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Come una fantasia sessuale mi ha rovinato la vita

Un vecchio adagio sostiene che bisogna stare molto attenti a quello che si desidera, perché si potrebbe ottenerlo veramente. L'ho scoperto a mie spese, per colpa della fantasia di vedere la mia ragazza fare sesso con un altro.

Un vecchio adagio sostiene che bisogna stare molto attenti a quello che si desidera, perché si potrebbe ottenerlo veramente. Il fatto che io abbia sentito questa citazione la prima volta guardando Il Corvo, ho scoperto, non la rende meno vera. Perché è terribilmente vera, almeno nel mio caso.

In sostanza sono riuscito a buttare nel cesso una relazione che durava da più di tre anni a causa di una fantasia sessuale, mentre in senso lato ho potuto testare di persona come l'intimità sia un terreno piuttosto ambiguo. Ma andiamo con ordine.

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Ho conosciuto Letizia durante una festa al primo anno di università, e per risparmiarvi l'iter descrittivo vi basti sapere che non c'è stato niente di particolarmente strano nella nostra relazione: prima uscita, ansia per fallimento di un eventuale coito, euforia per il primo coito, altre uscite, altri coiti, sentimenti che si palesano, conoscenza amici, conoscenza parentela, vacanze, isterismi, momenti di serenità ecc ecc. Eravamo una coppia come qualsiasi altra, e come mi era già capitato di provare.

L'unica cosa che distingueva la storia con Letizia dalle altre che avevo avuto era il sesso: mi sembrava che sapesse sempre quello che volevo, e di sapere sempre quello che voleva lei. Non diceva mai di no se volevo provare qualcosa, e non aveva problemi a comunicare se voleva provare qualcosa di nuovo lei. Dopo tre anni, quindi, cominciavo a pensare che la nostra intesa fosse come avvolta nel kevlar, e che con lei avrei potuto provare anche quel genere di cose che di solito si tengono per sé. Fantasie che sfoghiamo unicamente quando ci masturbiamo, e che non comunichiamo nemmeno alla persona che tollera come consuetudine l'alito che abbiamo in bocca la mattina e il lati più ridicoli e penosi della nostra personalità. Era la prima volta che mi fidavo di qualcuno in quel modo.

Tra le cose che mi ero sempre tenuto per me, in particolare, c'era la condivisione del partner. Su qualsiasi sito porno si trovano migliaia di filmati del genere, sia di tipo amatoriale che simulato. A me l'umiliazione dei "cuckold" non ha mai interessato: mi eccita l'idea di poter vedere la mia compagna in un momento di totale libertà, vedere com'è quando fa sesso con un altro uomo. Anche solo il pensiero di lei che pensava a un altro mi provocava quel misto di fastidiosa gelosia e attrazione morbosa che non riuscivo a spiegare. Fino ad allora ogni mia fantasia era però rimasta tale, nella convinzione che interessi di questo tipo coinvolgessero solo coppie di mezza età in pessima forma fisica.

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Da tempo però avevo cominciato a visitare i siti in cui le coppie si scambiavano il partner, e mi ero imbattuto nell'annuncio di una giovane coppia che aveva fatto esattamente quello che volevo io. Avevano anche una specie di blog con foto e racconti delle loro esperienze: sembrava che vivessero la cosa serenamente, così ho cominciato a pensare che potesse essere il caso mio e di Letizia.

A poco a poco ho cominciato a introdurre l'argomento: inizialmente chiedendole di raccontarmi le sue esperienze passate mentre lo facevamo—di dirmi com'era stato fare sesso con gli altri, di raccontarmi nei minimi dettagli come era finita a letto con loro, cosa le piaceva. Letizia sembrava confusa ma allo stesso tempo eccitata, e nonostante non ne avessimo mai parlato mi assecondò: era una cosa che rimaneva nel sesso, che spariva una volta finito.

Decisi di andare oltre, cominciando a chiederle di immaginarsi come sarebbe stato andare a letto con ragazzi che conoscevamo e che sapevo trovava attraenti. La prima volta che successe lo stavamo facendo in macchina, dietro casa sua, e lei era girata di spalle. Ricordo che si irrigidì lentamente, e si voltò chiedendomi perché. Io ero un po' spiazzato, ma la convinsi che era solo un gioco nostro, che non significava niente. Sul blog della coppia avevo letto che lui inizialmente le raccontava come si sarebbero potute svolgere le cose, quindi mentre lo facevamo le ho chiesto di immaginare di essere rimasta sola con il ragazzo che le piaceva, e le ho descritto io la scena. Lei non ha detto niente, ma aumentava il ritmo e mi faceva capire che le piaceva.

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Quando siamo venuti siamo rimasti in silenzio per qualche minuto, ma da allora ho cominciato a chiederle di farlo di nuovo quasi ogni volta: c'erano i momenti in cui sembrava entusiasta e lo proponeva addirittura lei, e quelli in cui mi diceva che ero diventato troppo pressante. Una volta tentò di propormi di lasciar fare tutto a lei, e di raccontarmi lei la volta che le era piaciuto di più farlo con me: fu allora che mi accorsi che stava cercando di riportare questa fantasia su un binario più sicuro, e che qualcosa di me la impauriva.

La verità, però, è che anche io mi stavo rendendo conto di qualcosa: tanto ero eccitato quando facevamo questo gioco, tanto ero sospettoso e geloso nella vita reale. Non sono mai stato un tipo del genere, e lo so che può sembrare una contraddizione, ma adesso che avevo visto come l'idea poteva piacere anche a lei, ogni volta che la vedevo parlare con un mio amico o un ragazzo a una festa mi immaginavo che volesse andarci a letto. E la sensazione nella vita reale non era delle migliori. Per un po' smisi di proporle cose del genere, e tutto sembrò tornare nella norma.

Poco tempo dopo andammo in vacanza insieme a un'altra coppia, e durante il viaggio conoscemmo altri ragazzi. Fra questi ce n'era uno particolarmente bello, Andrea, e fin dal primo incontro avevo notato come Letizia fosse attratta da lui. In tutti quegli anni non aveva mai avuto comportamenti scorretti da questo punto di vista: ogni volta che diventava palese come un ragazzo ci provasse con lei, me lo comunicava e faceva in modo di stroncare la cosa sul nascere, in totale trasparenza. Questa volta, però, c'era qualcosa di diverso; cominciò a parlarne lei stessa, e durante una conversazione più sincera mi disse che se avesse voluto andare fino in fondo con il nostro gioco le sarebbe piaciuto farlo con lui. Io ero allo stesso tempo impaurito e infastidito da questa cosa, e attratto dall'idea—alla fine era l'esperienza che avevo sempre voluto provare e che avevo immaginato non solo con lei, ma con quasi tutte le ragazze con cui ero stato.

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Così cominciammo a parlarne seriamente, per la prima volta. Forse, visto che eravamo in vacanza dove praticamente nessuna delle persone che conoscevamo poteva vederci, sarebbe stata l'occasione buona. Una sola volta, per provare, e poi se fosse andata male non l'avremmo più fatto. Decidemmo che all'inizio sarebbe stato soltanto un gioco "psicologico": lei si sarebbe mostrata disponibile con lui, e avremmo cercato di vedere come proseguiva la cosa.

Ma fu in quel momento che capii come nella vita reale, con la mia ragazza reale, non ero assolutamente pronto a farlo. Anzi, la sicurezza di Letizia mi spaventava: sembrava in totale sintonia con l'idea di provarci con un altro davanti a me, ed ero stato io a darle il permesso. Così le dissi che non avevo alcuna intenzione di andare fino in fondo, che era stato soltanto uno sbaglio, che stavamo rovinando tutto, e che non le avrei mai più chiesto di fare una cosa del genere. Lei sembrò allo stesso tempo sollevata e delusa. Ma non successe più niente con Andrea, e dopo qualche giorno tornammo a casa.

Il periodo che seguì fu orribile: ormai avevamo superato da un pezzo la soglia in cui era possibile tornare indietro. Io ero diventato incredibilmente geloso di qualsiasi cosa—le controllavo il cellulare, le entravo nel profilo di Facebook, le stavo addosso per essere sicuro che tutto fosse come sempre—mentre lei era sempre più distante. Sembrava che ormai non gliene fregasse più niente.

Dopo qualche mese, semplicemente, Letizia mi ha lasciato dicendomi che non provava più niente per me. Non abbiamo più parlato di come erano andate le cose, ma la verità la sapevamo entrambi: qualche tempo dopo esserci lasciati sono entrato di nuovo nel suo profilo Facebook, e ho scoperto che subito dopo esserci lasciati aveva scritto ad Andrea. Il giorno dopo.

Ovviamente si potrebbe pensare che a moltissime coppie capita di lasciarsi in questo modo: uno dei due conosce un'altra persona, e tutto va a puttane. Ma io sono quasi praticamente certo che se non mi fossi esposto, se non avessi cercato di portare la nostra storia sul quel piano, non sarebbe successo niente. La verità è che non si può condividere tutto, e che una relazione è anche basata su dinamiche di apparenza: non tutti i desideri possono essere espressi. E in un certo senso è giusto così.

*Tutti i nomi sono stati cambiati.

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