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the walking dead

La morte come scusa per muoversi piano

Negli anni gli zombi del cinema hanno fatto in modo di diversificarsi. E siano essi lenti o veloci, ammesso che questo dibattito abbia senso, a noi piacciono in tutti i modi.

“La morte non dovrebbe essere una bevanda energetica” è l'argomento che Simon Pegg utilizzò per rispondere a un intervistatore che gli domandava perché avesse scelto che gli zombi si muovessero come dei mentecatti da usare nel film di cui era sceneggiatore e attore, L'alba dei morti dementi (meglio conosciuto, sia lodato il cielo, come Shaun of the Dead).

La morte è un impaccio per il non-morto, non un pretesto per avere dei superpoteri. La frase è diventata celeberrima, è stata citata da chiunque (anche da Robin Williams in World's Greatest Dad, l'unico film memorabile di Bobcat Goldthwait), è diventato l'aforisma preferito per il Nostalgico degli Zombi della Prima Ora. “Ah, come si stava bene quando gli zombi non correvano così tanto,” “Ora non sanno più scriverli, i film di zombi. Dove sono ormai la tensione e la suspense create dall'arrivo di questa creatura a noi estranea?” Ai miei tempi qui erano tutti campi, e sopra ci camminavano solo gli zombi lenti.

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In verità la querelle zombi lenti/zombi veloci è perlopiù frutto di disinformazione. L'osservazione di Simon Pegg è assolutamente legittima e anatomicamente interessante (fa ridere perché è vera), ma la maggior parte di chi la usa come sfoggio di una cultura filologica in fatto di morti viventi (l'assioma “Si stava meglio quando si stava peggio”) vuole solo evitare l'argomento e passare ad altro.

Perché gli zombi, a partire dalla loro nascita nell'immaginario popolare, hanno fatto in modo di diversificarsi e di trovare tutte le ramificazioni possibili. Perché? Perché potevano e dovevano permetterselo. Perché sono stati creati da più di un autore, e ognuno ne ha rivendicato delle qualità e delle abilità proprie. Perché non esistono.

FERMI TUTTI, GLI ZOMBI NON ESISTONO?!?! Be', su questo possiamo discutere a lungo, però, insomma, per farla breve e per come li conosciamo tutti, no. Scusate.

Gli zombi di Romero sono lenti, divorano la carne, ma l'infezione si propaga attraverso la morte, non attraverso i morsi. Gli zombi del remake de L'alba dei morti viventi sono veloci. Romero odia gli zombi che mangiano i cervelli. Gli zombi di Dan O'Bannon mangiavano cervella come fossero bignè, e Dan O'Bannon adattava Il ritorno dei morti viventi da un romanzo di John Russo, che aveva scritto La notte dei morti viventi insieme a Romero. Gli zombie di Max Brooks sono lenti. Gli zombie del film tratto da un romanzo di Max Brooks sono veloci e audiosensibili. Frank Darabont, il produttore esecutivo di The Walking Dead, dice che “dipende dall'umore.” Greg Nicotero, un altro produttore esecutivo di The Walking Dead, coreografa le sue comparse per insegnar loro a muoversi come si deve. Gli zombi di Resident Evil hanno vari stadi di velocità ed evoluzione, ma indicativamente consiglierei di correre. Chiunque muoia dopo la Prima Notte in Rot and Ruin è destinato a diventare uno zombi. Gli zombi di REC sono tipo influenzati da una bambina demoniaca. So che è difficile da seguire, ma abbiate fede. Se volete passare oltre, il concetto è riassumibile con “dipende.”

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DLIN DLON: Chi, ispirato da questo approccio stanislavskijano alla recitazione volesse recuperare le precedenti stagioni di The Walking Dead (preferibilmente la prima e la terza) può farlo legalmente e comodamente grazie a Sky on Demand. Altrimenti potete passare direttamente alla quarta serie, in onda al momento, nella fattispecie stasera su FOX (canale 111).

Ci sono differenze. E vale la pena fare una premessa: gli zombi sono raramente definiti “zombi” (la parola non è mai stata usata granché), e nel non esserlo possono far leva sulla non classificazione. È vero, in tutto questo c'è una tendenza a riposarsi, oggigiorno, sugli allori degli zombi veloci, che fanno tutto il lavoro per noi. Imputatelo alla tecnologia, al miglioramento negli effetti speciali, all'influenza degli skill videoludici, fatto sta che questi poveri cristi di tanto in tanto non sono nemmeno morti. Sono infetti.

Questo è importante, perché l'infezione è il maggiore discrimine rispetto all'aforisma di Simon Pegg. Spesso le persone identificano 28 giorni dopo come il film che ha introdotto in grande scala il concetto di zombi veloci (si citi il precedente Incubo sulla città contaminata di Umberto Lenzi). In realtà, 28 giorni dopo ha introdotto nelle menti che assistevano al reboot zombi la possibilità del virus. Nel film si parla di infetti, assaliti da una sorta di rabbia. La carta dell'infezione viene giocata, ormai, in molti casi, forse per dovere di varietà, forse per evitare il timore reverenziale verso il cosiddetto genere zombie. The Last of Us, il gioco della Naughty Dog, nonché ormai il gioco più bello dell'anno, ha evitato cautamente la parola zombi: il cordyceps infetta il suo ospite, lo ingabbia in una sorta di esoscheletro a forma di fungo e lo trasforma, in una serie di stadi, da runner (lo dice il nome) a stalker (stessa cosa ma ti insegue da dietro) a clicker (un organismo completamente cieco che usa una sorta di sonar per localizzare la vittima). In Pontypool, l'infezione era causata dal linguaggio. Il film è del 2009, ma il romanzo su cui è basato risale addirittura al 1995. Tony Burgess, l'autore, che è un uomo intelligente,  ha detto: “Nei film zombi, [la parola con la Z] è una parola del pubblico. I personaggi nei film zombi non dicono, in genere, 'Penso che quello sia uno zombi', è il pubblico a farlo. Perciò, anche nel caso che non stessimo evitando il nostro genere di riferimento (Ooops!) non penso avremmo usato la parola con la Z.”

L'attenzione filologica, comunque, non spaventa i promotori dell'intrattenimento puro. Da anni si organizzano delle zombie run, le maratone in cui si viene letteralmente inseguiti dagli zombi (che però, non preoccupatevi, non sono veri) e il 31 ottobre a Roma, all'interno del Festival Horror Indipendente, si è svolta una maratona promossa da Nike: normali corridori in allenamento. Fox Italia, per non perdere l'occasione di avere qualcosa da raccontare ai nipotini, ha sguinzagliato cinquanta zombi all'inseguimento dei corridori. Diciamo che per metà erano morti viventi, per metà infetti.