Travelin' Mick fotografa le ultime tradizioni autentiche del tatuaggio
Travelin' Mick in India. Tutte le foto per gentile concessione dell'intervistato.

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Travelin' Mick fotografa le ultime tradizioni autentiche del tatuaggio

Da più di vent'ann,i Travelin' Mick​ si caccia nelle zone più remote del pianeta per scovarle e fotografarle.

Travelin' Mick è un fotografo e giornalista tedesco che gira il mondo alla ricerca di antiche tradizioni del tatuaggio ancora in vita. Sarà presente all'International Tattoo Show di Riccione, una convention che raduna più di 200 tatuatori, oltre a espositori e performer. In attesa dell'ITS, che si apre domani 9 giugno, lo abbiamo intervistato.

Sto finendo di scrivere questo articolo a un concerto sulla spiaggia e intorno a me ho praticamente solo gente tatuata. Certo, quello della musica è un ambiente che in un modo o nell'altro è legato al tatuaggio, e il fatto di trovarsi su una spiaggia fa sì che ci sia molta più gente senza maglietta, ma penso di non sbagliare se dico che oggi i tatuaggi sono dappertutto. E penso di non sbagliare nemmeno se dico che la maggior parte di quelli che vediamo—senza voler attribuire all'affermazione un giudizio di valore—è slegata dalle simbologie e le tradizioni di un tempo.

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Questo non significa che simbologie e tradizioni si siano perse del tutto. Da più di vent'anni Travelin' Mick si caccia nelle zone più remote del pianeta per scovarle. Stando alla biografia sul suo sito, è un suo modo per preservare tali culture. Qualche giorno fa l'ho chiamato per chiedergli com'è nato questo suo interesse, come lavora una volta sul campo e cosa si prova a scattare foto alle gang.

travelin mick taiwan

Travelin' Mick a Taiwan.

VICE: Come hai iniziato a occuparti di tatuaggi?
Travelin' Mick: Negli anni Novanta ho vissuto un anno in Sudafrica e ho iniziato a scattare delle foto ai tatuaggi di alcuni gangster per un progetto universitario. Quegli scatti si sono poi trasformati in un articolo perché me lo chiese un mio amico. L'articolo ha avuto un grande successo ed è stato pubblicato in molte riviste, così ho deciso che era quello che volevo fare—anche perché sono sempre stato interessato a tatuaggi, piercing e body modification in generale. Ho iniziato a girare in posti come il Borneo, la Thailandia etc, e ho capito che c'erano tante culture di tatuaggi che non erano state documentate—non ci ho pensato due volte ad iniziare a girare ancora di più, scattare foto e documentare.

E qual è il tuo obiettivo?
All'epoca fu una scelta prettamente lavorativa, avendo iniziato a lavorare anche per la stampa e la televisione come consultatore per dei documentari. Nel frattempo però mi sono reso conto che un sacco di persone che stavo fotografando erano molto vecchie e che presto non ci sarebbero state più, così ho iniziato a sentire la necessità di fotografarle prima che scomparissero per sempre.

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Come scegli il posto in cui andare? E come lavori una volta che sei sul posto?
All'inizio, quando ero all'università, andavo in biblioteca e leggevo libri storici sul periodo coloniale del 19esimo secolo e ogni volta che leggevo la parola "tatuaggio" o vedevo delle foto, iniziavo a fare ricerche sull'area in questione e poi finivo con l'andarci e chiedere in giro se ci fosse qualche anziano con dei tatuaggi. Fortunatamente, tante volte ha funzionato semplicemente così. Ora come ora sono già stato in gran parte di questi posti e ogni tanto ci torno e scopro che ci sono giovani che stanno seguendo le tradizioni legate al tatuaggio. Comunque sia, tempo fa avevo più tempo per stare nei posti e non avevo restrizioni temporali, ma quando il tutto è diventato un lavoro ho iniziato a dovermi sbrigare un po' di più e ormai, a volte, riesco a stare solo poco tempo in un determinato luogo.

Prima mi parlavi del Borneo e della Thailandia. Di che tradizioni si tratta?
In Borneo ci sono molte tribù e le tradizioni solitamente si dividono per sesso. Si tratta di segni lasciati a guerrieri o riti di passaggio, come quando sei un adolescente e vai via di casa la prima volta. Per le donne, invece, sono spesso indicazione di ottime capacità pratiche, come le sarte: è un modo per riconoscere il lavoro che fanno per la tribù. In altri casi indicano l'appartenenza a una certa classe sociale.

Capito. E hai mai avuto problemi? O più in generale, quali sono i problemi che incontri quando fai i tuoi viaggi?
[Ride] Il primo problema è capire esattamente dove andare, il secondo è come arrivarci, e poi ci sono tutte le difficoltà che puoi immaginare nel trovare le persone tatuate. Spesso a questo si aggiunge il dover stare lontani da guai con la polizia locale perché spesso, soprattutto in Cina e in India, non si possono fare ricerche giornalistiche senza il visto apposito. Per i problemi prettamente fisici, mi è capitato di ammalarmi per il cibo e l'acqua ma a essere sincero non ho mai avuto problemi con le persone, le gang o le tribù.

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Le persone che fotografi ti hanno mai chiesto nulla dei tuoi tatuaggi?
[Ride] Per loro i tatuaggi hanno un certo significato e spesso cercano di capire i miei, sì. Alcuni si chiedono se significano che ho ucciso qualcuno. Ovviamente, non l'ho fatto.

In base ai tuoi lavori e le tue ricerche, partendo dal presupposto che il tatuaggio ha una poligenesi geografica, perché pensi che l'uomo si tatui?
Da un punto sociologico e antropologico, è una domanda fondamentale. Sono abbastanza sicuro che abbia a che fare con il senso d'identità. Nella storia dell'uomo, abbiamo sempre vissuto in gruppi, clan e famiglie e per distinguerti da altre persone che magari non fanno parte del tuo gruppo vuoi lasciare un segno sul tuo corpo. Soprattutto prima dei vestiti era molto più facile lasciare un segno sulla pelle, e se quel segno è permanente non ti può essere tolto e non può nemmeno essere cambiato. Più tardi è diventato più un segno di identità individuale—ma questo è un fenomeno molto più contemporaneo.

Ho visto che hai fatto anche dei lavori sulle gang. I loro tatuaggi, come si differenziano da quelli delle tribù di cui parlavamo prima?
In verità la differenza non è molto grande. Le gang sono dei piccoli gruppi e quindi è una cosa che rimanda alla dimensione tribale. Si riconosce l'appartenenza e in molte gang è possibile capire il grado dai tatuaggi. Come nel caso delle gang nelle carceri del Sudafrica che si distinguono con dei numeri come 26, 27, 28 e così via. Spesso hanno dei tatuaggi in faccia in modo da dichiarare subito l'appartenenza, mentre il grado è visibile dal numero di stelle sul braccio.

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Che mi dici invece dei tatuaggi facciali in Cina?
In verità ci sono solo due o tre gruppi in Cina che hanno la tradizione dei tatuaggi facciali, e non se ne sa molto perché è una tradizione che risale a tanto tempo fa. È anche un po' strano perché [sia i Li e i Drung, i due gruppi etnici fotografati da Mick] distano migliaia di chilometri l'uno dall'altro e quindi non si sa bene come sia nata e perché però, al contempo, abbiano esattamente gli stessi tatuaggi.

E ci sono giovani cinesi che stanno portando avanti questa tradizione?
Non proprio, ma in Cina il fenomeno del tatuaggio sta esplodendo a livelli massicci. Quando ho visitato la Cina la prima volta era difficile trovare qualcuno tatuato. Ormai ci sono migliaia di negozi e sempre più gente che si tatua—ma non ha nulla a che fare con la tradizione in questione, è più un approccio occidentale.

E in Europa, ci sono ancora dei tatuaggi tradizionali con una forte impronta culturale?
No, non che io sappia. Ci sono dei paesi nei Balcani, come in Bosnia, in cui alcune donne anziane hanno tatuaggi religiosi di quando la Bosnia era parte dell'Impero Ottomano, ma hanno smesso—penso che quello sia stato l'ultimo esempio di questo tipo. E tu? Ho visto che hai molti tatuaggi, ti fai tatuare quando vai in giro?
Ahah, non più. Non ho così tanto spazio sul mio corpo.

Segui Travelin' Mick su Instagram. Per avere informazioni sull'International Tattoo Show di Riccione, vai sul sito.