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L'orrore dimenticato di Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile del nazismo

Quando si pensa al nazismo, non si pensa mai al ruolo delle donne. La storia di Ravensbrück, campo di concentramento femminile gestito solo da guardie donne ed entrato in funzione nel 1939, è qui per ricordarcelo.
Prigioniere a Ravensbrück nel 1939. Foto via Wikimedia Commons.

Settant'anni fa, il 5 dicembre 1946, si è aperto il processo per i crimini di guerra commessi nel lager nazista di Ravensbrück. Posto a 90 km da Berlino ed entrato in funzione nel 1939, Ravensbrück era il campo femminile più grande e più conosciuto. Delle 16 persone presenti quel giorno alla sbarra, sette erano di sesso femminile. Tra queste c'era la 26enne Dorothea Binz, che pur essendo donna aveva fatto carriera fino a conquistare il rango di soprintendente, Oberaufseherin. Tra le altre cose, Binz aveva usato armi da fuoco, fruste e cani contro le prigioniere. Al termine del processo, nel luglio del 1948, 21 condannati su 38 erano donne.

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La storia del campo di Ravensbrück rivela verità inconfessate sul ruolo delle donne nel Terzo Reich. Ravensbrück è noto per essere stato il principale centro di addestramento femminile della Germania nazista, da cui sono uscite migliaia di Aufseherinnen, le guardie donne dei campi di concentramento, che qui apprendevano l'arte della brutalità—dalle tecniche di abuso verbale e psicologico ai pestaggi e alle frustate. La celebre Irma Grese, soprannominata la iena di Auschwitz, ha iniziato la sua carriera a Ravensbrück nel 1942. Il campo di Ravensbrück era particolare anche perché era completamente gestito da Aufseherinnen, sotto la supervisione di Dorothea Binz.

"Stiamo parlando di una società profondamente patriarcale, dobbiamo ricordarci questo," mi ha detto al telefono la dottoressa Rochelle G. Saidel, "sia in generale quella dell'epoca, sia quella della Germania nazista." Saidel dirige il Remember the Women Institute di New York ed è l'autrice di The Jewish Women of Ravensbrück Concentration Camp. "Si parla sempre di 'guardie delle SS' ma ci si dimentica che le donne non potevano far parte delle SS, erano ausiliarie. Le SS erano un corpo esclusivamente maschile. Molte di queste donne erano brutali… Spesso provenivano da classi sociali basse, [ efare le guardie] dava loro potere e status e a loro questo piaceva."

Quando è stato aperto, Ravensbrück era relativamente ospitale rispetto agli altri campi. La comunista tedesca Margarete Buber-Neumann, che ci venne internata dopo essere stata in un gulag sovietico, scrisse che la sua prima impressione era stata chiedersi se fosse davvero un campo di concentramento. Ma con il proseguire della guerra, le condizioni di vita a Ravensbrück peggiorarono in fretta: il campo sarebbe presto divenuto pericolosamente sovrappopolato, piagato da malattie e denutrizione. Per sostenere le richieste sempre crescenti imposte dallo sforzo bellico tedesco, le prigioniere erano costrette a lavorare sempre di più e in condizioni sempre peggiori. E 74 prigioniere polacche, soprannominate i "conigli" di Ravensbrück, vennero usate come cavie e sottoposte a esperimenti scientifici dai medici del campo.

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Durante la seconda guerra mondiale, per il campo sono passate oltre 130mila prigioniere: tra loro c'erano partigiane, comuniste, professoresse, rom e donne giudicate "non conformi" all'idea nazista di femminilità. Alcune sono state internate con i loro figli, altre hanno partorito nel campo. Le prigioniere provenivano da tutti i paesi europei occupati dalla Germania nazista: erano russe, francesi, olandesi, tedesche, ma la maggior parte di loro veniva dalla Polonia. Si stima che 26mila di loro fossero ebree.

"Le condizioni di vita di tutte queste donne non erano particolarmente buone, ma erano anche peggiori nel caso delle ebree. Venivano trattate con più durezza," mi ha detto la dottoressa Saidel. Tra il 1942 e il 1943, le prigioniere ebree sono state trasferite da Ravensbrück. Molte di loro sono finite ad Auschwitz, altre nelle camere a gas del vicino campo di Bernberg.

Fotografie di prigioniere al memoriale di Ravensbrück. Foto via Flickr/ho visto nina volare

Saidel mi ha spiegato che le prigioniere politiche ebree andavano incontro a punizioni particolari. "Se eri una prigioniera politica ma non eri ebrea, avevi buone possibilità di riuscire a sopravvivere. Ma le ebree internate come prigioniere politiche, che fossero di simpatie socialdemocratiche o proprio comuniste, venivano uccise. Nei mandati d'arresto c'erano diverse colonne a seconda del reato: ce n'era una a parte per la religione ebraica. Quanto alle prigioniere politiche ebree, era come se avessero commesso due reati invece che uno solo."

Nel corso delle sue ricerche, Saidel ha parlato con alcune sopravvissute di Ravensbrück e con i loro parenti. Mi ha raccontato la storia incredibile di Gemma La Guardia Gluck, sorella del famoso sindaco di New York Fiorello La Guardia. Gluck, una cittadina americana di origine ebraica che aveva sposato un ungherese, viveva a Budapest al momento dell'invasione nazista dell'Ungheria. Aveva 65 anni quando è stata internata a Ravensbrück, ma è riuscita a sopravvivere. Dopo essere stata liberata, ha scoperto che in quello stesso periodo nel campo erano stati internati anche sua figlia e il suo nipotino, in isolamento.

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"Nelle sue memorie Gemma ha scritto: 'Ho guardato il bambino e ho pensato, Dove potrò seppellirlo? Aveva un anno ed era denutrito,'" mi ha raccontato Saidel. "Ma dopo la guerra, Gemma e la sua famiglia sono riusciti a sopravvivere e si sono trasferiti a Berlino. All'epoca Fiorello era a capo degli aiuti umanitari degli Stati Uniti. Per tutta la durata della guerra non aveva avuto idea di dove fosse la sorella. Alla fine lei era riuscita a chiamarlo. Nonostante fosse sua sorella, lui non aveva voluto trasgredire la regola secondo cui dopo il matrimonio una cittadina americana acquistava la nazionalità del marito." Alla fine, però, Gluck e la sua famiglia sono riusciti a farsi una nuova vita a New York.

"Per ovvi motivi, le donne sono percepite come figure materne e positive—come può quest'immagine convivere con la realtà dell'Olocausto?" si è chiesto Daniel Patrick Brown mentre discutevamo di quanto è accaduto a Ravensbrück. Brown è l'autore di The Camp Women, uno dei primi studi sul ruolo delle donne nel Terzo Reich. "Si torna sempre al fatto che l'addestramento e l'estrazione sociale hanno molto a che vedere sul modo in cui le persone si comportano e reagiscono alle situazioni. I nazisti avevano creato un sistema in cui ognuno era incoraggiato a essere il peggior essere umano immaginabile. L'addestramento era studiato per insegnare a queste donne a essere dure e a fare quello che bisognava fare. In molti casi, aveva successo. Detto questo, penso che sia un errore lasciare che le persone la scampino usando l'argomento del 'sono stato addestrato per questo'."

Il crematorio del campo di Ravensbrück oggi. Foto via Wikimedia Commons

Mentre i nomi di altri campi di concentramento sono ormai diventati sinonimi del regime nazista, fino a poco tempo fa le storie dei sopravvissuti e delle vittime di Ravensbrück, così come quelle dei loro carnefici, erano sconosciute ai più. Ho chiesto alla dottoressa Saidel se il fatto che fosse un campo per donne abbia influito. "È uno dei motivi, ma ci sono anche altre ragioni," mi ha risposto. "Ravensbrück si trovava in quella che sarebbe diventata poi la Germania Est. Gli occidentali non potevano andarci. Nel mio caso, per un colpo di fortuna, sono stata in grado di visitare il paese nel 1980, ma era molto raro che ciò accadesse. All'epoca c'erano 20mila soldati sovietici di stanza lì. Era la guerra fredda e la storia del campo è andata un po' persa per via del periodo. Si può obiettare che in Germania Est c'erano anche altri campi di concentramento che sono più noti, anche questo è vero: il fatto che Ravensbrück fosse un campo femminile ha di certo contribuito a farlo rimanere sconosciuto."

Negli ultimi anni, Ravensbrück e il ruolo delle donne nel Terzo Reich hanno cominciato a ricevere l'attenzione che meritano, con diversi autori e ricercatori che portano avanti il lavoro cominciato da Saidel, Brown e altri. E mentre sorge questo nuovo interesse, le storie e le lezioni delle donne di Ravensbrück diventano più importanti che mai.

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