suoi occhi c'è l'emozione e la presa bene e la gratitudine per questa gente che è venuta a vederlo. "Siete tutti italiani, sembra di stare a Varese". A un certo punto del concerto succede una cosa inaspettata: "Per una strana combinazione di eventi stasera qua c'è anche mia madre", dice ridendo. Racconta di come sia stato difficile il loro rapporto tra il divorzio, i traslochi, la galera, dice che le vuole bene e poi le raccomanda di scansarsi e mettersi al sicuro perché adesso parte "Cella senza cesso" e inizia il pogo.

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Massimo Pericolo e crew dopo il concerto al G13 Club

È una serata quasi da sogno. Senza esagerare, per molte persone la marijuana è una medicina per il corpo, la mente e lo spirito; la sua illegalità rappresenta uno stress costante e giornaliero. Poter passare una serata senza "l'ansia per l'erba", godendosi il concerto di uno dei rapper migliori che ci sono in giro al momento, e in più beccarlo in una dimensione così intima e umana che nel pubblico c'è pure sua madre è un'esperienza gioiosa, una di quelle cose che ti danno la forza di aprire le porte del G13, uscire per strada e affrontare tutte le rotture di palle della vita quotidiana per un altro po'.

Ringraziamo G13 Club per l'ospitalità. Se sei maggiorenne e vuoi visitarlo, registrati sul sito e segui il suo profilo Instagram.

Anche Giacomo e Giada sono su Instagram.

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