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Tecnologia

È morto Bob Ebeling, l’uomo che si incolpò del disastro del Challenger

Muore a 89 anni nella sua casa, dopo aver lottato per anni con la depressione e i sensi di colpa per non essere riuscito a convincere la NASA a rimandare il lancio.
via NatGeoTV

È il 11:39 EST del 28 gennaio 1986: 73 secondi dopo il suo decollo, lo Space Shuttle Challenger esplode in diretta TV uccidendo tutti e 7 i membri del suo equipaggio. Una guarnizione detta O-Ring, fondamentale per la tenuta dei 4 diversi segmenti che formano l'impianto dei serbatoi di carburante solido, non poteva funzionare correttamente alle temperature straordinariamente basse che erano presenti durante il lancio.

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Così, dopo il decollo, le guarnizioni hanno ceduto, permettendo una fuoriuscita di carburante, che si è velocemente incendiato condannando l'intero velivolo aerospaziale.

La vera notizia, però, è emersa alcune settimane dopo il lancio. Un ingegnere della Morton Thiokol, un'azienda esterna che al tempo si occupava per conto della NASA della produzione dei propulsori che permettevano ai razzi di decollare, confessa a NPR che il guasto era prevedibile, e che proprio il team di Morton Thiokol aveva tentato di convincere la NASA a fermare il lancio, in attesa di condizioni climatiche più favorevoli—Ovviamente, la NASA ha ignorato questi avvisi.

Bob Ebeling, uno dei due ingegneri che si sono rivolti a NPR, ha passato il resto della sua vita oberato dal peso di questa consapevolezza: sapere e aver fallito nel comunicarlo in modo chiaro. Questa condizione l'ha condannato alla depressione e al rimpianto—Fortunatamente, secondo la famiglia, ha trovato pace questa settimana, morendo pacificamente nella sua casa a Brigham City, nello Utah, dopo una lunga battaglia con il cancro.

Challenger Engineer Who Warned Of Shuttle Disaster Dies NPR22 marzo 2016

Per la famiglia, intervistata da NPR, "È come se avesse avuto il permesso dal mondo per perdonarsi questo fatto, e dopo averlo fatto è riuscito a lasciare dietro di sé quella parte della sua vita."

In un articolo del Washington Post si legge di come, tanta era la certezza dell'ingegnere del fallimento del lancio, Bob avesse minacciato di presentarsi alla NASA imbracciando il suo fucile da caccia, pur di riuscire a convincerli.

Nessuno è uscito vincitore dal disastro del Challenger, nemmeno la NASA che per 2 anni fu costretta a sospendere i lanci con equipaggio. Speriamo che, infine, Bob possa trovare pace.

Segui Federico su Twitter: @nejrottif